Adolfo Urso accusa Stellantis e invoca un maggiore impegno produttivo in Italia da parte del gruppo, Ma per il momento le risposte sono vaghe
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è tornato a scagliarsi contro Stellantis, sua ‘vittima’ preferita negli ultimi mesi. Lo ha fatto dal palco del Meeting di Rimini, sollecitando il gruppo franco-italiano a incrementare la produzione in Italia (i dati più recenti vanno invece in un’altra direzione) dopo che il Governo “ha fatto la sua parte” accogliendo le richieste del CEO Tavares sull’Euro 7 e sugli incentivi. Stellantis per il momento si è limitata a rispondere confermando che resta concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, chiedendo però che tutte le parti in causa, compreso il Governo, contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività.
LA LUNGA DIATRIBA TRA IL MINISTRO URSO E STELLANTIS
Come è noto, il ministro Urso, in rappresentanza dell’intero Esecutivo Meloni, critica da mesi le scelte industriali del gruppo Stellantis, soprattutto per via della progressiva riduzione delle auto prodotte negli stabilimenti italiani nonostante gli aiuti pubblici di cui continua a beneficiare l’azienda, sotto forma di incentivi al settore delle auto e di cassa integrazione per i dipendenti. Questa riduzione fa a pugni con il piano Italia presentato dall’azienda, che prevede di raggiungere il milione di veicoli prodotti all’anno nel nostro Paese.
“Nel primo incontro con il CEO Tavares“, ha detto Urso da Rimini, “lui mi chiese due cose per progettare lo sviluppo dell’auto italiana per raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli. La prima di rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7, e ci siamo riusciti intervenendo in sede UE (ora i limiti del nuovo standard sono più annacquati rispetto alle intenzioni originarie, ndr), per questo Stellantis ha annunciato il prolungamento di alcuni modelli. Poi ci chiese un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia e abbiamo fatto il più grande piano incentivi sull’auto, con un miliardo di euro. Avevamo come obiettivi la rottamazione di veicoli altamente inquinanti e poi consentire che l’auto elettrica fosse alla portata anche dei ceti più deboli. Abbiamo raggiunto questi obiettivi, ma quello del sostegno della produzione italiana non è stato raggiunto. Perché era Stellantis che doveva aumentare la produzione nel nostro Paese per rispondere alle richieste sollecitate dagli incentivi. Insomma, il Governo ha fatto la sua parte, l’azienda non ancora“.
URSO SULLA GIGAFACTORY DI TERMOLI: “SENZA L’IMPIANTO DIROTTEREMO ALTROVE I FONDI PNRR”
Adolfo Urso ha poi sollecitato Stellantis a dare risposte rapide sulla vicenda della Gigafactory di Termoli, l’impianto che doveva produrre batterie per veicoli elettrici ma che ACC, la società costituita dalla stessa Stellantis con Mercedes-Benz e TotalEnergies, per il momento ha ‘congelato’, non ravvisando le giuste condizioni di mercato. Il progetto da circa 2 miliardi prevede(va) un corposo finanziamento statale di circa 600 milioni di euro, di cui la maggior parte garantiti dal PNRR. Urso ha detto però che queste risorse, se Stellantis non darà una risposta concreta sull’apertura della Gigafactory, saranno inevitabilmente dirottati altrove.
Tocca a #Stellantis rilanciare l’auto in Italia, attendiamo risposte da troppo tempo. L’ostacolo dell’Euro 7 è stato rimosso e abbiamo messo in atto il più grande e significativo piano di incentivi da un miliardo di euro, ma l’obiettivo di aumentare la produzione in Italia non è… pic.twitter.com/WGxLJCIeYm
— Adolfo Urso (@adolfo_urso) August 22, 2024
IL SECONDO PRODUTTORE AUTO È NECESSARIO, SECONDO URSO
Infine, sulla questione del secondo produttore di auto in Italia, il ministro ha ricordato che il Governo ha sottoscritto quattro memorandum con altrettante importanti case automobilistiche cinesi che vorrebbero investire in Europa, prendendo in considerazione l’ipotesi di farlo in Italia: “Un’unica casa automobilistica non può fornire a un Paese come l’Italia tanti modelli da soddisfare tutte le esigenze dei consumatori, e non può nemmeno fare più di quello che noi speriamo che faccia, cioè il milione di veicoli. Per sostenere la filiera dell’automotive serve almeno un altro produttore“. Urso ha comunque precisato che un’eventuale accordo con i cinesi comporterà l’utilizzo di componentistica europea e italiana.