BMW-Rover: storia di un'acquisizione finita presto e male

BMW-Rover:  storia di un'acquisizione finita presto e male Il recente acquisto di Opel da parte di PSA fa ricordare analoghe operazioni entusiastiche come quella tra BMW e lo storico marchio inglese

Il recente acquisto di Opel da parte di PSA fa ricordare analoghe operazioni entusiastiche come quella tra BMW e lo storico marchio inglese

22 Febbraio 2018 - 10:02

Il 31 gennaio del 1994 una notizia bomba ma soprattutto inattesa scuote il mondo dell'auto: la tedesca BMW acquista per 800 milioni di sterline l'80% del Gruppo Rover dalla British Aerospace (BAe), principale azionista di Rover Group dal 1988. Il restante 20% resta alla Honda già socio di minoranza e partner tecnico dal 1981. L'importante gruppo inglese comprende inoltre i marchi Land Rover, Mini ed MG oltre  quelli “dormienti” Austin, Morris, Wolseley, Triumph, Riley utilizzati in passato in epoche diverse.  Gli inglesi più nazionalisti e i sindacati non giudicano  positiva questa epica svolta che vede la principale Casa automobilistica britannica (ex BritishLeyland a capitale statale)  passare totalmente in mano straniera dopo solo 6 anni dalla sua privatizzazione fortemente voluta dal governoconservatore di Margaret Thatcher. Questo matrimonio anglo-tedesco, nato sotto i migliori auspici, nel giro di appena 6 anni è destinato a naufragare tra recriminazioni politiche e  accuse reciproche tra i due partner. Il marchio Mini resta di proprietà BMW, mentreLand Rover, altro “gioiello di famiglia”, viene incautamente venduta alla Ford. Rover ed MG vengono invece cedute al fondo di investimenti Phoenix ma il nuovo gruppo MG Rover fallirà nel 2005. Esaminiamo ora in dettaglio gli avvenimenti e i retroscena della vicenda.

HONDA TRADITA Anche la Honda esprime dissenso e stupore per tale accordo definito come un tradimento. Va infatti riconosciuto alla tecnologia e ai sistemi produttivi della Casa giapponese buona parte del successo commerciale e tecnico del prodotto Rover di ultima generazione. Nobuhiko Kawamoto,  presidente della Honda, dichiaraa caldo che con la vendita alla BMW  “si perdono gli sforzi di Honda e Rover per assicurare un solido futuro per Rover, basato sulla sua indipendenza e la sua immagine di marca”. Ovviamente Honda non ha più interesse a mantenere il 20% del capitale e cede la quota a BMW.

IL SOSPETTO DEI SINDACATI Tuttavia, non mancano i parere positivi sull'inattesa acquisizione di Rover Group da parte di BMW che promette di rispettare i programmi di investimenti e i posti di lavoro. Il governo conservatore in carica egran parte della stampa specializzata europea commentano positivamente la creazione del nuovo gruppo, a buon diritto leader mondiale del segmenti premium e 4×4 alto di gamma. I sindacati inglesi esprimono invece il timore che BMW voglia solo acquisire gli impianti di produzione di Rover per ridurre i propri costi, affossando progressivamente il marchio Rover i cui modelli, almeno in parte, sono concorrenti diretti di BMW. In effetti, i sospetti dei sindacati non sembrano infondati considerando che in Germania il costo unitario del lavoro è  doppio rispetto a quello del Regno Unito (16,90 sterline contro 8,60). Gli avvenimenti degli anni successivi, come vedremo, confermeranno le preoccupazioni dei sindacati inglesi.Anche l'opposizione laburista definisce senza mezzi termini la vendita di Rover ai tedeschi “una frode al contribuente” e un atto “vergognoso”.

