L'Università Ca' Foscari di Venezia svela il panorama mutevole dell'industria automobilistica italiana, evidenziando sfide e prospettive legate a innovazione e occupazione
L’industria automobilistica italiana è in costante evoluzione, orientata ai cambiamenti tecnologici e normativi che stanno ridefinendo il panorama globale del settore automotive. Un nuovo studio condotto dall’Università Ca’ Foscari di Venezia fornisce una panoramica dettagliata di questa trasformazione, evidenziando sia le sfide che le opportunità che si presentano per le imprese automotive italiane riguardo a nuovi prodotti, innovazione e occupazione. In questo approfondimento, che fa parte del 4° Aftermarket Report di SICURAUTO.it “Connettività, Elettrificazione, SERMI e Sostenibilità: quali soluzioni concrete per l’Aftermarket del futuro?”, riportiamo una sintesi del corposo studio dell’Osservatorio sulle Trasformazioni dell’Ecosistema Automotive italiano 2023 (Osservatorio TEA).
LA FILIERA INDUSTRIALE AUTOMOTIVE ITALIANA NELLO STUDIO
Il sondaggio condotto dai ricercatori ha coinvolto 217 imprese del database della filiera automotive estesa, su cui si è basato anche il precedente rapporto sulle previsioni dell’occupazione in Italia in caso di forte elettrificazione dell’automotive, inserito nel nostro 3° Aftermarket Report. Il database filiera estesa automotive è composto da 2.152 imprese appartenenti suddivise tra:
- filiera tradizionale automotive (componentisti per autovetture, veicoli commerciali leggeri e pesanti, micro-mobilità, oltre a società fornitrici di servizi di ingegneria e prodotti per l’aftermarket);
- imprese specializzate nell’infrastruttura di rete di ricarica, produzione delle batterie agli ioni di litio e dei servizi
Per quanto riguarda fatturato e posizionamento geografico, il 50% delle imprese, in entrambe le categorie sopracitate, registra fatturati inferiori a 10 milioni di € e la maggioranza dei fornitori della filiera automotive registrati nel database si trova in Piemonte (30%) e in Lombardia (28,2%). Il resto delle imprese è collocato in Emilia Romagna (12,2%), Triveneto (11,3%), nel Centro Italia (8,7%) e Sud (9,7%). Secondo la caratterizzazione definita dal codice ATECO, le imprese coinvolte nel sondaggio, si distinguono per:
- produzione mezzi di trasporto, 29%;
- elettronica/elettricità, 7,4%;
- gomma, plastica o chimica, 12%;
- lavorazione metalli, 30,4%;
- produzione metalli, 5,1%;
- altri comparti, 16,1%;
Di queste aziende, circa il 63% ha riportato un fatturato in crescita nel triennio 2019-2022, il 14% in diminuzione e il 22% stazionario, riflettendo un andamento simile alle imprese registrate nel database della filiera automotive estesa.
Per cosa è impiegato il fatturato delle imprese intervistate? La caratterizzazione delle imprese secondo il prodotto finale della filiera automotive estesa, raggruppa le aziende per:
- produzione di autovetture, 45% del fatturato;
- veicoli commerciali pesanti, 11,2%;
- veicoli commerciali leggeri, 8,6%;
- quadricicli, 2%;
- autobus e pullman, 1,7%;
È altrettanto interessante quanto riporta la survey sul posizionamento delle imprese nella filiera automotive estesa, mentre è curioso scoprire che molte aziende non conoscono la destinazione finale di quanto prodotto: per circa il 26% del loro fatturato, infatti, non si conosce la destinazione del prodotto evidentemente destinato a molteplici settori e/o successive lavorazioni.
INNOVAZIONE DI PRODOTTI E PROCESSI NELL’INDUSTRIA AUTOMOTIVE
Uno degli aspetti chiave emersi dall’analisi è la crescente importanza delle competenze innovative all’interno delle imprese automobilistiche italiane. Il rapporto evidenzia che molte di queste imprese hanno introdotto nuovi prodotti e servizi nel periodo 2020-2023, con una particolare attenzione verso i veicoli elettrificati. Tuttavia, solo una percentuale limitata di queste innovazioni è stata brevettata, suggerendo la necessità di un maggior impegno nell’ambito della proprietà intellettuale e dell’innovazione tecnologica.
