Come devono comportarsi le officine IAM con una batteria agli ioni di litio da smaltire? Cobat RIPA ci aiuta a fare chiarezza sulla procedura e i costi
Le auto elettriche circolanti cresceranno sempre di più in numero, arrivando a 2,3 milioni in Italia entro il 2035 e con impatti sull’Independent Aftermarket e Flotte. Le recenti crisi dei chip e dei materiali pongono al centro la sostenibilità del passaggio al 100% di auto elettriche nuove e il riciclo delle batterie agli ioni di litio. Una questione che riguarda sempre più da vicino anche le officine IAM e autorizzate, che già oggi hanno il compito di avviare le batterie ad alta tensione smontate dalle auto al corretto smaltimento, di cui abbiamo anche parlato nel nostro primo report con COBAT. Quali sono le procedure e i costi per smaltire una batteria agli ioni di litio per auto elettriche? Lo abbiamo chiesto a David Viva, Operation manager di Cobat RIPA, il consorzio che opera nel settore del recupero delle batterie.
Come funziona il riciclo delle batterie al litio non riparabili provenienti dalle officine?
“Le batterie al litio di trazione (EV – trazione alto voltaggio) o servizi (SLI – Start Light Ignition – p.es. 48 V) oggetto di intervento manutentivo o sostituzione ed intercettate dalle officine, seguono due percorsi principali:
- Se rispondono positivamente ai test di diagnosi e performance stabiliti dal produttore/importatore della batteria – di solito la Casa auto – sono quindi potenzialmente re-impiegabili. Pertanto rimangono dei prodotti e verranno inviate agli impianti autorizzati per il ripristino delle condizioni ottimali (es. second life, riutilizzo, etc.). Tutte le procedure che riguardano queste fasi devono essere estremamente chiare e fedeli alla normativa di riferimento.
- Se vengono caratterizzate come rifiuto, andranno correttamente confezionate secondo il regolamento ADR ed avviate al riciclo attraverso trasportatori autorizzati. Questi ultimi saranno indirizzati dalle Case auto o dal Consorzio o Sistema Collettivo per l’EPR (Responsabilità Estesa del Produttore, ndr) – come Cobat RIPA – ad un impianto autorizzato e idoneo a gestire questo tipo di rifiuto.
Importante da rilevare il cambio di passo della normativa di settore che alla Direttiva 2006/66/CE ha visto subentrare il più recente Regolamento UE/2023/1542 – Pile e Accumulatori, che disciplina in modo molto accurato i requisiti tecnici, i target di riciclo ed i documenti di supporto.
Ci sono impianti di riciclo già attivi in Italia e in Europa?
“Oggi è molto difficile dimensionare con precisione il numero e la capacità di questi Impianti in Europa, mentre in Italia, per quanto se ne parli abbastanza, sono pochissimi quelli operativi che si occupano delle operazioni di accettazione, messa in sicurezza, scarica, disassemblaggio e recupero delle componenti (connettori, case metallico/plastico/schede) ed invio al riciclo delle celle litio in maniera professionale e con processi certificati.
Certamente ancora meno quelli in grado di gestire le celle al litio per il riciclo finale, considerando che queste ultime possono seguire:
- la strada del trattamento pirometallurgico (praticamente irrealizzabile in Italia).
- quello idrometallurgico.
Su quest’ultima strada, segnaliamo Cobat Ecofactory, l’impianto che verrà inaugurato nel 2024 e che tratterà le batterie per mezzo del processo da noi brevettato”.
A chi può rivolgersi un’officina che deve smaltire una batteria al litio? Ci sono differenze operative tra un’officina indipendente e una della rete ufficiale delle Case auto?
“L’officina, il concessionario e/o il demolitore dovrebbe sempre rivolgersi al fabbricante dell’auto e/o della batteria e far riferimento alle linee guida da questi messe a disposizione. In alternativa può contattare il Sistema Collettivo/Consorzio delegato dal Produttore/Importatore per richiedere info e verificare la possibilità di richiedere il ritiro della/e batteria/e. Tendenzialmente non ci sono differenze tra le une e le altre, in quanto dovrebbero avere medesimo accesso ai servizi per l’EOL (End Of Life) delle batterie e delle Autovetture, salvo non si procurino mezzi o batterie da importazione indipendente e quindi non gli rimanga che la strada di rispondere alle proprie responsabilità”.
Quali sono i passaggi e attraverso quali canali avviene lo smaltimento di una batteria al litio, dal ritiro presso autodemolitore/officina fino al riciclo della stessa?
“La gestione delle batterie al litio come ‘rifiuto’ rimane un processo abbastanza complesso che, per ragioni riconducibili al succitato Regolamento 1542/UE deve essere completamente tracciato e si articola delle seguenti fasi principali:
- Contatto con Casa auto/Sistema Collettivo: l’autodemolitore/officina avanzerà una richiesta di ritiro al produttore/importatore della batteria – di solito la Casa auto – che fornirà le procedure da seguire o semplicemente segnalerà il sistema collettivo di competenza a cui rivolgersi, il quale eseguirà una verifica di conformità.
Per gli aventi diritto i costi di gestione saranno sostenuti dal Produttore/Importatore; per gli altri casi il detentore (produttore del rifiuto) dovrà gestire il tutto in autonomia.
