Negli incidenti stradali prevenzione e informazione possono coesistere? Il far notizia a tutti i costi rischia di sacrificare e vanificare la prevenzione
La cronaca nera ha un potere attrattivo senza eguali. Ma qual è il confine tra informare e soddisfare la curiosità di chi legge? Le notizie di cronaca a seguito di incidenti stradali solitamente hanno due costanti: un titolo sensazionalistico e un buon numero di commenti atti a condividere supposizioni, ricostruzioni e certezze assolutistiche. Spesso quindi non si punta a far informazione ma a far notizia. Nel mondo online si dà avvio, così, a una corsa costante al maggior numero di click, visualizzazioni e condivisioni. Ma a quale prezzo? Ecco che vengono inseriti dettagli personali della vittima o del colpevole, ricostruzioni improvvisate senza la base di prove concrete, o semplici supposizioni che, si sa, diventano presto assolute verità. Oltre a questo, però, il far notizia a tutti i costi sacrifica e vanifica la prevenzione. La ricerca della notizia sensazionalistica, infatti, fa perdere un’occasione: quella di limitarsi a narrare i fatti e dedicare il resto dello spazio a una campagna di prevenzione studiata ad hoc.
INCIDENTI STRADALI E INFORMAZIONE: DIRITTO DI CRONACA O PRIVACY?
Invece di riportare semplicemente i fatti spesso si tende a fornire interpretazioni, ricostruzioni e dettagli privati. Da un lato incontriamo così il diritto di cronaca come espressione della libertà di manifestazione del pensiero, che consente di riportare e pubblicare fatti di pubblico dominio senza incorrere a censure, a patto di rispettare determinati limiti. A questo si collega il diritto del cittadino a informarsi attraverso una pluralità di fonti, per giungere a una personale consapevolezza in merito a una determinata circostanza.
L’interesse all’informazione può comportare una temporanea compressione della sfera privata del singolo se rispetta i seguenti limiti:
- Veridicità della notizia pubblicata;
- Esposizione della notizia secondo criteri di correttezza formale (continenza della notizia);
- Sussistenza dell’interesse pubblico alla conoscenza del fatto narrato (pertinenza della notizia).
Dall’altro c’è il diritto alla riservatezza, ovvero il diritto a tenere segreti aspetti, comportamenti o atti relativi alla sfera intima della persona, impedendo che tali informazioni vengano divulgate senza l’autorizzazione del soggetto interessato.
I RISCHI DELL’INFORMAZIONE: LA VITTIMIZZAZIONE SECONDARIA E NON SOLO
Nel caso degli incidenti stradali presupposto fondamentale è un evento accidentale non voluto. A differenza di altre situazioni, come l’omicidio, la vittima non viene selezionata sulla base di certe caratteristiche. La vittima è un qualsiasi utente della strada, pertanto la dinamica principale che contraddistingue l’evento, è la casualità̀ che rende, sostanzialmente, tutti gli individui potenziali vittime. Spesso, però, si tende a ipotizzare una possibile escalation nel comportamento della vittima, la victim precipitation. Un’attribuzione di responsabilità̀ alla vittima che con il suo comportamento fa precipitare gli eventi (non rispetta il codice della strada, l’alta velocità, guida in stato di ebrezza). Non è raro, quindi, che la vittima del sinistro stradale subisca una sorta di tripla vittimizzazione:
- È vittima dell’incidente (vittimizzazione primaria);
- È vittima della scarsa sensibilità o scarsa attenzione ai suoi processi emotivi da parte di chi interviene in momenti così delicati (vittimizzazione secondaria).
- Può essere vittima dell’insorgenza di sintomi conseguenti allo stabilizzarsi delle emozioni negative, quali la paura (vittimizzazione terziaria).
GUIDA SICURA: IL LINGUAGGIO CREA PERCEZIONI
Affinché la cronaca diventi utile strumento di prevenzione bisogna ricordare che le parole utilizzate hanno un peso. Innanzitutto è bene distinguere tra il termine pericolo quale proprietà intrinseca di un’entità avente il potenziale di causare danni, e rischio, la probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego e di esposizione. Semplificando, un’automobile è potenzialmente pericolosa, ma è come la si utilizza che fa la differenza (livello di rischio). Se vogliamo mettere in campo una campagna di prevenzione efficace dobbiamo attenerci ai fatti: la prematura ricerca del colpevole può portare un cambio di focus disfunzionale. Le parole sono evocative e proprio per questo vanno scelte con cura.
Contributo a cura di Marianna Martini – Psicologa del Traffico.