Crisi auto: BYD controcorrente, 200 mila nuovi assunti in 3 mesi

Crisi auto: BYD controcorrente, 200 mila nuovi assunti in 3 mesi

La crisi dell'auto colpisce i principali produttori, ma c'è un nome che va controcorrente: è la cinese BYD, che va così bene da permettersi 200 mila nuove assunzioni in 3 mesi

11 Novembre 2024 - 16:15

Volkswagen potrebbe chiudere delle fabbriche in Germania e sarebbe la prima volta nella storia; Bmw ha appena presentato una trimestrale da incubo; l’utile operativo di Toyota ha subito il primo calo dopo due anni mentre quello di Stellantis si è dimezzato; Audi chiuderà lo storico impianto di Bruxelles e prevede numerosi licenziamenti. Sono solo alcuni esempi della crisi dell’auto che sta colpendo i maggiori produttori a livello mondiale. Tuttavia c’è chi va controcorrente presentando numeri da record, al punto da potersi permettere 200 mila nuove assunzioni negli ultimi tre mesi: è la cinese BYD, acronimo di Build Your Dreams (Costruisci i tuoi sogni), che si sta affermando come il nome nuovo del panorama automobilistico mondiale.

BYD VENDE PIÙ AUTO DI FORD

La travolgente crescita della casa di Shenzhen è testimoniata dal fatta che quest’anno le vendite potrebbero toccare i 4 milioni di veicoli a livello globale, ottenendo un sorpasso storico su Ford nonostante BYD produca esclusivamente auto elettriche e plug-in hybrid. Il marchio americano ha riportato vendite per 3,3 milioni nei primi 9 mesi del 2024, mentre BYD ha messo a segno vendite per 3,250 milioni, +36,5% in un anno e oltre il 50% dal 2022. Se ci sarà il sorpasso molto dipenderà dalla performance dell’ultimo quarto: contando il solo mese di ottobre, BYD ha raggiunto il record di 534 mila veicoli venduti, avvicinandosi ulteriormente a Ford, che peraltro il mese scorso non è andata nemmeno così male grazie al successo negli Stati Uniti di diversi modelli ibridi e dei giganteschi pick-up della serie F, anche se continua ad arrancare sulle BEV.

BYD HA SUPERATO TESLA NEI RICAVI

Nel frattempo BYD si è tolta il lusso di superare Tesla nei ricavi con l’ultima trimestrale, restando dietro l’azienda di Elon Musk soltanto in fatto di utile. Come riporta Il Sole 24 Ore, sul piano della capitalizzazione Tesla è dominatrice assoluta, essendo appena tornata oltre i 1.000 miliardi di dollari (effetto Trump?). Ma BYD è brillantemente salita al terzo posto, dopo Toyota, con 114 miliardi di market cap, in un ranking che vede le piazze dalla seconda alla quarta (la rampante Xiaomi) ormai occupate da player asiatici. La prima europea è Ferrari, quinta, a 81 miliardi.

BYD SEALION 7

BYD: ASSUZIONI RECORD, 200 MILA NEGLI ULTIMI TRE MESI

Ma qual è il segreto del successo di BYD? In fondo ci sono tanti altri gruppi cinesi che, sebbene in crescita, non hanno raggiunto gli stessi risultati. La sua forza risiederebbe nella capacità produttiva impressionante e in un portfolio di modelli che spaziano dalle citycar ai mega suv, con prezzi molto competitivi. Come detto, l’azienda ha assunto oltre 200 mila nuovi lavoratori tra agosto e ottobre, arrivando a un totale di circa 900 mila, un altro record. Anche se va ricordato che BYD non vende solo automobili, ma anche sistemi di energia rinnovabile, mezzi di trasporto pubblico e prodotti di elettronica. Secondo molti addetti ai lavori, l’azienda di Shenzhen è particolarmente abile nel coniugare innovazione tecnologica, efficienza produttiva e, appunto, prezzi competitivi grazie alla verticalizzazione totale dei suoi processi di produzione.

Dove potrà arrivare BYD ancora non si può sapere. Il marchio cinese non vende veicoli passeggeri negli Stati Uniti e forse mai lo farà, visto che i dazi sono altissimi, ma è in continua crescita nei mercati emergenti (in particolare Sudest asiatico e Medio Oriente). In Europa si è affacciata da poco con grosse aspettative, anche se la recente introduzione dei dazi europei potrebbe frenare la sua espansione. Intanto ha già raggiunto accordi per l’apertura di un sito produttivo in Ungheria, che sarà inaugurato nel 2027, senza dimenticare l’investimento da 1 miliardo di euro in Turchia, Paese che consente di esportare in UE grazie all’accordo di unione doganale con Bruxelles.

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