
Questione fringe benefit auto aziendali: dopo la recente bocciatura, torna clamorosamente la clausola di salvaguardia per tutelare i vecchi contratti 2024
Alla fine, salvo clamorose giravolte che non ci sentiamo comunque di escludere finché non vedremo nero su bianco, si riuscirà a evitare che la nuova tassazione, in vigore dal 1° gennaio 2025, sui fringe benefit delle auto aziendali possa penalizzare anche i vecchi contratti. Martedì 8 aprile, infatti, la 10^ Commissione degli Affari Produttivi alla Camera voterà un nuovo emendamento al decreto Bollette, stavolta sostanzialmente blindato, il quale introdurrà una clausola di salvaguardia per dipendenti e imprese che hanno ottenuto o anche solo prenotato un veicolo aziendale entro il 31 dicembre 2024, a prescindere che sia stato consegnato o meno.
FRINGE BENEFIT AUTO AZIENDALI: LE NUOVE ALIQUOTE 2025
Ricapitoliamo la vicenda fin dall’inizio: le auto aziendali (ma anche motocicli, ciclomotori e autocaravan) concesse in uso promiscuo ai dipendenti, ossia quelle utilizzabili sia per esigenze di lavoro che per esigenze private, costituiscono una forma di remunerazione ‘in natura’ complementare alla retribuzione principale ‘in denaro’, e sono pertanto soggette alla tassazione prevista per il fringe benefit, che è appunto una retribuzione aggiuntiva in beni o servizi.
A decorrere dal 1° gennaio 2025 la tassazione delle auto aziendali in fringe benefit, che prima era legata alle emissioni di CO2, è cambiata e adesso si basa solo ed esclusivamente sulla tipologia di alimentazione, privilegiando quelle più ecologiche. Questa modifica ha reso più vantaggiosa l’immatricolazione di auto aziendali elettriche e plug-in hybrid e meno conveniente (anzi decisamente penalizzante) quella di vetture termiche e ibride fino a 160 g/km di CO2, che però rappresentano la stragrande maggioranza del parco veicoli aziendali, comportando un automatico incremento delle ritenute nelle buste paga dei dipendenti che si vedranno assegnare un’auto termica nel 2025.
Le associazioni di categoria, tutte contrarie alla nuova normativa, hanno stimato un aumento annuo medio del valore imponibile del fringe benefit di 1.600 euro (+67%) per circa 1 milione di contribuenti. I più penalizzati sono soprattutto i dipendenti della classe media, che di norma sono i principali utilizzatori delle vetture diesel o benzina.
NUOVE REGOLE AUTO AZIENDALI: RISCHIO CONSEGUENZE ANCHE SUI CONTRATTI FINO AL 2024
Ma non è tutto. Una volta introdotta la nuova tassazione valida dal 1° gennaio 2025, sono emersi un paio di problemi che rischiano di estendere le aliquote più penalizzanti per le auto termiche anche ai contratti stipulati fino al 2024.
Il primo riguarda le auto aziendali ordinate nel 2024 ma non ancora consegnate. Un po’ ingiustamente, infatti, la nuova legge prevede di applicare i nuovi coefficienti fiscali anche sui veicoli ordinati l’anno scorso, quando c’era la vecchia tassazione, ma immatricolati e assegnati nel corso del 2025 a causa dei lunghi tempi di consegna.
Il secondo problema, perfino più serio, è stato sollevato da alcuni esperti in materia e riguarda la possibilità che la precedente regolamentazione, sostituita da quella vigente dal 1° gennaio di quest’anno, non possa più applicarsi alle auto aziendali assegnate e immatricolate fino all’anno scorso. Questo perché si è intervenuti sul TUIR (Testo unico delle imposte sui redditi) senza prevedere una specifica clausola di salvaguardia del pregresso. In concreto, le vetture consegnate fino al 31 dicembre 2024 non potrebbero più beneficiare nel 2025 della determinazione forfettaria del valore del fringe benefit basata sulle tabelle ACI, riportando le lancette del tempo all’ormai preistorico sistema del rimborso chilometrico superato nel 1997. Ciò comporterebbe, in molti casi, un significativo aumento degli imponibili fiscali e, di conseguenza, della tassazione per questi soggetti, nonostante si tratti degli stessi veicoli già concessi in uso dall’azienda.
ECCO L’EMENDAMENTO CHE SALVERÀ I VECCHI FRINGE BENEFIT DELLE AUTO AZIENDALI
Proprio per risolvere queste problematiche che, come si è visto, rischiano di penalizzare chi si è visto assegnare o ha ordinato un’auto aziendale quando la tassazione era diversa (e più conveniente per le auto termiche), Governo e Parlamento introdurranno una clausola di salvaguardia per i vecchi contratti mediante un nuovo emendamento al decreto Bollette depositato in commissione Attività Produttive della Camera a firma dei relatori Gianluca Caramanna (FdI) e Andrea Barabotti (Lega). Si tratta del secondo tentativo dopo che lo scorso 26 marzo era stato respinto per ‘inammissibilità’ l’altro emendamento presentato da Marco Osnato (FdI). Stavolta, però, l’emendamento arriverà in Commissione ‘blindato’, cioè senza possibilità di bocciarlo o modificarlo.
Il correttivo prevede espressamente che per i veicoli concessi in uso promiscuo dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2024, nonché per i veicoli ordinati dai datori di lavoro entro il 31 dicembre 2024 e concessi in uso promiscuo dal 1° gennaio 2025 al 30 giugno 2025, resti ferma l’applicazione delle regole fiscali in vigore fino al 31 dicembre 2024 e dunque senza le nuove maggiorazioni dei costi chilometri previsti per i veicoli a benzina, gasolio e ibridi.
Questo salvataggio in extremis non sarà comunque indolore: la norma valuta gli oneri del rinvio in 8,3 milioni di euro per l’anno 2025 e 9,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027 e in 1,2 milioni di euro per l’anno 2028. Per la copertura si farà ricorso al Fondo per interventi strutturali di politica economica.