Il produttore giapponese di airbag rivelatisi difettosi e letali monta la difesa per evitare passi falsi e peggiorare i danni economici e d'immagine
Se c'è un affaire comparabile, in termini di numeri e copertura geografica, al Dieselgate, questo è sicuramente il maxi richiamo degli airbag Takata. Numeri imponenti – decine di milioni di airbag a rischio – per una subdola minaccia alla sicurezza degli automobilisti. I costi e le multe sono onerosissimi per Takata, che arruola esperti in ristrutturazioni aziendali.
AFFIDARSI AGLI SPECIALISTI – La notizia è freschissima: Takata Corporation ha arruolato avvocati esperti in ristrutturazione, chiamti per assistere l'Azienda nella gestione del vortice di richiami che rischia di affondarla. Il grande componentista giapponese, che fornisce airbag a molti costruttori, sta infatti lavorando con gli avvocati dello studio legale Weil, Gotshal & Manges LLP per avere consulenze sulla gestione del richiamo globale che la coinvolge. La law firm prescelta, che si qualifica anche come strategic business partner, è anch'essa un gruppo globale che, fondato nel 1931, conta oggi 1.100 avvocati che lavorano in 20 uffici (9 negli USA e 11 nel mondo) e offre servizi in vari campi: assetti e pratiche finanziarie aziendali, consulenze fiscali e, per l'appunto, ristrutturazioni aziendali. Lo studio Weil ha una certa esperienza nel settore automotive, avendo per esempio aiutato GM nei difficili tempi della bankruptcy e riuscendo ad attivare finanziamenti e linee di credito miliardarie per Ford e Daimler.
SPESE ALLE STELLE, IMMAGINE A FONDO – Takata sembra aver scelto quindi bene il suo partner, con il quale avrebbe iniziato a lavorare già dall'autunno scorso, se non prima. Le strategie che gli avvocati di Weil stanno suggerendo a Takata e la portata dell'incarico a loro conferito sono ancora poco chiari ma una fonte ha riferito come Weil abbia recentemente aumentato il tempo dedicato a Takata. I legali esperti in ristrutturazioni generalmente entrano in azione aiutando le aziende in difficoltà a raccogliere fondi, rinegoziare i loro debiti o guidarle attraverso le procedure fallimentari. Secondo voci di addetti ai lavori ad oggi non sono state depositate procedure di fallimento riguardo Takata (leggi perché Volkswagen dice che il richiamo degli airbag è esagerato) ma l'Azienda sta cercando di vendere la sua divisione che si occupa di arredi interni per raccogliere fondi, avvalendosi della consulenza delle banche SMBC Nikko Securities e Moelis & Co. L'azienda giapponese aveva in cassa, alla fine dell'anno scorso, 535 milioni di dollari e attualmente vale in Borsa, dopo un'ulteriore discesa delle quotazioni dei suoi titoli causata dalle ultime notizie sui richiami (leggi del richiamo Toyota salito a più di 15 milioni di auto), soltanto 415 milioni.
LE DOMANDE DEL SENATORE – Il principale imputato in questa intricata vicenda è il nitrato d'ammonio, massicciamente usato da Takata come generatore di gas (Takata lo sta abbandonando ma il richiamo lievita ancora), che si è dimostrato incline ad assorbire umidità e aumentare la propria forza esplosiva: questo fatto, complici un processo produttivo non precisissimo e condizioni ambientali calde e umide, ha portato ad esplosioni che hanno lacerato il suo contenitore: le schegge così generate hanno già ucciso 10 persone e ferito più di 100. Al proposito dobbiamo segnalare come il senatore Bill Nelson, membro della commissione che sta investigando sulla questione degli airbag, abbia scritto alla NHTSA chiedendo che venga imposto il ritiro di tutti gli airbag Takata, accusando inoltre l'Agenzia di aver fornito informazioni lacunose ai senatori. NHTSA ha risposto, scontentando molto il senatore Nelson, spiegando che ulteriori richiami potrebbero essere controproducenti per la chiarezza della campagna e che, a differenza di quanto dichiarato da Nelson, non ha notizia di problemi riguardo una versione migliorata degli airbag Takata. L'azienda ha infatti prodotto airbag nei quali è presente un essiccante che ha proprio lo scopo d'impedire che l'umidità si accumuli nel propellente e, sebbene 400 veicoli GM che li montavano siano stati ritirati, il richiamo non era legato al nitrato di ammonio ma ad altre questioni emerse durante dei test negli stabilimenti Takata.