Il Ddl Concorrenza 2021 apre a forme di trasporto pubblico non di linea alternative come Uber e soggetti simili, ma i tassisti non ci stanno
Il Ddl Concorrenza 2021 apre a Uber ma i tassisti non ci stanno. Si potrebbe riassumere così la questione esplosa nelle ultime 24 ore dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021. Il Ddl, infatti, contiene tra le altre cose un provvedimento che mira a ridefinire la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea (taxi e NCC), adeguando l’offerta (ecco la parte incriminata) “alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche”. Come appunto Uber ma anche Free Now e altri operatori.
GLI OBIETTIVI DEL DDL CONCORRENZA 2021
Il Ddl Concorrenza 2021 intende promuovere lo sviluppo della concorrenza al fine di: garantire l’accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni; rimuovere gli ostacoli regolatori di carattere normativo e amministrativo all’apertura dei mercati; garantire la tutela dei consumatori. Il testo interviene anche sui servizi pubblici locali prevedendo di raggiungere una maggiore qualità ed efficienza nell’erogazione di tali servizi, incluso il trasporto pubblico locale di linea e non di linea, grazie all’introduzione di una serie di norme finalizzate a definire un quadro regolatorio maggiormente coerente con i principi del diritto europeo.
DDL CONCORRENZA 2021 È DAVVERO CONTRO I TAXI?
E adesso entriamo più nel dettaglio per ciò che riguarda taxi e NCC. Il Ddl Concorrenza delega il Governo ad adottare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge e su proposta del MIMS e del MISE, un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea. Questo decreto, al fine di promuovere la concorrenza nel conferimento delle licenze (per stimolare standard qualitativi più elevati) e garantire una miglior tutela del consumatore nella fruizione dei servizi (per favorire una consapevole scelta nell’offerta), dovrà:
– adeguare l’offerta alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti, riducendo gli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti degli autoservizi pubblici non di linea;
– adeguare il sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, anche al fine di contrastare fenomeni di abusivismo, demandando la competenza per l’irrogazione delle sanzioni agli enti locali.
Sono tutte misure che, senza dubbio, rivelano una chiara apertura al ride-hailing di Uber, Free Now, Lyft e altri soggetti simili, nell’ottica di offrire maggiore concorrenza e, di conseguenza, aumentare gli standard qualitativi. Non rinunciando però alla lotta contro l’abusivismo, anzi aumentando le sanzioni.
DDL CONCORRENZA APRE A UBER? I TASSISTI NON CI STANNO
Ovviamente le misure del Ddl Concorrenza 2021 (che non sono definitive dovendo passare prima dall’approvazione del Parlamento) non piacciono ai tassisti, che partendo da una posizione di privilegio non guardano di buon occhio l’allargamento dell’offerta. “Si tratta di una devastante liberalizzazione per i servizi taxi e NCC”, ha tuonato infatti il coordinatore del sindacato USB Taxi, “Questo provvedimento introduce un modello all’americana che non ci permetterà di portare a termine la giornata e non ci permetterà di arrivare alla fine del mese. Metteremo in campo tutte le nostre forze per contrastare queste misure, la nostra risposta sarà forte perché siamo sinceramente preoccupati per il futuro del nostro lavoro”.