L’Italia è tra i Paesi UE che hanno mancato l’obiettivo di recupero di veicoli a fine vita e rischia una nuova infrazione sulla gestione dei rifiuti
L’Italia è tra i Paesi che potrà meglio trarre i benefici del regolamento ELV (End of Life Vehicle) e sicuramente tra quelli dove è necessaria un’azione decisa per il raggiungimento dei target di riciclo UE. L’Unione Europea, infatti, sarebbe in procinto di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per gli obiettivi mancati nella gestione dei veicoli a fine vita. Sarebbe la terza, dopo quelle aperte sul recepimento della direttiva quadro per lo smaltimento dei rifiuti e la gestione dei rifiuti RAEE. La decisione sarebbe scaturita dai dati allarmanti riportati da Eurostat, che collocano l’Italia al penultimo posto in Europa per i tassi di recupero dei veicoli fuori uso, con solo l’84,3% rispetto al target del 95%.
ITALIA PENULTIMA NEL RECUPERO DI VEICOLI FUORI USO
Secondo i dati Eurostat, nel 2021, l’Italia si è posizionata penultima tra le tre nazioni in Europa con il minore tasso di recupero e riciclo di veicoli, posizionandosi tra Lettonia (85,8%) e Malta (80,8%). Rispetto alla media europea di recupero (93,6%) e riciclo (88,1%) dei veicoli a fine vita, basata sul peso dei componenti riciclati, riutilizzati e avviati al recupero energetico, l’Italia si ferma all’84% in recupero e riciclo. All’estremo opposto, c’è la Repubblica Ceca, con un lodevole 106% di recupero e 102% di smaltimento, rispetto al target UE del 95% per il riutilizzo e recupero come media in peso per veicolo.
IL PROBLEMA DEL “CAR FLUFF” IN ITALIA DERIVANTE DAI VEICOLI FUORI USO
Uno dei principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di recupero è la gestione del “car fluff“, il mix di materiali derivanti dalla frantumazione dei veicoli a fine vita. Questo materiale, costituito principalmente da gomme e plastiche non rimosse durante il processo di smantellamento e demolizione, rappresenta un grosso problema per il riciclo. Come ha dichiarato Stefano Leoni, presidente di AIRA (Associazione Industriale Riciclatori Auto), in un’intervista a RiciclaNews, la gestione del car fluff in Italia è problematica. “Nonostante l’ottimo potere calorifico, il recupero energetico di questa frazione non ha mai preso piede nel nostro paese”, ha affermato Leone. “Il residuo finisce quasi tutto a smaltimento in discarica: oltre 162mila sulle quasi 200mila tonnellate prodotte nel solo 2022”.
“Gli impianti che fanno trattamento termico esistono, ma non sono autorizzati a ricevere questa frazione e, se lo sono, per motivi di carattere economico e sociale preferiscono non accettarla”, spiega il Presidente AIRA. Leoni ha sottolineato che le opzioni attuali sono due: “O si va in discarica, non raggiungendo così i target europei, oppure si esporta all’estero, con costi che non vengono coperti dalla vendita dei materiali riciclati.”
DAI VEICOLI FUORI USO IL RECUPERO ENERGETICO È QUASI ZERO
Quanto dichiarato da Leone è confermato nel rapporto ISPRA sui rifiuti speciali, dove al capitolo Veicoli Fuori Uso (da pagina 177) emerge un assopimento seguito a un’iniziale impulso di best practice in Italia avviato nel 2006, l’anno in cui l’ISPRA ha effettuato il primo monitoraggio. Il rapporto dice che “dopo l’iniziale miglioramento dovuto forse ad una risposta positiva dell’intera filiera alla nuova legislazione e ai target europei, nonché ad una fase di adattamento rispetto al metodo di dichiarazione delle informazioni, negli anni successivi si assiste ad una sostanziale stabilità. Le carenze strutturali registrate si sono, dunque, perpetuate negli anni e nessun progresso si è registrato, in particolare per il recupero energetico che viene diffusamente utilizzato negli altri Stati Membri (il diagramma sotto riporta il trend di recupero energetico da ELV in Italia, ndr).”
Numeri che dimostrano quanto sia urgente armonizzare e imporre trasparenza, nello smaltimento dei veicoli a fine vita; sono alcuni degli obiettivi della bozza di regolamento ELV che ha già alzato l’allerta dei demolitori sull’aumento dei costi. Per affrontare le principali criticità legate alla bonifica più efficace dei veicoli durante lo smaltimento, l’UE vuole responsabilizzare ulteriormente i Costruttori (tra gli altri impegni, con procedure di dismantling più semplici e integrate in fase di progettazione e copertura economica degli investimenti necessari in formazione e processi per i Centri di raccolta) e i gestori dei veicoli a fine vita sulla tracciabilità (vedi il progetto Cyclus di Haiki Cobat). Restate collegati, poiché nel 4° Aftermarket Report di SICURAUTO.it che pubblicheremo dopo l’estate, troverete molti approfondimenti interessanti.