La Germania è al primo posto trai Paesi che riciclano meglio le auto da rottamare, l'Italia invece ne ricava tonnellate di rifiuti da smaltire
Il ciclo di vita delle auto non è ancora sufficientemente green. Sussistono, infatti, forti disparità di azione tra gli stati membri dell'Unione europea. Nel dettaglio uno studio rivela che l'Italia occupa l'ultima posizione nella classifica Ue con solo l'82,6% dei materiali che viene smaltito in modo ecocompatibile. Prima della classe la Germania con il 98% di materiali correttamente riciclati al termine del ciclo di vita delle vetture. Eppure la direttiva europea 2000/53/CE è molto chiara. Entrata in vigore nel 2015 impone agli Stati membri di recuperare almeno il 95% delle componenti degli automezzi avviati alla rottamazione. Insomma un ritardo che pesa e costa anche alla collettività. Vediamo perché questo gap dagli altri Stati membri dell'Ue deve allarmarci.
ROTTAMAZIONE E PROBLEMI In Italia scata un nuovo allarme. Parliamo dei veicoli giunti al termine del loro ciclo di vita e che devono essere avviati alla rottamazione. Si tratta di “carcasse” che producono circa 1 milione di tonnellate di rifiuti tra rottami ferrosi e metallici, marmitte, vetri, plastiche, batterie. Da questo flusso di rifiuti il nostro paese riesce a smaltire correttamente solo l'82,6% delle componenti. Ciò significa che queste vengono trattatate in maniera ecocompatibile attraverso operazioni di reimpiego, di riciclaggio e di recupero energetico. Una ricerca evidenzia come si tratti di una percentuale di molto inferiore rispetto a quella conseguita dagli altri principali Membri dell'Unione Europea. L'Italia, infatti, si colloca all'ultimo posto nella graduatoria UE per tasso di recupero dei veicoli fuori uso. Al vertice della classifica troviamo la Germania, con un tasso di recupero complessivo del 98%. Secondo posto per la Francia, con un tasso del 94,8%, seguita dalla Spagna al 93,4% (Leggi incentivi fino a 8.000 euro VW rottama i diesel in Germania).
OBBLIGHI EUROPEI Ancora nella Ue il Regno Unito si piazza quarto (92,2%) davanti all'arretrata Italia (82,6%). Questi dati elaborati da Eurostat, si riferiscono al 2016 ed emergono da uno studio svolto dall'Osservatorio Autopromotec. Eppure la Direttiva europea 2000/53/CE parla davvero chiaro. Emanata nel 2015 impone agli Stati membri di recuperare almeno il 95% delle componenti che costituiscono il peso complessivo di ogni veicolo fuori uso. Nel dettaglio l'85% va avviato a riciclo, il 10% deve essere utilizzato per recupero di energia, mentre allo smaltimento in discarica va destinato al massimo il 5% del totale. L'Italia ha fatto bene sul fronte del riciclo tanto che nel 2016 è stato avviato a riciclo l'82,5% dei veicoli fuori uso, una percentuale tutto sommato in linea con il target dell'85%. Tuttavia il nostro Paese è rimasto molto indietro sul fronte del recupero di energia (Leggi incentivi auto e bollo leggi i dettagli del 2019).
GAP PREOCCUPANTE La percentuale di avvio al recupero energetico, sempre nel 2016, è stata appena dello 0,1%, contro il 10% indicato nel target. La percentuale di recupero complessivo fermatasi all'82,6% risulta dunque ben distante dal 95% richiesto dall'Europa e pone l'Italia in ritardo rispetto agli altri grandi mercati automobilistici dell'UE. Il gap, dunque, appare preoccupante edeve essere fatto molto nonostante l'Italia abbia già compiuto negli anni notevoli progressi nel campo della gestione dei veicoli fuori uso. Grande merito deve essere riconosciuto all'attività svolta in prima linea dai consorzi di filiera che si occupano del recupero e del riciclo dei materiali come oli esausti, batterie e pneumatici usurati. Inomma necessario lo sviluppo dell'economia circolare, che fa del reimpiego, del riciclo, del recupero e della ridistribuzione dei beni il suo obiettivo principale.