L'italiana Cesare Albertini aveva rallentato la produzione di scatole di sterzo alla Bosch. Risultato: BMW chiede i danni e Bosch compra il fornitore
Le fabbriche delle automobili sono “meccanismi” di straordinaria complessità, che producono veicoli fatti da migliaia di parti. A complicare le cose interviene il fatto che moltissimi pezzi provengono dall'esterno e sono procurati da fornitori che a loro volta spesso li comprano da sub-fornitori. Con queste premesse si capisce come sia tutt'altro che impossibile che qualcosa vada storto in questo meccanismo così delicato, ad esempio quando un fornitore non consegna tutti i pezzi in tempo (leggi delle Passat bloccate perché mancano i sedili). A volte il rimedio è drastico: Bosch, per esempio, si sta per comprare il fornitore italiano che ha bloccato le linee di BMW per la mancanza di componenti.
E IO TI COMPRO La vicenda dalla quale prende il via questo progetto di acquisizione è recentissima e coinvolge Bosch che, in qualità di fornitore di BMW, acquista a sua volta componenti per i sistemi di sterzo dal fornitore italiano Cesare Albertini, con quartier generale a Villasanta (Monza e Brianza), non lontano da Milano.
I pezzi sono piuttosto importanti dato che si tratta di involucri e componenti per sistemi sterzanti, fuse proprio dalla Cesare Albertini, un'Azienda dalle lunghe tradizioni: è stata infatti fondata nel 1932 dal padre dell'ex Sindaco di Milano Gabriele Albertini. Difficoltà interne alla fabbrica hanno causato una grave penuria di pezzi, che da Bosch si è riverberata a BMW, che è stata costretta a fermare diverse sue linee di montaggio nel mondo. La soluzione scelta dal più grande componentista del mondo, secondo Reuters, è stata l'avvio delle procedure per acquistare l'Azienda italiana.
REAZIONE A CATENA In pratica Bosch, fornitore di BMW, è a sua volta cliente di un altro fornitore, la Cesare Albertini: una mancanza di quest'ultima si è ripercossa quindi prima su Bosch e poi su BMW (leggi che Audi ha bloccato 5600 auto per mancanza di pezzi). Una nota di Bosch mette in rilievo il fatto che tra i clienti della Albertini figurano diversi grossi nomi dell'automotive e questa acquisizione permette di “assicurare” un certo volume di forniture nel settore dei componenti dei sistemi di sterzo.
Un componente del consiglio di amministrazione di Bosch, Dirk Hoheisel, spiega che “Siamo fiduciosi che la produzione locale riprenderà rapidamente. Il nostro scopo continua ad essere quello di rifornire i nostri clienti soddisfacendo integralmente i loro ordini e con un elevato standard di qualità”. In realtà le trattative per l'acquisizione, che passeranno anche il vaglio dell'Antitrust, erano già in corso (il loro effetto sarebbe quello di accorciare la catena di fornitura di Bosch) ma questo inconveniente le ha sicuramente accelerate, dato che ora Bosch dovrà affrontare le già dichiarate richieste di risarcimento da parte di BMW. La divisione dei sistemi di sterzo di questo player globale è imponente come la capogruppo, impiegando circa 15 mila persone in 12 Paesi.
UNA VICENDA COMPLICATA Il blackout di Bosch-Albertini ha causato lo stop per intere giornate delle linee di produzione delle BMW Serie 1, 2, 4 Coupé e anche della gettonatissima Serie 3, secondo quanto riportato da Bloomberg. Markus Duesmann, responsabile degli acquisti e della rete dei fornitori BMW, ha dichiarato che l'Azienda cercherà di recuperare la produzione persa – si parla di varie centinaia di migliaia di esemplari – nelle prossime settimane, visto che ora Bosch ha ricominciato a fornire componenti a ritmi regolari (leggi della battaglia fra Audi, BMW e Mercedes per la supremazia nei segmenti premium). La storia della Albertini è abbastanza travagliata, dato che il suo assetto attuale deriva dall'acquisizione della ben più grande Form, avvenuta nel 2013 a causa delle difficoltà di quest'ultima. Purtroppo dopo pochi anni la crisi si è ripresentata anche per la nuova Cesare Albertini, che è andata più volte al Ministero dello Sviluppo Economico per ottenere ammortizzatori sociali per i dipendenti in esubero: come riportato dal Sole 24ore, i bilanci presentati al Mise scendono dai 100 milioni del 2014 ai 65 del 2016.
I sindacati vedono con favore quest'acquisizione perché gli orizzonti contemplavano 220 licenziamenti immediato e la possibile scomparsa di un'Azienda considerata comunque un'eccellenza internazionale. Sarà la volta buona per un fornitore di fusioni in lega leggera con una forza lavoro di ben 440 dipendenti? In ogni caso l'interesse di Bosch, che non ha altre fonderie, dimostra la buona fama della produzione italiana.