Prosegue senza sosta il calvario delle autostrade italiane: duecento gallerie non sono a norma e sono quindi a forte rischio di incidenti e crolli.
Continua, anzi si aggrava, l’allarme sicurezza sulle autostrade italiane: duecento gallerie non sarebbero a norma, di cui 105 sulla rete in concessione ad Autostrade per l’Italia e il restante sulle tratte gestite da altre società. Più dettagliatamente queste gallerie non rispetterebbero l’adeguamento previsto dalla direttiva europea 2004/54, recepita in Italia nel 2006, per quanto riguarda i sistemi antincendio. Adeguamento che, secondo gli accordi, doveva essere completato entro l’aprile del 2019, nonostante il tentativo in extremis (rigettato) del MIT di ottenere una deroga fino al 2022. E adesso il mancato raggiungimento degli obiettivi potrebbe determinare l’apertura di una procedura d’infrazione dell’UE verso l’Italia.
GALLERIE NON A NORMA DELLE AUTOSTRADE ITALIANE: 105 SU 200 SONO DI ASPI
L’allarme sulle gallerie a rischio lungo la rete autostradale italiana lo ha lanciato il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, un organo tecnico del Ministero delle Infrastrutture, che già lo scorso mese di novembre ha scritto una relazione (diffusa oggi dal quotidiano Repubblica) in cui tra le altre cose si intimava ai gestori delle autostrade coinvolte (ASPI in primis) di mettersi in regola quanto prima, dettando nel frattempo una serie di misure per mitigare i rischi durante il transito dei veicoli nelle gallerie ‘fuorilegge’. La società Autostrade per l’Italia ha già dichiarato di aver dato il via ai lavori di adeguamento ancor prima delle altre società concessionarie. Lavori che però non termineranno prima del 2022.
GALLERIE AUTOSTRADALI: I REQUISITI NON RISPETTATI
La direttiva europea 2004/54, che gran parte dei gestori delle autostrade italiane avrebbero finora bellamente ignorato, fissa per le gallerie lunghe oltre 500 metri requisiti molto severi in termini di sicurezza. Le gallerie devono essere infatti prevedere impermeabilizzazione (altrimenti sono soggette a infiltrazioni d’acqua), corsie di emergenza e vie di fuga, videosorveglianza, sensori di rilevamento dei fumi e sistemi di allarme antincendio, luci di guida in caso di evacuazione, stanze a tenuta stagna e un responsabile di riferimento in grado di monitorarle. Ebbene, per il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del MIT ci sarebbero 200 gallerie completamente prive di questi requisiti, e quindi soggette al pericolo di incidenti e crolli. Tra queste il tunnel Bertè della A26 Genova-Gravellona Toce, da cui il 30 dicembre 2019 si è staccato un pezzo di volta di 2,5 tonnellate che solo per miracolo non ha causato una (nuova) strage.
AUTOSTRADE IN ITALIA: QUALI SONO LE GALLERIE NON A NORMA
Sempre secondo il quotidiano Repubblica, delle 105 gallerie non a norma gestite da ASPI una decina si trova lungo le dorsali appenniniche tra Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna. Oltre la Bertè, sulla A26 ci sono pure la Turchino, vicino Genova, e più a nord la Mottarone, presso Verbania. Poi la Coronata sulla A10 Genova-Savona, limitrofa al tristemente noto ponte Morandi; la Monte Quezzi, la Monte Veilino, la Monte Sperone e la Maddalena tra Rapallo e Sestri Levante sulla A12 Genova-Rosignano; la Bolzaneto Uno, la Monte Sperone e la Monreale sulla A7 Genova-Milano Serravalle. Nel nord est la Tarvisio sulla A23 Udine-Tarvisio e al centro sud la Castello tra Pedaso e Grottammare sulla A14.
GALLERIE NON A NORMA: LE INDICAZIONI DEL MIT PER RIDURRE I PERICOLI
Come scritto in precedenza, in attesa che le duecento gallerie vengano messe a norma, gli ispettori del MIT hanno dettato varie prescrizioni per ridurre al minimo i pericoli durante l’attraversamento dei suddetti tunnel: limitare la velocità, aumentare la distanza minima tra i veicoli e vietare il sorpasso e il transito dei mezzi che trasportano merci pericolose, infiammabili e tossiche. Inoltre queste gallerie dovranno essere connesse a un centro di controllo e dotate di approvvigionamento idrico sufficiente per far fronte a eventuali incendi. In ogni caso la relazione dell’organo del Ministero sullo stato (precario) delle gallerie autostradali è stata acquisita dalle autorità che stanno indagando sul crollo del Ponte Morandi, sui falsi report riguardanti i viadotti, sulle barriere antirumore a rischio crollo e sul citato distacco di parte della volta del tunnel della A26. E potrebbe quindi rappresentare un’ulteriore prova della cattiva gestione delle autostrade italiane.