
I dazi USA mettono a rischio la filiera auto: le Case valutano aiuti ai fornitori per evitare blocchi produttivi critici
L’entrata in vigore dei dazi USA non è una faccenda che si risolve semplicemente alzando i prezzi delle auto nuove, perché in ballo c’è la stabilità e continuità dell’intera supply chain dei Costruttori. La “Trump tax” sulle importazioni di prodotti riguarda anche ricambi e componenti prodotti all’estero e ha tutta la forza per destabilizzare l’intera filiera produttiva, con i rischi che ne deriverebbero e gli effetti già registrati (borse in calo e investitori demotivati). In questo contesto, le Case auto stanno rivedendo con estrema urgenza le loro strategie, non solo commerciali, ma soprattutto logistiche e industriali, per salvaguardare la continuità operativa. Tra queste l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di sostenere i fornitori finanziariamente, almeno nel breve – medio termine.
UN SUPPORTO MIRATO PER PROTEGGERE L’INTERA FILIERA DAI DAZI USA
Tra le prime realtà a muoversi in questa direzione ci sarebbe Stellantis, che starebbe valutando un intervento diretto per sostenere finanziariamente i propri fornitori nordamericani più esposti all’impatto dei dazi. Secondo quanto riporta Transport Topics, – il piano non ancora confermato ufficialmente – prevederebbe un sistema di compensazione parziale dei costi doganali sotto forma di pagamenti mensili, indirizzati ai partner più strategici e meno sostituibili all’interno della supply chain.
Il piano sarebbe emerso durante un incontro tra Marlo Vitous, responsabile acquisti Stellantis per il Nord America, e i fornitori a Detroit. I criteri di accesso al programma sarebbero legati alla rilevanza del fornitore per il ciclo produttivo e all’impossibilità di trovare alternative a breve termine, assieme ad altri requisiti prestazionali.
L’idea non è banale: coprire parte delle spese tariffarie dei fornitori significherebbe evitare il rischio dello stop di produzione per mancanza di sostenibilità economica. Un’eventualità che potrebbe creare effetti a catena devastanti, con interruzioni nell’assemblaggio dei veicoli, licenziamenti e ritardi sul mercato. Il rischio non è remoto visto che Stellantis ha precauzionalmente già fermato alcune linee in Canada e Messico.
IL DILEMMA DELLA PRODUZIONE LOCALIZZATA
Il contesto attuale riporta l’attenzione sul grande tema della localizzazione produttiva. Di fronte alla scelta imposta dalla politica commerciale USA – in una logica che segue lo spirito del “take it or leave it” – le Case auto si trovano strette tra l’aumento dei costi, l’impossibilità di rifornirsi agilmente all’estero e la crescente pressione per mantenere competitività sul mercato.
Le alternative? Poche e tutte onerose: o si trasferisce la produzione negli Stati Uniti – in linea con quanto auspicato dall’Inflation Reduction Act voluto da Biden – oppure si scaricano i costi sul cliente finale, aumentando i listini. Entrambe le soluzioni comportano ricadute complesse: la prima richiede tempo e investimenti ingenti, la seconda potrebbe ridurre drasticamente la domanda.
VERSO UNA NUOVA ALLEANZA INDUSTRIALE
In questo scenario potrebbe emergere una nuova forma di cooperazione tra Costruttori e fornitori. Un’alleanza non solo commerciale, ma anche economica, che permetta di affrontare l’instabilità geopolitica e i colpi di coda del protezionismo di Trump. L’iniziativa Stellantis potrebbe aprire la strada a una strategia condivisa, in cui le grandi Case auto assumono un ruolo di “garanti” della stabilità produttiva, sostenendo i propri partner più esposti.
Si tratterebbe di una svolta importante che riconosce – ancora una volta – come la competitività dell’intero settore dipende non solo dalle scelte di vertice, ma dalla solidità di ogni singolo anello della filiera automotive. Del resto, i Costruttori auto hanno già sperimentato l’“effetto domino” di shortage, pandemia e aumento dei prezzi delle materie prime sulla produzione e le vendite di veicoli.