
Le nuove aliquote sui fringe benefit porteranno a forti aumenti dei costi per le aziende, portandole, in molti casi, a non rinnovare il parco veicoli
Le nuove aliquote sui fringe benefit delle auto aziendali, in vigore dal 1° gennaio 2025, impatteranno negativamente sul rinnovo delle flotte, come del resto era lecito attendersi. Nonostante il contentino dell’emendamento al decreto Bollette che ha escluso dall’aggravio fiscale le vetture ordinate nel 2024 e in consegna entro il prossimo 30 giugno, quattro aziende su dieci hanno scelto di rinviare il rinnovo del proprio parco veicoli. Ma non solo: la stragrande maggioranza si attende forti aumenti dei costi e lamentele da parte dei dipendenti.
NUOVE ALIQUOTE FRINGE BENEFIT: IMPATTO NEGATIVO SULLE FLOTTE AZIENDALI
Queste e altre considerazioni sono emerse nell’instant survey ‘Caro fisco ti scrivo‘, condotta presso 98 fleet manager e mobility manager, gestori di un parco veicoli complessivamente di 83 mila unità, nell’ambito dell’undicesima edizione del Fleet Motor Day. L’indagine, realizzata in seguito all’entrata in vigore del nuovo regime fiscale che risulta più penalizzante per dipendenti e aziende che scelgono auto a benzina o diesel, a vantaggio di elettriche e plug-in hybrid, ha confermato tutti i timori che hanno accompagnato l’avvento della riforma.
Come già anticipato, il 40% delle aziende ha risposto che con le nuove aliquote rinvierà il rinnovo della flotta, propendendo per un allungamento dei contratti in essere. L’11% ha invece proceduto a una rinegoziazione con la società di noleggio per cambiare l’auto o la motorizzazione contrattualizzata e sceglierne una più conveniente. L’analisi ha fotografato anche quali saranno i cambiamenti prodotti dalla nuova normativa nel medio-lungo periodo: in questo caso 6 fleet manager su 10 hanno espresso la volontà di cambiare la propria car list e car policy nei prossimi mesi, 2 su 10 la lasceranno inalterata e solo 1 su 10 è pronto a bandire le auto termiche.
PENALIZZATE LE FULL HYBRID
Questi scombussolamenti non saranno tuttavia indolori perché il 25% di fleet e mobility manager prevede un forte aumento dei costi dei canoni di noleggio, per il 23% cresceranno le lamentele dei dipendenti, per il 20% esploderanno i costi di ricarica. Solo l’8% del campione intervistato ritiene che questa decisione darà finalmente un forte impulso all’elettrificazione delle flotte. Impulso che non riguarderà probabilmente le auto full hybrid, sebbene siano da molti ritenute la via più concreta e diretta alla decarbonizzazione del parco circolante: un fleet manager su tre ha detto infatti che le escluderà dalle nuove flotte, il 22% allungherà i contratti in essere finché sarà possibile e soltanto un altro 22% le manterrà comunque in flotta.
Più in generale, c’è il serio timore che le aziende possano ridurre gli investimenti sul welfare dei dipendenti per sostenere il costo superiore delle auto valutato in un +20/30%.
AUTO AZIENDALI IN FRINGE BENEFIT: COME È CAMBIATA LA NORMATIVA
Come è noto le auto aziendali (ma anche motocicli, ciclomotori e autocaravan) concesse in uso promiscuo ai dipendenti, ossia quelle utilizzabili sia per esigenze di lavoro che per esigenze private, costituiscono una forma di remunerazione ‘in natura’ complementare alla retribuzione principale ‘in denaro’, e sono pertanto soggette alla tassazione prevista per il fringe benefit, che è appunto una retribuzione aggiuntiva in beni o servizi. Fino all’anno scorso la tassazione si basava esclusivamente sulle emissioni di CO2 (ciclo WLTP) e prevedeva quattro fasce di emissioni, con altrettante percentuali da applicare al costo in €/km indicato nelle tabelle ACI. Ma da gennaio 2025 le cose sono cambiate.
In pratica, lo schema della tassazione non è più basato sulle emissioni di CO2 ma solo ed esclusivamente sulla tipologia di alimentazione, con evidenti vantaggi per BEV e PHEV e svantaggi per le altre (soprattutto termiche e ibride fino a 160 g/km di CO2). La tassazione, infatti, per i contratti stipulati dal 1° gennaio 2025 è la seguente:
- Auto elettriche: 10%
- Auto plug-in hybrid: 20%
- Tutte le altre alimentazioni: 50%.
Significa che le auto elettriche e plug-in hybrid sono passati dalla vecchia tassazione del 25% a una, rispettivamente, del 10% e del 20%. Mentre le vetture con emissioni di CO2 da 61 g/km a 160 g/km, cioè la stragrande maggioranza (secondo stime circa l’85% delle auto aziendali in Italia), sono passati dal 30% al 50%, aumentando notevolmente la tassazione Irpef e contributiva in busta paga al lavoratore e per l’azienda.