L’uso personale dell’auto aziendale può comportare il licenziamento del lavoratore, ma è necessario tenere conto delle circostanze specifiche
Considerando l’ampia casistica di possibilità, ci domandiamo quali sono le modalità di uso personale dell’auto aziendale. O meglio, quelle che possono essere adottate senza incorrere in provvedimenti disciplinari. O addirittura nel licenziamento. Il caso più comune è quello di un veicolo concesso in uso promiscuo ovvero di utilizzo sia per ragioni lavorative e sia per motivi personali. Cosa succede se questa doppia modalità di utilizzo non sia stata esplicitamente autorizzata dal datore, ma il lavoratore si trova costretto a soddisfare esigenze improrogabili imboccando con il veicolo deviazioni dalla normale tratta lavorativa? Pensiamo all’acquisto di generi alimentari per la propria famiglia. Oppure a un passaggio alla farmacia di turno. Non è un caso che la Corte di cassazione sia stata interrogata sulla possibilità di impiegare l’auto aziendale per improvvisi scopi personali affinché si potesse fare chiarezza sulla vicenda. La sentenza ha infatti aperto un dibattito sulle condizioni in cui l’uso personale dell’auto aziendale può condurre al licenziamento. Nel dettaglio, come approfondiamo in questo articolo, il caso riguarda un dipendente che ha perso il proprio impiego per aver utilizzato l’auto aziendale per andare al supermercato.
IL CASO DELL’USO PERSONALE DELL’AUTO AZIENDALE
Entriamo allora nei dettagli del caso dell’uso personale dell’auto aziendale posto all’attenzione dei giudici della Cassazione. Il dipendente in questione aveva ottenuto l’autorizzazione a lasciare temporaneamente il luogo di lavoro per effettuare un cambio d’abito. Nel corso del tragitto a bordo dell’auto aziendale aveva fatto una breve sosta al mercato per acquistare verdure. Il tutto documentato fotograficamente da un collega e pubblicato su Facebook con un post sarcastico che criticava l’utilizzo dell’auto aziendale per scopi personali. Inevitabile la pubblicazione di commenti negativi da parte di molti iscritti alla piattaforma di social networking. In seguito dell’ampia diffusione del fatto e alle ripercussioni sulla reputazione aziendale, il datore di lavoro aveva emesso un avviso di licenziamento nei confronti del dipendente. Più precisamente gli aveva contestato:
- la falsa attestazione della sua presenza in servizio;
- l’alterazione dei mezzi aziendali di controllo;
- il compimento di atti con dolo o colpa grave e danno per l’azienda, identificato nel pregiudizio alla reputazione causata dalla pubblicazione su Facebook.
Ma la Corte di cassazione non aveva riscontrato alcuna manipolazione intenzionale dei sistemi di controllo della presenza. L’allontanamento era stato previamente autorizzato. Non solo, ma ha considerato il periodo di assenza come tempo effettivamente impiegato nel compimento della prestazione lavorativa. Ma ha invece trattato diversamente la sosta al mercato, considerandola una condotta separata e distinta.
USO PERSONALE DELL’AUTO AZIENDALE: È POSSIBILE IL LICENZIAMENTO?
Secondo i magistrati della Suprema Corte, la sosta effettuata al mercato in occasione di un allontanamento autorizzato finalizzato al cambio d’abito, non doveva comportare la completa compromissione del rapporto fiduciario. Anche perché l’azienda non avrebbe subito alcun danno. Il datore di lavoro – avevano ragionato i giudici – poteva recuperare il tempo impiegato sulla retribuzione, riducendo così il pregiudizio economico, che peraltro era minimo. Detto in termini più generali, l’uso personale dell’auto aziendale non fa scattare in automatico il licenziamento di un dipendente. Il caso sottoposto all’esame delle Cassazione evidenzia l’importanza di valutare il contesto e le circostanze specifiche prima di adottare decisioni drastiche come il licenziamento.
QUANDO SCATTA IL LICENZIAMENTO PER USO PERSONALE DELL’AUTO AZIENDALE
Non mancano però le occasioni in cui scatta il licenziamento per giusta causa del lavoratore per uso personale dell’auto aziendale. Prima di assumere una decisione così risolutiva, il datore di lavoro deve raccogliere tutti gli elementi utili, nel rispetto dello Statuto dei lavoratori. In pratica deve dimostrare che il dipendente ha violato il contratto di lavoro, l’eventuale codice etico e le procedure aziendali. In linea di massima, il licenziamento per giusta causa scatta quando il comportamento del lavoratore eccede gli scopi per i quali il mezzo aziendale gli è stato concesso. E se tali limiti sono chiaramente specificati nel codice aziendale. Da qui l’importanza della corretta interpretazione e applicazione delle disposizioni vigenti, sia da parte del datore e sia del lavoratore.