
La FTC cita in giudizio Uber per pratiche commerciali ingannevoli: al centro della controversia l’abbonamento Uber One
La Federal Trade Commission USA (FTC) ha intentato una causa contro Uber Technologies Inc. e Uber USA LLC per presunte violazioni della Sezione 5 del Federal Trade Commission Act e del Restore Online Shoppers’ Confidence Act (ROSCA). L’azione legale depositata presso un tribunale federale a San Francisco, si inserisce in una lunga serie di scontri tra l’agenzia federale e il colosso tecnologico della mobilità e delle consegne a domicilio.
ABBONAMENTI NON AUTORIZZATI E PROMESSE FUORVIANTI
Secondo quanto riportato dalla FTC, Uber avrebbe iscritto i consumatori inconsapevoli o non adeguatamente informati al programma di abbonamento “Uber One“, addebitando costi mensili di 9,99 $ senza aver ottenuto il consenso esplicito degli utenti. Il servizio, promosso come vantaggioso grazie alla promessa di risparmi mensili di circa 25 $ su corse e consegne, è stato descritto dalla Commissione come ingannevole sia nelle sue promesse economiche sia nelle modalità di adesione e recesso.
FTC: CANCELLAZIONI DIFFICOLTOSE DALL’ABBONAMENTO PER I CLIENTI
Il pilastro dell’accusa ruota attorno all’uso di un meccanismo di abbonamento che prevede il rinnovo automatico fino a cancellazione da parte dell’utente – che secondo la FTC sarebbe stato attuato senza fornire un sistema chiaro e accessibile per disdire il servizio. La FTC sostiene che in violazione delle normative federali, Uber avrebbe ostacolato la cancellazione del servizio, contraddicendo le affermazioni pubblicitarie secondo cui l’abbonamento poteva essere annullato “in qualsiasi momento” e senza penali.
“La pazienza degli americani è al limite quando si tratta di abbonamenti non richiesti (vedi qui il caso dei servizi propinati dalle Concessionarie auto, a cui però è stato concesso il nullaosta, ndr) e di trappole digitali che impediscono una disdetta semplice,” ha dichiarato il presidente della FTC, Andrew Ferguson. “Questa azione legale rappresenta un passo fondamentale nella nostra lotta per tutelare i consumatori e riaffermare il principio della trasparenza contrattuale nel commercio digitale.”
LA REPLICA DI UBER: “LE NOSTRE PRATICHE SONO CONFORMI”
Dal canto suo, Uber ha respinto con fermezza le accuse, come scrive Reuters. Il portavoce Noah Edwardsen ha affermato: “Siamo delusi dalla decisione della FTC di procedere per vie legali. Siamo tuttavia fiduciosi che i tribunali riconosceranno che le procedure di iscrizione e cancellazione di Uber One sono trasparenti, semplici e pienamente conformi alla normativa vigente.”
Questa controversia si colloca in un contesto già segnato da precedenti frizioni tra Uber e la FTC. Già nel 2017, la società aveva patteggiato accuse relative a dichiarazioni ingannevoli sulla privacy e la sicurezza dei dati. Nel 2018, Uber aveva accettato di pagare 20 milioni di dollari per risolvere una causa relativa a informazioni fuorvianti sui potenziali guadagni degli autisti. Nel 2022, l’azienda aveva ammesso di non aver tempestivamente comunicato una massiccia violazione dei dati avvenuta nel 2016, che aveva coinvolto 57 milioni tra passeggeri e driver.