Il rapporto tra genitori e autoscuola è spesso controverso. Trovare una strategia comune per formare ragazzi consapevoli al volante è possibile?
Superato l’esame di teoria, con il foglio rosa in mano, spesso i ragazzi si trovano di fronte ad un dilemma. Da un lato le indicazioni dell’istruttore di guida, professionista consapevole. Dall’altro i consigli del genitore, primo esempio di vita. Non è raro che le due “fazioni” colludano in tempi, modi e strategie. A chi affidarsi? Chi ha il diritto/dovere di insegnare all’aspirante conducente come si guida? Uno studio americano ha cercato di stilare una lista di pro e contro delle due parti in causa. I genitori possono, quindi, essere risorsa per l’autoscuola?
GENITORI AL VOLANTE: UNA RISORSA NEL PERCORSO DI APPRENDIMENTO
Sicuramente i genitori al volante e non ci insegnano molte cose e sono i nostri primi esempi, i primi modelli a cui ci affidiamo. Proprio perché ci conosciamo reciprocamente molto bene, possiamo attribuire al genitore-insegnante alcuni vantaggi esclusivi:
– Imparare in un ambiente potenzialmente più confortevole: la familiarità di chi ci sta accanto limiterà il senso di ansia derivante dallo svolgere un compito nuovo;
– Maggiore flessibilità: invece di poter guidare solo a orari prestabiliti, si avrà l’opportunità di guidare più volte al giorno, acquisendo più pratica;
– Possibilità di esercitarsi tra una sessione di guida e l’altra: più allenamento, più situazioni e potenziale miglioramento nella guida;
– Risparmio di denaro: a volte si mette il denaro al primo posto, preferendo quindi di non affidarsi a dei professionisti. Ma quali sono i rischi?
I RISCHI DI CHI NON E’ DEL MESTIERE: GENITORI ALLA GUIDA
Allo stesso tempo, però, proprio quel rapporto disteso e leggero tra genitori e figli può essere un vero ostacolo. A volte saper fare, non equivale a saper insegnare.
– I genitori non sono insegnanti professionisti: hanno molta esperienza, ma è passato molto tempo da quando studiavano per conseguire la patente. Potrebbero aver dimenticato nozioni fondamentali o non essere aggiornati sulle ultime novità.
– Potrebbero trasmettere le cattive abitudini apprese nel tempo: non fermarsi ai segnali di stop, ad esempio, può non essere visto come un grosso problema. Per chi sta imparando, invece, è fondamentale apprendere correttamente la differenza tra un segnale di stop e una precedenza.
– Non è così sicuro: le scuole guida utilizzano auto con doppi comandi da utilizzare in caso di emergenza. I genitori hanno molto meno controllo quando i loro figli sono al volante.
– C’è il rischio di imbattersi in conflitti: è più probabile litigare con persone che si conoscono bene che con un istruttore di guida appena incontrato. In particolare, in situazioni di guida stressanti ciò può causare problemi, inficiando il processo di apprendimento.
IL VALORE AGGIUNTO DELL’AUTOSCUOLA: LA NECESSITA’ DI SAPER INSEGNARE
Spesso si confonde il saper fare con l’arte di saper insegnare. Non si tratta di un semplice scambio di informazioni. Per far sì che chi abbiamo davanti apprenda bisogna saper trasmettere l’importanza e l’utilità di quelle nozioni, aiutare a memorizzarle e ritrovarle al bisogno. È necessario, poi, saper valutare l’apprendimento (a prescindere dal risultato dell’esame). Tra le risorse che un’autoscuola può mettere a disposizione possiamo citare:
– Gli istruttori sanno cosa stanno facendo: gli istruttori passano anni a insegnare a conducenti in erba e spesso sono estremamente bravi in quello che fanno. Si aggiornano costantemente e sono in grado di individuare le aree problematiche per gli studenti. Possono, quindi, aiutare ad affinare abilità specifiche che altrimenti potrebbero essere trascurate.
– Il veicolo è appositamente attrezzato: i veicoli hanno caratteristiche di sicurezza per fornire l’esperienza di guida più sicura a studenti e istruttori.
– Gli istruttori conoscono la prova pratica: sanno indicativamente su cosa verterà l’esame, il che li rende preparati a risponde alle domande in caso di dubbi.
LA “VIA DEL GIUSTO MEZZO”: RISORSE CONGIUNTE PER NEOPATENTATI PIU’ SICURI
Il processo di apprendimento per conseguire la patente è complesso. Non c’è un modo giusto, standard, per farlo. Alcuni studenti imparano meglio nel comfort del veicolo familiare, altri si sentono più a loro agio in un veicolo estraneo e adeguatamente attrezzato. Come possiamo unire le forze (e le risorse) per permettere ai neopatentati di guidare in modo consapevole? Sicuramente il conflitto e lo scontro non sono la soluzione. Se da un lato vi è la professionalità dell’autoscuola, dall’altro non possiamo negare la sicurezza dell’ambiente familiare. Fondamentale è essere consapevoli dei confini insuperabili definiti dal proprio ruolo. Ecco che così il lavoro di squadra verso un unico bene comune diventa “un gioco da ragazzi”. Una strategia efficace, come già accade in altri Paesi, vede corsi specifici per genitori organizzati dalle autoscuole. Si vanno così a formare genitori consapevoli che sono risorsa, non più ostacolo e il risparmio (tempo, risorse e denaro) non è più un miraggio!
Utente registrato
01:05, 5 Maggio 2022Mio padre era istruttore e a volte parlavamo del suo lavoro. Devo dire che, fermo restando che le ore di guida con un professionista sono indispensabili, in genere ulteriori ore con i propri genitori sono un aiuto in più (tranne pochi casi in cui i genitori non sono proprio in grado di insegnare).Tuttavia vorrei segnalare un’altra questione: molti genitori vogliono fare fare il minor numero di guide possibile per risparmiare poi, sempre loro, non si fidano a lasciar guidare il figlio. È un controsenso. Forse vale la pena spendere qualche centinaia di euro in più, una volta nella vita!