ANFIA: “increduli e preoccupati del piano UE per l’Automotive”

ANFIA: “increduli e preoccupati del piano UE per l’Automotive”

ANFIA perplessa sul Piano UE per l’automotive: mancano misure essenziali per la transizione e la flessibilità del Rapporto Draghi

3 Marzo 2025 - 10:10

L’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA) ha espresso incredulità e profonda preoccupazione in merito alle prime indicazioni emerse dal Piano d’Azione dell’Unione Europea per l’automotive. Secondo l’Associazione, la “bozza” circolata non prevede misure fondamentali per la sopravvivenza e la competitività dell’industria automobilistica europea e italiana, lasciando il settore esposto a gravi rischi economici e strategici. Vediamo perché dalle parole di Roberto Vavassori Presidente di ANFIA e Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA e Vice Presidente di CLEPA, l’associazione dei fornitori OE.

VAVASSORI: NEL PIANO UE MANCANO MISURE ESSENZIALI ALL’AUTOMOTIVE

Roberto Vavassori, ha dichiarato con rammarico: “Riscontriamo l’assenza, nel documento preliminare circolato della Commissione, delle misure ritenute essenziali per il nostro settore e degli interventi urgenti e necessari di cui da mesi discutiamo con la Commissione europea.”

Tra i punti critici segnalati, Vavassori sottolinea la necessità di un ridisegno complessivo del percorso della transizione alla decarbonizzazione della mobilità, che includa il principio di neutralità tecnologica come indicato dal Rapporto Draghi. Inoltre, ANFIA chiede il riconoscimento dei carburanti non di origine fossile a basso o nullo contenuto carbonico, secondo il principio LCA (Life Cycle Assessment – Analisi del ciclo di vita), e l’integrazione dell’idrogeno come vettore energetico per veicoli elettrificati.

SANZIONI E TARGET CO2 ANCORA CENTRALI NEL PIANO PER L’EUROPA

Uno degli aspetti più critici del piano, secondo l’ANFIA, è l’irremovibilità della Commissione sulle sanzioni ai costruttori automobilistici in caso di mancato raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni di CO2. Questa rigidità appare in netto contrasto con le indicazioni del Rapporto Draghi, che suggerisce una maggiore flessibilità per salvaguardare la competitività industriale europea in un contesto globale in rapido mutamento.

A questo si aggiunge la necessità di un piano di ricerca europeo focalizzato sull’energia per la mobilità, che comprenda lo sviluppo di nuove tecnologie per le batterie, riducendo così la dipendenza dell’Europa da fornitori extra-UE. Un altro nodo cruciale è il divario del costo dell’energia tra l’Europa e i suoi principali concorrenti internazionali, un fattore che penalizza l’industria continentale rispetto ai mercati asiatici e nordamericani.

MARCO STELLA: CAMBIARE UNA ROTTA CHE NON FUNZIONA

Marco Stella ha ulteriormente rafforzato la posizione dell’Associazione affermando: E’ incomprensibile, per la nostra filiera, che la Commissione europea non stia andando nella direzione necessaria all’industria, così come indicato dal Rapporto di Mario Draghi nei suoi ripetuti interventi su questo tema. Meglio continuare il confronto costruttivo e accogliere finalmente il contenuto minimo per mantenere il settore vitale in Europa. Non dobbiamo avere paura di cambiare la rotta tracciata dalla scorsa legislatura europea non solo perché non si è rivelata vincente, ma anche perché, nel frattempo, lo scenario mondiale è cambiato.”

Per l’ANFIA, è dunque imprescindibile adottare un piano strategico forte, che ridisegni il percorso della transizione fino al 2035 e oltre, partendo dall’annullamento delle multe previste per i costruttori europei. Senza un intervento deciso, il rischio è di compromettere la competitività dell’industria automobilistica continentale, favorendo indirettamente produttori extra-UE (in questo articolo invece abbiamo parlato dell’incontro tra BYD e i fornitori della filiera italiana). In tal senso, quindi, l’Associazione chiede misure concrete che garantiscano una transizione sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico, senza pregiudicare la stabilità e la sopravvivenza del comparto e il suo ruolo strategico nell’economia europea. La Commissione europea ascolterà?

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