ACI-Motorizzazione: con l'archivio unico pagheremo sempre il doppio?

ACI-Motorizzazione: con l'archivio unico pagheremo sempre il doppio? Con l'abolizione del PRA e l'accorpamento ACI-Motorizzazione

Con l'abolizione del PRA e l'accorpamento ACI-Motorizzazione, potrebbe cambiare tutto e niente. L'Antitrust lancia l'allarme

7 Febbraio 2017 - 12:02

L'accorpamento di ACI e Motorizzazione per quel che riguarda rispettivamente il Pubblico Registro Automobilistico e l'Archivio Nazionale Veicoli, si avvicina entro la fine del mese a un punto di svolta. E' quello che sperano tutti i contribuenti stanchi di pagare un doppio gabello per avere lo stesso servizio da chi da una parte emette la Carta di circolazione e dall'altra il Certificato di Proprietà, due documenti praticamente sovrapponibili. A fine febbraio infatti scadono i termini per emanare il Decreto attuativo della Riforma Madia (leggi qui per approfondire) e a quanto pare oltre agli automobilisti anche la Motorizzazione, carente di personale, auspicherebbe in favore al registro unico. A fare da eco e ad  aggiungere una nuova puntata finale alla rivoluzione dei costi amministrativi per l'auto è l'AGCM che conferma quanto possa essere necessario l'archivio unico PRA-Motorizzazione ma pone l'accento sulla duplice funzione controllore-controllato dell'ACI che influenzerebbe anche i costi finali dei servizi prestati presso gli Sportelli telematici e le agenzie private di pratiche automobilistiche. Ecco cosa ne pensa l'esperto in diritto Antitrust.

GLI ULTIMI FATTI ACI e Motorizzazione hanno da sempre gestito due archivi distinti ma connessi, tanto che alla notizia che l'Automobile Club d'Italia dovesse chiudere bottega si è scatenato il pandemonio (leggi dell'annuncio di abolizione del PRA). Non è passato molto tempo che l'ACI ha partorito il Certificato di proprietà digitale, un'operazione di informatizzazione della burocrazia per renderla anche più snella e meno onerosa (leggi qui le novità sul certificato digitale). Da qui in poi è nato un parapiglia legale con l'UNASCA (Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica) che smentiva i vantaggi decantati dall'ACI, tanto che la faccenda è finita davanti al Consiglio di Stato, leggi qui. E' proprio verso i soggetti privati che operano nel planetario dei servizi automobilistici che si rivolge l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

TARIFFE CONTROLLATE TRA PUBBLICO E PRIVATO

L'Autorità, anche sulla base di segnalazioni ricevute, ha riscontrato inefficienze dovute alla tenuta di due banche dati distinte, nonché situazioni di conflitto di interessi in capo ad un soggetto – ACI – che svolge, contestualmente alla gestione del PRA, anche servizi in concorrenza che richiedono l'accesso al PRA o l'utilizzo delle informazioni ivi contenute e che ha, altresì, avuto modo di definire aspetti rilevanti dei servizi relativi all'accesso e fruizione del PRA. Al riguardo, si evidenzia come ACI ha di recente adottato una iniziativa, in materia autonoma, volta all'introduzione del c.d. Certificato di proprietà digitale (di seguito, CDPD), mediante dematerializzazione dei CDP cartacei, che risulta avere pregiudicato la cooperazione tra le banche dati ANV e PRA. A seguito dell'introduzione del CDPD, infatti, per lo svolgimento di alcune formalità, tra cui quelle relative al trasferimento di proprietà degli autoveicoli, è necessario accedere ad un applicativo oggi disponibile unicamente attraverso il canale telematico PRA/ACI. Ciò ha reso ancora più evidente l'inadeguatezza di un contesto caratterizzato dalla presenza di due registri che sarebbero potenzialmente idonei a essere integrati in modo tale da consentire l'offerta, in via unitaria, dell'intera gamma delle formalità e dei servizi afferenti alla gestione del PRA e dell'ANV.

