
Strage bus Avellino: la Cassazione condanna definitivamente a 6 anni l'ex AD di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci
Il processo per la strage del bus ad Avellino si è concluso con la condanna definitiva per l’ex AD di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, e per gli altri imputati giunti al terzo grado di giudizio, compreso il proprietario del mezzo Gennaro Lametta. Sia per Castellucci, condannato a 6 anni, che per Lametta, che dovrà scontarne 9, si sono già aperte le porte del carcere. Ricordiamo che il manager marchigiano, sempre in riferimento alla sua carica di AD di Autostrade all’epoca dei fatti, è coinvolto anche nel procedimento giudiziario relativo al crollo del Ponte Morandi a Genova, con le imputazioni di omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, falso e omicidio stradale.
STRAGE BUS AVELLINO: L’INCIDENTE SUL VIADOTTO ACQUALONGA
Come molti ricorderanno, l’incidente stradale del viadotto Acqualonga avvenne la sera del 28 luglio 2013 lungo l’autostrada A16 nei pressi di Monteforte Irpino in provincia di Avellino, quando un pullman, a causa di un guasto all’impianto frenante e alla mancata resistenza del guardrail autostradale, precipitò da un viadotto provocando 40 vittime e 8 feriti.
Le indagini successive verificarono che il bus di proprietà della Mondo Travel di Gennaro Lametta, con a bordo 48 persone (47 passeggeri e il conducente Ciro Lametta, fratello di Gennaro), dopo aver attraversato la galleria Quattro Cupe di Monteforte Irpino diventò quasi improvvisamente ingovernabile a causa della rottura di un giunto cardanico dell’albero di trasmissione che tranciò l’impianto frenante.
Non potendo più frenare in alcun modo, il pullman cominciò a sbandare urtando varie automobili e mezzi commerciali bloccati nel traffico dell’autostrada a causa di un cantiere, dopodiché vi fu un primo impatto con il guardrail del viadotto Acqualonga. L’autista cercò in tutti i modi possibili di far rientrare in carreggiata il mezzo, il quale però, urtando altri veicoli, impattò per la seconda volta con il viadotto. I new jersey esterni (che dopo diverse e molte ispezioni risultarono non sicuri per scarsa manutenzione) non resistettero all’impatto del pullman, lasciando che il bus precipitasse dal viadotto per più 30 metri in una vallata.
CONDANNA DEFINITIVA A 6 ANNI PER CASTELLUCCI
A quasi 12 anni dalla strage del bus ad Avellino si è quindi giunti alla conclusione del processo nei confronti dei responsabili. La Quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 6 anni per Giovanni Castellucci, all’epoca amministratore delegato di Aspi, la società che tuttora gestisce l’A16, per i reati di disastro colposo e omicidio colposo. In primo grado era stato assolto dal Tribunale di Avellino, sentenza poi ribaltata dalla Corte d’Appello di Napoli e confermata in Cassazione. La perizia svolta durante il processo ha ribadito che la strage si sarebbe potuta evitare e “derubricare in grave incidente stradale se solo le barriere fossero state tenute in perfetto stato di conservazione” dal gestore autostradale.
La stessa pena, 6 anni, è stata confermata per l’ex direttore generale di Aspi Riccardo Mollo, e per i dipendenti Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. Di 5 anni la condanna per il dirigente di Aspi Nicola Spadavecchia e per il direttore di tronco Paolo Berti, di 3 anni per il dirigente Gianluca De Franceschi e per i due dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi. Il proprietario del bus, Gennaro Lametta, è stato condannato alla pena più alta, 9 anni; 4 anni, invece, per l’allora dipendente della Motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola.
Il proprietario del pullman è stato condannato perché il mezzo, con alle spalle un milione di km, aveva un certificato falso di revisione (grazie alla compiacenza della dipendente della Motorizzazione, anche lei condannata), che non veniva comunque effettuata dal 2011 (mentre va fatta ogni anno), ed era privo dei requisiti minimi per circolare. Pertanto Lametta, in base alla sentenza, ha posto in circolazione un mezzo in pessime condizioni mettendo a rischio le vite dei passeggeri.
CONDANNA STRAGE BUS AVELLINO: LE REAZIONI DEI CONDANNATI
“Le decisioni si rispettano anche quando risultano incomprensibili“, hanno scritto in una nota gli avvocati di Castellucci, Filippo Dinacci e Paola Severino, commentando la sentenza. “La decisione della Suprema Corte di Cassazione ci ha molto colpito. Sulla base delle prove che abbiamo fornito siamo convinti che l’ingegner Castellucci sia totalmente estraneo ai fatti e abbia sempre svolto accuratamente i propri doveri di amministratore delegato. Inoltre l’accusa mossa nei suoi riguardi riguardava attività di esclusiva competenza del progettista, neppure indagato. Con questa sentenza, le responsabilità dei vertici diventano pericolosamente onnicomprensive. Utilizzeremo tutti gli istituti che la legge consente affinché possa essere riconosciuta la sua innocenza”.
Sia Castellucci che Lametta si sono già costituiti in carcere.
“Per la seconda volta entro in carcere da innocente“, ha dichiarato il proprietario del pullman prima di costituirsi. “Questa volta però ci vado con tutte le prove a mio favore per cui mi batterò fino alla fine per dimostrare la grave ingiustizia che sto subendo“. Secondo la difesa di Lametta, il processo avrebbe infatti dimostrato che l’autobus precipitò a causa di 30 anni di mancata manutenzione dei guardrail da parte di Aspi. “La causa della distacco della trasmissione non fu“, ha detto Lametta, “una mia trascuratezza ma un sovraserraggio dei perni causato da un errore umano non certo mio, ma dei meccanici dell’officina autorizzata dove portai il bus prima del tragico incidente“.