Il rapporto stabilisce che il 39% delle imprese ha dichiarato di aver introdotto uno o più prodotti e/o servizi nel periodo 2020-23 per le trasformazioni dell’ecosistema automobilistico, ma solo il 13% è stato brevettato. Tra i rispondenti, il 51% mostra una percezione positiva della trasformazione dell’industria, mentre il 30% considera questi cambiamenti come neutrali e il 19% li percepisce come un rischio negativo. Guardando nello specifico l’ambito di destinazione delle innovazioni automotive introdotte, queste si suddividono nel periodo 2020-23 tra:
- veicoli elettrificati, 51%;
- veicoli endotermici, 19%;
- varie tipologie di tecnologie, 30%;
L’innovazione del processo produttivo riguarda invece solo il 24% dei fornitori automotive e il 43% dei nuovi processi è maggiormente orientato verso tecnologie “invarianti” (cioè presenti in tutte le tipologie di autoveicoli) rispetto all’endotermico e all’elettrico. Inoltre, le aziende più attive nello sviluppo di nuovi prodotti e processi, investono di più in R&S, sono grandi e più vicine al costruttore finale e localizzate prevalentemente al Centro-Nord.
SPECIALIZZAZIONE E OCCUPAZIONE NELL’INDUSTRIA AUTOMOTIVE ITALIANA
Un’altra area critica identificata nel rapporto riguarda le competenze del personale e l’impatto delle trasformazioni sull’occupazione nel settore. La filiera produttiva automotive italiana occupa circa il 7% degli addetti del settore manifatturiero, che in Europa impiega 3,5 milioni di persone a fronte di 12,6 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti dell’industria automotive europea.
Sebbene le imprese riconoscano la necessità di figure specializzate per affrontare le sfide legate all’elettrificazione e alla digitalizzazione dell’industria, lo studio rileva ancora lacune nella formazione e nella qualificazione del personale. Secondo lo studio, la Germania e l’Italia sono i Paesi a cui la Commissione europea ha attribuito una maggiore capacità di trarre vantaggio dal passaggio alla mobilità elettrica. Infatti, secondo le rilevazioni riportate dallo studio, l’elettrificazione sta favorendo un trasferimento di occupati dai produttori auto ai produttori di componenti, in particolare nei Paesi rappresentativi dell’industria automotive: Germania, Francia e Italia. Ma qual è lo stato dell’occupazione e delle competenze interne alle aziende italiane?
Esaminando quindi i risultati dell’indagine rispetto alle classi di fatturato in area automotive (percentuale di fatturato ricavato da commesse automotive) nella tabella 3.2 emerge che le imprese con le maggiori quote di fatturato in area automotive sono quelle che impiegano le percentuali di dipendenti più consistenti per le attività legate alla filiera automotive estesa, mentre quelle che hanno dichiarato percentuali di fatturato in area automotive basse rivelano anche un minor numero di addetti operativi nell’area della mobilità, come prevedibile.
Tuttavia lo studio sottolinea che le imprese più innovative in area automotive sono quelle che impegnano il personale in più attività, non necessariamente legate alla filiera automotive estesa, perché hanno un livello di diversificazione maggiore.
Il 60% del personale svolge attività legate direttamente o indirettamente alla produzione, mentre gli addetti specializzati alla conduzione di impianti e macchinari e all’IT e gli addetti ad altre attività raggiungono il 15%. L’impatto dell’elettrificazione e digitalizzazione dell’automotive, secondo le aziende intervistate, sarà importante quanto dotarsi di figure specializzate e con formazione superiore. Le difficoltà manifestate a trovare questo elevato livello di specializzazione in tutti ruoli professionali richiederà quindi un forte ricorso alla formazione esterna e interna all’azienda.
1 IMPRESA SU 2 NON PREVEDE STRAVOLGIMENTI ENTRO IL 2027
I risultati dell’indagine allegati allo studio dell’Osservatorio sulle Trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano 2023 sono ripercorribili sinteticamente attraverso i punti chiave elaborati dai ricercatori:
- la concentrazione di dipendenti impegnati in attività legate alla filiera automotive estesa è elevata nelle imprese intervistate e indipendente dalle dimensioni e dalla percentuale di investimenti in R&S in area automotive, mentre è più legata alle quote di fatturato ricavato dall’automotive;
- la % di addetti laureati e con formazione superiore risulta bassa. Al contrario, quella di addetti diretti e indiretti alla produzione è alta, ma per questa attività non sono sempre necessarie qualifiche specifiche;
- l’impatto delle trasformazioni nell’industria automotive sull’occupazione delle imprese intervistate tra il 2020 e il 2023 risulta nullo per il 54% delle imprese. Mentre le imprese che hanno registrato un aumento dell’occupazione (26%) è superiore rispetto alle imprese che hanno dichiarato una contrazione (20%);
- l’impatto delle trasformazioni nell’industria automotive sull’occupazione delle imprese intervistate, atteso tra il 2024 e il 2027, risulta nullo per il 55% delle imprese. Mentre le imprese che hanno registrato un aumento dell’occupazione (28%) è superiore rispetto alle imprese che hanno dichiarato una contrazione (17%);