Il ministro Adolfo Urso anticipa il piano con Stellantis per produrre 1 milione di auto in Italia e fermare un declino che va avanti da 20 anni
Il Governo sta cercando una soluzione per aumentare la produzione di auto in Italia, scongiurando la possibilità che Stellantis, il gruppo di cui fa parte la Fiat, confermi le recenti intenzioni di spostare ulteriormente le produzioni “dove è più conveniente” (e infatti alcuni nuovi modelli della casa torinese saranno costruiti in Marocco e in Polonia), con gravi conseguenze sull’ambito occupazionale. Lo ha ribadito Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, spiegando che sono in corso delle trattative con il colosso delle automobili che coinvolgono anche altri interlocutori.
URSO E LA PRODUZIONE DI AUTOMOBILI: “PUNTIAMO SU 1 MILIONE DI VEICOLI IN ITALIA”
Il ministro Urso ha rivelato le intenzioni del Governo in un’intervista a Il Sussidiario, alla vigilia del suo intervento al Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione, dove però non ha toccato il tema auto. “A fine mese riprenderemo il confronto con Stellantis”, ha detto il titolare del Mimit, “per arrivare a metà settembre alla sigla di un piano di lavoro con l’azienda e l’istituzione di un ‘Tavolo Stellantis’ che ci consenta realizzare, entro fine anno, un accordo di sviluppo che preveda l’incremento dei volumi di produzione sia di auto che di veicoli commerciali, il rafforzamento dei centri di ingegneria e ricerca e sviluppo, un miglior efficientamento degli impianti per migliorarne la competitività e l’accelerazione degli investimenti in transizione energetica”.
L’obiettivo, ha confermato il ministro, è quello di creare un percorso, da condividere con sindacati, Regioni e Anfia, che abbia come orizzonte il 2030 e che punti a raggiungere il tetto di 1 milione di veicoli prodotti, con ricadute significative, anche in termini occupazionali, sugli impianti in Italia. “Stiamo lavorando affinché salga la produzione di automobili nel nostro Paese dopo oltre 20 anni di declino inarrestabile”, ha concluso Urso.
URSO: “SÌ ALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA MA NON A DANNO DELLE IMPRESE”
Quanto alla doppia transizione ecologica e digitale, Urso ha riaffermato che rappresenta una vera e propria rivoluzione epocale, una sfida che però ha costi che non vanno sottovalutati e in cui tutti sono chiamati a fare la loro parte». “L’impatto di questa rivoluzione”, ha ammonito il ministro, “non deve andare a danno delle imprese e non deve ricadere sulle eccellenze del nostro Made in Italy. Tutti temi su cui è aperto il confronto con l’Europa, come dimostra ad esempio la battaglia che stiamo facendo, nel campo dell’automotive, sul passaggio ai motori Euro 7 e all’elettrico“. Per Urso, inoltre, non è pensabile che la transizione ecologica ed energetica e il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili si trasformino per l’Europa in una nuova dipendenza che sposti il peso dal gas russo alle tecnologie green cinesi.
“CINA GRANDE PARTNER COMMERCIALE DELL’ITALIA, MA NON IL PIÙ GRANDE”
E a proposito di dipendenza dalla Cina, Urso ha dichiarato che gli accordi sulla Via della Seta non sono tutti da buttare, ma semmai da rivedere: “la Cina è e resta un grande partner commerciale, ma non è il nostro più grande partner. Ad esempio l’Italia esporta più in Austria che in Cina. Un altro dato che va tenuto presente è che la nostra bilancia commerciale, da quando è stato firmato l’accordo politico sulla Via della Seta, è peggiorata e a luglio su base annua le esportazioni sono scese del 6,7%, mentre altri nostri partner come Francia e Germania hanno continuato a fare affari anche senza aver sottoscritto accordi strategici con la Cina”.