DUE  REALTA' A CONFRONTO Per avere un quadro completo delle forze in campo riportiamo di seguito una sintetica carta d'identità dei due marchi interessati al momento della fusione. BMW- modelli in produzione ( da 1600 cc a 5000 cc): Serie 3, Serie 5, Serie 7, Serie 8; oltre 71 mila dipendenti per 11 fabbriche dislocate in Germania, Austria, Sud Africa e USA; fatturato '93 circa 29 miliardi di marchi; auto prodotte (1993): 533 mila (- 9% rispetto al 1992). Rover Group -modelli in produzione (da 1000 cc a 4200 cc):Mini, serie 100, serie 200/400, serie 600, serie 800. Land Rover:Defender, Discovery, Range Rover.4 fabbriche tutte in Gran Bretagna; 33 mila dipendenti, auto prodotte (1993): 448 mila (+9,7 rispetto al '92); fatturato '93: 3,95 miliardi di sterline (circa 10 miliardi di marchi al cambio del 1993). Da questi dati si rileva anzitutto che i dipendenti BMW sono più del doppio rispetto a quelli Rover a fronte di una produzione numericamente non molto dissimile. Il fatturato più alto di BMW si spiega in gran parte con la maggiore redditività dei modelli tedeschi rispetto alla produzione Rover che comprende una consistente fascia di modelli più economici (Mini, serie 100 e 200/400) a più basso margine di guadagno.Diverse anche le politiche dei prezzi condotte dalle due Case: listini ai vertici dei rispettivi segmenti per BMW, prezzi molto competitivi e strategia commerciale aggressiva per la gamma Rover. Da sottolineare il diverso trend della produzione, in crescita per Rover, in calo per BMW. Giova inoltre ricordare che la mitica Mini, presentata nel 1959, in quegli anni è a fine carriera (la produzione cessa nel 1999 dopo oltre 5 milioni e 500 mila esemplari) a causa di oggettive difficoltà nel rispettare le più stringenti normative sulle emissioni e sulla sicurezza passiva. La nuova Mini, già in fase di progettazione, viene pertanto ereditata dalla BMW e sarà nuovamente un successo.

PROMESSE MANCATE L'intera gamma Rover, già in listino da alcuni anni prima dell'arrivo dei tedeschi,  durante i 6 anni di gestione BMW, necessita di rinnovamento. L'investimento è ancor più giustificato per i modelli di segmento inferiore, più anziani ( serie 100 e 200), dove la gamma BMW è assente. Ma le cose andranno diversamente. La piccola Rover 100, in produzione dal '90,  non è altro che l'evoluzione della Austin Metro (presentata nel 1980) di cui conserva la scocca e le sospensioni Hydragas lievemente aggiornate. La serie 100 esce dal listino nel '97 e non viene sostituita.La 200 risale al 1989 con un restyling nel '95. L'ammiraglia Rover 800 e la 600 risalgono rispettivamente al 1986 e al '93.Per ambedue i modelli la produzione cessa nel 1999.

ARRIVA LA 75 L'unico nuovo modello del marchio inglese realizzato sotto la gestione BMW è la Rover 75 che dal 1999 sostituisce la serie 600 e 800. La 75 si rivela un'ottima vettura, affidabile, confortevole e ben rifinita. Si inserisce, secondo le intenzioni dei tedeschi, tra la serie 3 e la 5 di BMW e per differenziarla dalle cugine teutoniche si adotta la trazione anteriore, pur disponendo di un pianale con tunnel per l'albero di trasmissione.Le sinergie con il prodotto BMW si limitano alla componentistica elettrica/elettronica non visibile mentre i motori a benzina ( un 4 cilindri 1.8 e due 6V 2.0 e 2.5)  e il telaio sono di progettazione Rover. Previsto anche un diesel 2.0 di provenienza BMW. La presentazione dell'auto al Motor Show di Birmingham del '99 è turbata da inopportune critiche del presidente della BMW, BerndPischetsriederrivolte al governo britannico per i mancati finanziamenti governativi per la riqualificazione degli impianti di  Longbridge destinati alla produzione delle nuove Mini. La stampa intravede in questo commento polemico l'intenzione velata, da parte di BMW, di disfarsi delle Rover a causa di questo sgarbo e delle continue perdite finanziarie. L'ipotesi si rivelerà tra non molto assolutamente fondata.  Nello stesso anno  Pischetsrieder è costretto a lasciare BMW. Comunque la nuova “75” riscuote giudizi estremamente positivi dalla stampa specializzata e in breve tempo si piazza al 5° posto fra le auto più vendute nel Regno Unito.Tuttavia, come detto in precedenza, il processo di rinnovamento dei modellinon prosegue a parte la nuova Mini già in avanzata fase di realizzazione. Il resto della gamma è stata lasciata (volutamente?) invecchiare con inevitabile calo di vendite. Un copione già vistoalcuni anni prima in territorio francese, che racconteremo quanto prima.

LA FOTOCOPIA FA LA DIFFERENZA Fonti ben informate riferiscono che la convivenza aziendale tra manager e tecnici inglesi e tedeschi non è stata mai facile. Nascono frequenti disaccordisulla gestione della garanzia poiché si scontrano due diverse filosofie: l'inglese più “customeroriented” e disponibile, quella tedesca molto inquadrata nelle rigide regole interne. Il diverso approccioumano e professionale si manifesta anche nelle cose più banali. Si raccontano aneddoti coloriti come quello del dirigente tedesco che chiama sempre la segretaria per fare una fotocopia, mentre l'inglese di pari grado o addirittura superiore normalmente esce dal suo ufficio e le fotocopie se la fa da solo.

