Revisioni facili: UE indaga ufficialmente l’Italia

Revisioni facili: UE indaga ufficialmente l’Italia

Revisioni auto troppo "facili" in Italia rispetto all'età media dei veicoli: l'UE apre ufficialmente l'indagine sul presunto conflitto d'interesse degli ispettori adibiti ai controlli. Il nostro Paese rischia una procedura d'infrazione

17 Maggio 2024 - 16:00

La Commissione UE sta indagando ufficialmente l’Italia con una procedura ‘pilota’ per chiedere chiarimenti sulla questione delle revisioni auto “facili”. La decisione dell’UE segue la risposta data lo scorso giugno alla petizione di Federispettori sull’annosa questione del conflitto di interesse degli ispettori addetti alla revisione dei veicoli, un’anomalia tutta italiana che porta a promuovere vetture spesso non in regola. L’Italia ha 10 settimane per replicare: se i chiarimenti del Governo saranno ritenuti insufficienti, la Commissione potrebbe avviare una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese con il rischio di severe sanzioni.

REVISIONI AUTO IN ITALIA E CONFLITTO DI INTERESSE DEGLI ISPETTORI

Sebbene la direttiva 2014/45 UE delinei il profilo dell’ispettore delle revisioni auto come un professionista indipendente e libero di agire senza conflitti d’interesse economici e personali, oggi in Italia l’ispettore è nei fatti inquadrato come un semplice dipendente dei centri revisione privati. Questa situazione comporta una serie di storture che sono ben riassunte in un articolo-denuncia pubblicato nei mesi scorsi, e che limiterebbero fortemente la funzione primaria degli ispettori: l’accurato controllo tecnico del parco circolante, indispensabile per la salvaguardia della sicurezza stradale e la tutela dell’ambiente.

REVISIONI AUTO “FACILI”: IN ITALIA IL 99,8% PASSA IL CONTROLLO CONTRO UNA MEDIA UE DEL 70%

La petizione presentata l’anno passato da Federispettori al Parlamento di Bruxelles (potete vedere l’intero dibattito nel video in basso) spiegava perfettamente il contorto meccanismo delle revisioni auto in Italia. Nel nostro Paese i centri di controllo autorizzati dove vengono effettuate le revisioni sono oltre 9.500, numero spropositato rispetto alle reali esigenze e che crea una concorrenza molto forte tra i vari centri per acquisire il maggior numero di clienti. La maggior parte di questi centri sono autofficine che si occupano della riparazione dei veicoli. Spesso riparano proprio gli stessi veicoli che vanno poi a revisionare. E visto che chi effettua la revisione è un dipendente del centro di revisione, a volte lo stesso titolare, il conflitto di interessi risulta evidente: potrà mai questo soggetto svolgere il proprio compito in modo imparziale, col rischio di perdere (o di far perdere) clienti e quindi guadagni?

Il risultato di tutto ciò è che in Italia, a fronte di un parco circolante tra i più vecchi in Europa, il 99,8% delle auto sottoposte alla revisione periodica obbligatoria viene promosso, mentre nel resto del continente la percentuale di vetture ammesse scende intorno al 70%. La petizione chiedeva quindi all’UE quali misure intendesse adottare in concreto per risolvere il conflitto di interesse degli ispettori che in Italia sono adibiti alla revisione auto.

CONFLITTO DI INTERESSE NELLE REVISIONI AUTO: LA COMMISSIONE UE MINACCIA LA PROCEDURA DI INFRAZIONE

Nel rispondere alla richiesta di Federispettori, l’europarlamentare Carruth Sylvester della Commissione europea aveva dichiarato che l’istituzione che rappresentava era pronta ad approfondire la questione per capire se l’Italia stesse davvero disattendendo a livello operativo (visto che a livello formale risulta regolarmente recepita) la direttiva 2014/45 UE, che come abbiamo visto delinea il profilo dell’ispettore delle revisioni auto come un professionista indipendente e libero di agire senza conflitti d’interesse economici e personali. Dopo poco meno di un anno si è giunti al dunque con l’apertura ufficiale dell’indagine tramite la procedura pilota. Il Governo italiano ha adesso 10 settimane per fornire tutte le spiegazioni del caso. In base alle risposte, la Commissione deciderà se aprire o no una procedura d’infrazione verso l’Italia.

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