Peraltro, la presenza di due registri è una peculiarità italiana che, per quanto è dato sapere, non trova riscontro in nessun altro Paese. ACI si trova poi, di fatto, nella posizione di regolare le modalità di accesso ai dati archiviati nel sistema informativo del PRA, ossia la fruizione all'ingrosso dei dati contenuti nel PRA anche da parte di propri concorrenti. In virtù delle prerogative attribuite ad ACI dal D.M. (MEF) n. 514/1992 le tariffe per l'accesso al sistema informativo – pur oggetto di approvazione da parte del MEF – sono definite da ACI. Risulta inoltre essere stata la stessa ACI ad avere individuato, e proposto al MEF, le categorie di soggetti cui consentire l'accesso al sistema informativo.

Inoltre, nell'attuale contesto normativo e regolatorio, sia ACI sia il MIT si vedono remunerati nella tariffa che percepiscono per le formalità eseguite dagli STA privati anche servizi da essi non erogati. Infatti, le tariffe per ciascuna formalità sono identiche sia per il caso in cui la formalità, certificato, o visura, sia svolta presso gli Uffici del PRA o presso gli UMC nella loro veste di STA pubblici, sia per il caso in cui sia svolta presso gli STA privati. Tuttavia, quando l'utente finale si rivolge agli STA privati non fruisce, in realtà, della componente di servizio – pur conteggiata nella tariffa corrisposta – relativa allo svolgimento materiale della pratica presso gli STA pubblici. Tale componente di servizio (relazione con il cliente finale ed esecuzione materiale dell'operazione per la realizzazione della formalità) è, infatti, svolta in suo favore dallo STA privato (cui è corrisposto, oltre alla tariffa per la formalità, un prezzo di mercato per il servizio di intermediazione), anziché dallo STA pubblico. La suddetta configurazione tariffaria determina, pertanto, una distorsione della concorrenza tra gli STA pubblici e gli STA privati, derivante dall'applicazione ai clienti finali che si rivolgono agli STA privati di tariffe non orientate ai costi e, segnatamente, superiori ai costi del servizio pubblico fruito.

IL PARERE DELL'ESPERTO L'Avvocato Marco Lo Bue esperto in Antitrust – http://trustinip.com, ha così commentato l'attività di segnalazione e consultiva del Garante: “L'AGCM negli ultimi anni ha prestato molta attenzione a quei casi in cui un soggetto pubblico ricopre al contempo la doppia veste di soggetto regolatore e regolato. Esiste infatti il rischio che il soggetto pubblico utilizzi le entrate derivanti dal servizio pubblico per offrire prezzi sottocosto sul libero mercato, pregiudicando in tal modo la concorrenza ed escludendo dal mercato operatori privati più efficienti. Proprio di recente, l'AGCM ha aperto un'istruttoria contro alcune Camere di Commercio che avrebbero abusato del loro ruolo istituzionale e di risorse pubbliche per vincere le gare per la designazione delle strutture di controllo dei vini, estromettendo operatori privati apparentemente più efficienti come Valoritalia. L'AGCM è poi intervenuta più volte nei confronti di quelle Autorità Portuali che avrebbero favorito le proprie controllate (o le aziende municipalizzate) nell'affidamento dei servizi portuali, omettendo di bandire gare pubbliche trasparenti ed escludendo così gli operatori privati. Considerato che ACI è direttamente attiva nell'offerta di una serie di servizi di natura commerciale soggetti a concorrenza, il favore espresso dall'AGCM per l'istituzione di un'unica agenzia sottoposta alla vigilanza del MIT in cui far confluire le funzioni pubbliche fino ad oggi svolte da ACI deve essere letto nell'ottica dell'avversione dell'AGCM per la commistione sul mercato tra pubblico e privato.”

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