Le elettriche non vanno, i dirigenti fanno le valigie e BMW converte la casa delle "i" nel tempio della guida autonoma
Ricordate il lancio mondiale delle BMW “i”, la cittadina i3 (guarda com'è fatta l'elettrica di Monaco) e la prestante sportiva ibrida i8? Sembra passato molto tempo e, in effetti, si è sulla soglia di un grande cambiamento: la divisione “i” cambia rotta e fa della guida autonoma il nuovo centro della sua attività.
GUERRA DI ELETTRONI Le elettriche e le ibride dotate di una certa ricercatezza sembra vadano per la maggiore: oltre alla Tesla Model 3 (applaudita anche da Nissan per la sua probabile capacità di aprire il mercato) sono molto conosciute le BMW i8 e l'Audi A3 e-tron. Piuttosto diffuse sono poi le “cugine” Nissan Leaf- Renault Zoe e tutta la stirpe delle ibride Toyota. Chi vorrà comprare auto elettriche avrà sempre più scelte: la Tesla Model 3 arriverà nei saloni probabilmente nel 2018 (Elon Musk ha dovuto rivedere i suoi piani di produzione) e Porsche e Audi stanno lavorando in modo che le loro elettriche siano sul mercato entro il 2019 ma BMW, che con le “i” si era mossa con un certo (troppo?) anticipo, da l'impressione di aver fatto una conversione a 180°. Sembra infatti che la casa automobilistica bavarese lancerà la sua prossima auto completamente elettrica non prima del 2021. BMW ha infatti deciso di non emulare Tesla e Porsche nel lanciare berline sportive a emissioni zero nei prossimi anni ma, piuttosto, di integrare la trazione elettrica con la prossima, promettente tecnologia: la guida autonoma.
SI CAMBIA REGISTRO L'esperienza delle “i” non ha mai somigliato ad una marcia trionfale: l'elettrica i3 non è riuscita a guadagnare i favori del pubblico, vendendo 25.000 esemplari l'anno scorso. Un confronto con Tesla è significativo: le vendite del 2015 hanno superato le 50.000 unità e si tratta di Model S e Model X decisamente più costose, per non parlare dei 370.000 ordini della molto più abbordabile Model 3. L'annuncio del cambio in corsa per la Divisione i è stato dato dal capo del dipartimento Ricerca & Sviluppo Klaus Froehlich, che in un'intervista ha detto di aver rilanciato, in aprile, la divisione come un'unità dedicata alla produzione di auto a guida autonoma. “È in fase di lancio e noi la chiamiamo 'Progetto iNext'”. Questo revamping arriva dopo non meno di 4 defezioni (non sappiamo se esse sono causa o effetto di questo rinnovamento) da parte di dirigenti nel 2016: per esempio Dirk Abendroth, direttore dei powertrain dei veicoli “i”, Henrik Wenders, Vice president del product management della divisione i, e Carsten Breitfeld, Vice presidente of engineering e responsabile della i8, sono stati arruolati da una nuova azienda cinese che vuole produrre veicoli elettrici (Faraday Future, finanziata da un miliardario cinese, rompe gli indugi e nel 2018 aprirà lo stabilimento anti-Tesla).
SHARING A TUTTA BIRRA La guida autonoma non è semplice da implementare e così BMW sta assumendo esperti di apprendimento automatico e intelligenza artificiale. Questi tecnici dovranno integrare e rendere più “smart” le funzioni dei sistemi di assistenza alla guida già esistenti, come il cruise control, la frenata automatica di emergenza, il supporto al mantenimento della corsia e il parcheggio automatico. Il progetto di BMW è orientato alle nuove modalità del trasporto leggero e alla mutazione delle Case automobilistiche, future fornitrici di “servizi di mobilità” più che di veicoli. Coerente appare così il fatto che il Costruttore abbia già investito non soltanto in ParkNow e Parkmobile, aziende attive nel settore dei parcheggi prenotabili e pagabili online, ma anche in società di car sharing, soprattutto in Cina. Froehlich ha infatti spiegato che con un proprio veicolo autonomo BMW potrebbe lanciare il business del car sharing senza dover pagare i conducenti, avendo così un vantaggio competitivo rispetto a società come Uber e Lyft, la cui attività sta inoltre erodendo le vendite delle automobili, spingendo il concetto di proprietà part-time (leggi come il Car Sharing e la guida autonoma potrebbero cancellare l'auto di proprietà). L'importanza di questo modello di business è evidente: basta pensare alle alleanze fatte da Volkswagen con Gett e da Toyota con Uber, accordi che faranno loro recuperare il terreno perduto nei confronti di GM. Su questa base la conversione della Divisione i appare quindi logica e, potremmo dire, anche necessaria.