- Confezionamento: secondo quanto previsto dalla norma ADR al riguardo e per motivi di sicurezza deve avvenire in box/casse dedicate. Se le batterie al Litio sono difettose o danneggiate debbono essere impiegate box speciali in acciaio, come ad esempio Cobat Box Litio. Tutte devono essere messe a disposizione ‘pronte al carico’ per il trasportatore, infatti, il detentore, per il regolamento ADR, si configura come ‘speditore’ e dovrebbe avere un responsabile ADR in sede.
- Trasporto: deve avvenire a cura di Aziende iscritte all’albo Nazionale Gestori Ambientali con mezzi ADR e dotazioni adeguate, inviate dalla Casa Auto/Sistema Collettivo. Esistono limitazioni forti al trasporto aereo, navale e stradale, in caso di batterie danneggiate e/o difettose.
- Trattamento: si effettua con metodi ecologicamente corretti presso impianti autorizzati che garantiscono le performance di riciclo delle componenti attese come richiesto dalla normativa”.
Come funziona la responsabilità estesa del produttore riguardo allo smaltimento delle batterie al litio?
“La Responsabilità Estesa in capo al Produttore/Importatore è regolata dal Regolamento Europeo già richiamato nei paragrafi precedenti. I soggetti responsabili dovranno organizzare e pagare sistemi di raccolta e avvio al trattamento in forma individuale o aderire a piattaforme già esistenti, come Cobat RIPA, finanziandone le attività di raccolta e avvio al riciclaggio. Cobat RIPA è, per l’appunto, il più importante consorzio italiano per la raccolta e il riciclo di pile e accumulatori esausti, accreditato presso il Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CdCNPA) e in grado di fornire ai propri soci soluzioni e servizi in conformità alla normativa vigente”.
Esistono dei costi di gestione o di servizio per lo smaltimento che sono in capo all’officina? Le reti ufficiali delle Case sono in qualche modo avvantaggiate rispetto alle officine IAM?
“I costi relativi alla gestione caratteristica delle officine, per questo tipo di rifiuto, possono riferirsi in taluni casi, al packaging o alla richiesta di assistenza, soprattutto per alcuni modelli di batterie EV che per dimensioni e peso necessitano di adeguata attrezzatura per le operazioni di movimentazione e carico (p.es. facchinaggio, muletto, ecc). Eventuali differenze possono dipendere da accordi interni con le Case Auto o da caratteristici modelli contrattuali in essere tra le diverse parti. A parità di preparazione e formazione del personale sul tema della gestione delle batterie al litio, dal nostro punto di osservazione, non abbiamo modo di valutare quali possano essere le differenze tra le reti ufficiali e quelle indipendenti”.
Quali sono i costi di smaltimento al kg per le batterie al litio?
“Anche qui difficile trovare una risposta che vada bene per tutto e tutti. Le batterie al litio possono presentarsi completamente intatte e scariche o danneggiate, post Thermal Runaway o perfettamente confezionate. Anche l’impiego di diversi materiali d’imbottitura e isolamento influisce sul costo finale. Possiamo accennare ad un valore omnicomprensivo europeo medio (raccolta, trasporto, trattamento e riciclo), che contenga in sé tutte queste possibilità (no packaging), e che quindi abbia una sua naturale approssimazione ma può ritenersi verosimile tra i 3,50 €/kg – 5,50 €/kg (questo significa che si potrà arrivare a costi di 2.000/3.000 €uro per ogni batteria smaltita considerato che queste pesano centinaia di kg ndr)”.
La presenza della batteria al litio, comporta un costo maggiorato di demolizione di un’auto elettrica rispetto a una tradizionale ICE? È prevedibile che in futuro aumenterà il costo di demolizione, con la maggiore diffusione di auto elettriche?
“Premesso che i costi di demolizione debbono essere garantiti gratuiti per l’end user, l’auto elettrica paga l’esser costituita, per una buona parte in peso, da batterie al litio (rifiuto). Queste ultime, lo abbiamo visto, hanno costi piuttosto alti per l’avvio al riciclo e quindi, se non si intraprenderà con decisione la via del riutilizzo e/o del second life, il rischio è che l’EV abbia costi di gestione decisamente più alti rispetto a quelli di un’automobile ICE. Non è un caso che i maggiori Brand si stiano muovendo in questo senso ed ambiscano a realizzare, con l’adozione del nuovo Regolamento UE, nuove procedure e sperimentazioni per dare una seconda opportunità a queste batterie”.
In che modo il passaporto UE migliorerà la riciclabilità delle batterie al litio automotive?
“Il digital passport verrà implementato non prima di 3 anni in maniera efficace, pertanto forse è presto per immaginare i risultati che ne potranno derivare. Per certo, aiuterà a caratterizzare le batterie, ad elaborare un Life Cycle Assesment (LCA) che tenga conto dell’impatto dalla fase di estrazione dei materiali costituenti al loro riciclo, capirne lo stato e la pericolosità, valutare l’impatto ambientale favorendo ogni aspetto utile alle fasi di riutilizzo, disassemblaggio ed eventuale valorizzazione. Ci auguriamo che possa favorire, come nelle intenzioni, la trasparenza delle diverse fasi, qualificando gli operatori che lavorano responsabilmente e che, in definitiva, aiuti a procedere più velocemente verso una standardizzazione delle soluzioni tecnologiche disponibili per la trazione”.
Questo articolo fa parte del terzo aftermarket report di SicurAUTO.it Auto Connesse ed Elettriche: le opportunità di oggi e domani. Per leggerlo tutto clicca il banner sotto.