Dazi UE auto elettriche cinesi: niente accordo, scattano dal 5 luglio

Dazi UE auto elettriche cinesi: niente accordo, scattano dal 5 luglio

La Commissione Europea conferma i dazi UE sulle auto elettriche cinesi. Scopri cosa succederà nei prossimi mesi e i margini di trattativa

4 Luglio 2024 - 12:20

La Commissione europea ha confermato i dazi UE sull’import di auto elettriche cinesi dopo che le discussioni con le autorità di Pechino per evitare in extremis l’applicazione delle nuove tariffe doganali non hanno risolto il problema. I dazi scattano da venerdì 5 luglio 2024 e sono provvisori: dureranno infatti al massimo quattro mesi (quindi all’incirca fino a novembre), termine entro il quale sarà presa una decisione sui dazi definitivi attraverso il voto a maggioranza qualificata degli Stati membri UE (e qui ci sarà bagarre perché diversi Stati, a cominciare dalla Germania, sono contrari). Qualora il voto risultasse favorevole, i dazi sulle auto elettriche cinesi rimarrebbero in vigore per cinque anni.

DAZI UE SU AUTO ELETTRICHE CINESI: LE ALIQUOTE DAL 5 LUGLIO 2024

Come è noto, la Commissione europea ha deciso di applicare ‘dazi individuali‘ in base al livello di collaborazione offerto dalle case cinesi durante l’indagine anti-dumping e alla quantità di sussidi ricevuti dallo Stato. Quella maggiormente stangata risulta la SAIC Motor, che tra gli altri produce anche le MG, mentre BYD è stata meno colpita. Da notare che si tratta di misure ‘compensative’ che pertanto si aggiungono alla tariffa ordinaria del 10% già applicata sull’import di auto elettriche di qualsiasi provenienza. Ecco le nuove tariffe doganali sull’importazione di auto elettriche cinesi in vigore dal 5 luglio 2024 (a cui deve sommarsi il 10%):

  • BYD: 17,4% (totale 27,4%);
  • Geely: 19,9% (totale 29,9%);
  • SAIC: 37,6% (totale 47,6%).

Ricordiamo che Geely possiede marchi come Volvo (e quindi Polestar), Lynk, Proton, Lotus e il 50% di Smart. Mentre SAIC è proprietaria di MG.

Gli altri produttori cinesi di auto elettriche che hanno collaborato all’inchiesta dell’UE, ma non sono stati inclusi nelle ispezioni e nelle richieste di informazioni da parte dei funzionari europei, saranno invece soggetti a un dazio medio supplementare del 20,8%. Tra questi ci sono Xpeng, Nio, Leapmotors, Great Wall, Chery, Aiways, Voyah e Seres, oltre a diverse joint-venture tra case cinesi ed europee. Invece i produttori che non hanno collaborato all’inchiesta subiranno un dazio aggiuntivo del 37,6%.

Rispetto alle aliquote comunicate inizialmente, i dazi provvisori sono diminuiti leggermente sulla base delle osservazioni sull’accuratezza dei calcoli presentate dalle parti interessate.

Per quanto riguarda Tesla, che produce (anche) in Cina, dietro richiesta motivata potrà pagare un’aliquota doganale ‘calcolata individualmente‘, ma solo dopo la sentenza definitiva dell’inchiesta anti-dumping. Lo stesso vale per altre case auto occidentali che producono in Cina.

Detto questo, l’aspetto che interessa maggiormente i consumatori è verificare se l’introduzione dei dazi causerà un aumento dei prezzi di listino delle auto cinesi vendute in Europa, facendole diventare di fatto meno convenienti. Lo scopriremo presto.

DAZI SU IMPORT DI AUTO ELETTRICHE CINESI: I CONTATTI PROSEGUIRANNO FINO ALLA DECISIONE DEFINITIVA

Nel comunicare il mancato raggiungimento di un accordo e la conseguente applicazione dei nuovi dazi dal 5 luglio 2024, la Commissione UE ha precisato che nelle prossime settimane proseguiranno i contatti a livello tecnico al fine di raggiungere una soluzione compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e che risponda adeguatamente alle preoccupazioni sollevate dall’Unione Europea dinanzi ai sussidi statali cinesi che agevolano ingiustamente i produttori locali a danno di quelli europei. La Commissione ha tuttavia confermato che “qualsiasi esito del negoziato dovrà essere efficace nell’affrontare le forme pregiudizievoli di sovvenzione individuate“. In altri termini l’UE cambierà idea sui dazi solo se Pechino eliminerà o limiterà i sussidi.

Dazi UE auto elettriche cinesi

UE CONTRO CINA: L’INDAGINE ANTI-DUMPING

Ricordiamo che la Commissione europea ha avviato l’indagine anti-sussidi sulle auto elettriche cinesi lo scorso 4 ottobre, giungendo alla conclusione che “l’intera catena del valore dei veicoli elettrici a batteria beneficia pesantemente di sussidi ingiusti in Cina e che l’afflusso di importazioni cinesi sovvenzionate a prezzi artificialmente bassi rappresenta quindi una minaccia di pregiudizio chiaramente prevedibile e imminente per l’industria dell’UE“.

Bruxelles stima che nel pieno della fase di transizione dai veicoli con motore a combustione interna a quelli elettrici, la quota di mercato dell’industria europea sia diminuita dal 68,9% nel 2020 al 59,9% nel periodo compreso tra ottobre 2022 e settembre 2023, mentre la quota di mercato della Cina sia aumentata dal 3,9% al 25%. Secondo la Commissione UE c’è quindi il rischio che la crescente presenza dei veicoli elettrici cinesi possa frenare lo sviluppo dell’industria europea, con perdite per 2,5 milioni di posti di lavoro diretti e 10,3 milioni indiretti senza interventi da parte delle istituzioni europee.

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