VENDITA E  SMEMBRAMENTO L'illusione di un prestigioso super gruppo anglo-tedesco di segmento premium-lusso si infrange il 16 marzo del 2000 quando il vertice BMW in seduta straordinaria decide la vendita e lo smembramento del gruppo Rover. Come detto, il marchio Mini resta in mano ai tedeschi e continuerà a produrre in Gran Bretagna nello storico stabilimento di Cowley. Land Rover viene venduta alla Ford, già proprietaria di Jaguar dal 1989. Il ramo Rover vetture stradali è assorbito dalla finanziaria Phenix conAlchemyPartners. I nuovi proprietari promuovono il marchio sportivo MG creando il nuovo gruppo MG Rover che continuerà a produrre i modelli esistenti nell'impianto di Longbridge. Le reazioni non si fanno attendere: il governo inglese, questa volta del laburista Tony Blair, si dichiara profondamente deluso ma non interferisce. Sono lontani i tempi in cui i governi laburisti nazionalizzavano le grandi aziende in crisi ( vedi BritishLeyland). I sindacati non esitano a definire ” imbroglioni” i capi tedeschi. La famiglia Quandt azionista di maggioranza di BMW parla di decisione inevitabile alla luce del grave indebitamento causato dalla gestione Rover. I contraccolpi della vicenda sono pesanti anche per la dirigenza tedesca: a Monaco tre membri della presidenza sono licenziati in tronco. Pagano il passivo di 4,9 miliardi di marchi accumulato dal gruppo bavarese.

LA VENDETTA DI LAND ROVER Coloro i quali affermano, da subito o solo dopo alcuni anni, riflettendo  sulla successione degli avvenimenti, che gli unici reali interessi di BMW per il gruppo Rover si limitano fin dall'inizio al marchio Mini e alla tecnologia dei SUV di cui Land Rover è leader mondiale da sempre, non sono lontani dal vero. Non è un caso che nel 1999 BMW presenta X5 il suo primo SUV.  Alla luce dei fatti  non si può negare che la Land Rover, venduta senza troppi riguardi  da BMW a Ford, si sia presa una schiacciante rivincita nei confronti di ambedue i marchi (Ford ha poi ceduto, per far cassa, Jaguar e Land Rover nel 2008 al Gruppo Tata). Infatti il marchio inglese, passando al Gruppo indiano, sforna nuovi modelli di grande successo a getto continuo realizzando negli ultimi anni continui nuovi record di vendite e di fatturato.

ULTIMO ATTO La produzione della MG Rovertermina nel 2005 con il fallimento. Le cause di tale triste epilogo sono le stesse che hanno provocato il divorzio tra BMW e Rover 5 anni prima: il mancato aggiornamento della gamma con conseguente continua calo delle vendite. I nuovi proprietari di MG Rover non hanno la necessaria forza economica per investire su nuovi prodotti, a differenza di BMW. Inoltre, dopo il fallimento, sono emersi gravi elementi riguardanti una gestione aziendale poco responsabile. Il gruppo MG Rover è stato acquisito  dalla cinese Nanjing Automobile (NAC) che ha prodotto fino al 2013 a Longbridge e in Cina la MG 7 su base Rover 75. Tuttavia il marchio Rover, acquisito da Ford nel 2006 e ceduto poi al gruppo Tata, non può essere utilizzato dalla nuova gestione cinese. Nel 2008 il gruppo SAIC, che nel frattempo aveva incorporato la Nanjing Automobile Corporation, ha ripreso la produzione a marchio “MG”, oltre che in Cina, anche nello storico impianto di Longbridge.

1 Commento

Bruno
12:00, 25 Febbraio 2018

Gent.mo Michelangelo,
La ringrazio anzitutto per il gradito apprezzamento. Spiace dirlo, ma quello che è stato scritto fin'ora su questa vicenda, specie in Italia, tende ad addebitare a Rover ogni responsabilità. La realtà è un'altra, come ho cercato di spiegare nel mio articolo. Poi sarebbe stato interessante esaminare le situazioni dei due marchi sul mercato italiano, prima e durante la fusione. Grazie per l'attenzione.
Cordiali saluti
Bruno Pellegrini

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