Urso: marchio Made in Italy alle case estere che producono da noi

Urso: marchio Made in Italy alle case estere che producono da noi

Il ministro Urso promette l'uso del marchio Made in Italy alle case estere che produrranno auto in Italia con componenti italiani

29 Maggio 2024 - 19:25

Alfa Romeo ha dovuto cambiare il nome della Milano in Junior, mentre alla Fiat è stato contestato il tricolore sulla Topolino (e per non correre ulteriori rischi l’ha tolto dalla 600). Tutto questo perché sono vetture prodotte all’estero anche se appartenenti a marchi italiani, seppur di proprietà mezza francese. Viceversa le case automobilistiche estere, cinesi compresi, che produrranno in Italia con componentistica italiana potranno fregiarsi legittimamente del marchio Made in Italy. Lo ha detto il ministro Urso, lanciando l’ennesima provocazione nei confronti di Stellantis.

URSO PROMETTE LA DICITURA MADE IN ITALY ALLE CASE AUTO ESTERE CHE PRODURRANNO IN ITALIA

Parlando con i giornalisti al termine del suo primo incontro con i nuovi vertici di Confindustria, con i quali si è trovato d’accorso sulla necessità di preservare, rafforzare e rilanciare il settore dell’automotive, il ministro ha spiegato che mentre continuano le trattative con Stellantis per portare la produzione annuale a 1 milione di veicoli, mostrandosi moderatamente ottimista, il Governo non chiude affatto la porta ad altre case auto che vogliano stabilirsi in Italia per produrre da noi usando componenti italianie in piena sicurezza per quanto riguarda la parte intelligente dell’auto“. Anzi, qualora accadesse, potrebbero titolarsi anch’esse della dicitura Made in Italy che, per Urso, “apre i mercati del mondo per l’eccellenza e la qualità che ha sempre dimostrato anche nel settore dell’auto“. Siete pronti a vedere una BYD o una Chery con fascetta tricolore?

MARCHIO MADE IN ITALY ATTIRERÀ PRODUTTORI CINESI?

Vedremo quello che accadrà e se questa sarà davvero una spinta per avere un costruttore estero disposto a produrre in Italia, dove i costi fiscali e del personale non sono particolarmente vantaggiosi (ci sarà un motivo se Stellantis preferisca produrre in altri Paesi). Certamente per le case provenienti dalla Cina, apporre sulle proprie vetture il marchio Made in Italy sarebbe un bel modo per accreditarsi agli occhi del mondo e togliere quella patina di dozzinale, ma non è detto che basti.

CHE COS’È IL MARCHIO MADE IN ITALY

Il marchio Made in Italy a cui spesso si riferisce Urso, che del resto come ministro si occupa proprio di quest’ambito, è per definizione un marchio d’origine ossia un’indicazione applicata a un prodotto singolo o a una confezione che ne certifica la produzione nel nostro Paese per consentire al consumatore di riconoscere le merci nazionali e distinguerle da quelle importate. La certificazione tutela pertanto le eccellenze italiane, rendendole riconoscibili per la cura dei dettagli, creatività e stile rispetto a quelle di parziale produzione italiana o totale provenienza estera. La stessa definizione può spesso generare confusione in particolare per la presenza dei termini ‘origine‘ e ‘provenienza‘, due sinonimi spesso confusi che in realtà hanno un significato profondamente diverso.

Un prodotto può essere definito Made in Italy quando risulta realizzato:

  • interamente in Italia
  • in parte in Italia e in parte in altri Paesi.

Nel primo caso possiamo dire che ha origine in Italia, ciò significa che il nostro Paese è il luogo principale di produzione del bene. Nel secondo caso, invece, si può parlare di provenienza ossia il luogo da cui un bene viene spedito o in cui si trova l’ultimo stabilimento dove è stato manipolato o stoccato.

L’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani (Itpi) ha ideato un sistema di certificazione per permettere ai produttori di valorizzare la propria merce ottenendo il marchio Made in Italy, distinguendola così da quella di dubbia provenienza e offrendo al consumatore la certezza sulla sua origine.

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