Bologna Città 30: -16% di incidenti e +29% di uso bici in un mese

Bologna Città 30: -16% di incidenti e +29% di uso bici in un mese

Primi dati su Bologna Città 30: -16% di incidenti e +29% di uso delle bici nel primo mese di attivazione, il sindaco Lepore è soddisfatto ma il futuro rimane incerto

28 Febbraio 2024 - 15:30

Il futuro di Bologna Città 30 è nebuloso dopo la recente direttiva del MIT che di fatto vieta di introdurre un limite generalizzato di 30 km/h nei centri urbani. Il presente, in attesa di sviluppi, è invece promettente: il sindaco del capoluogo emiliano Matteo Lepore ha infatti snocciolato i primi dati sulla Città 30 a un mese dalla sua istituzione, che rivelano una significativa diminuzione del numero di incidenti stradali, e in particolare degli incidenti che coinvolgono i pedoni, e un forte aumento dell’uso della bicicletta come mezzo per recarsi al lavoro.

BOLOGNA CITTÀ 30: INCIDENTI IN CALO E AUMENTA L’USO DELLE BICI

Intervenendo all’incontro “Più piano, più sicuro – Zone 30, sicurezza stradale e autonomia delle città” svoltosi proprio a Bologna il 28 febbraio e che ha visto la partecipazione di sindaci, esperti e associazioni impegnate sul tema delle zone 30 e della sicurezza stradale, Lepore ha annunciato che nel primo mese di attivazione della Città 30 gli incidenti sono scesi del -16%, con punte del -25% per quelli con il coinvolgimento di pedoni. È inoltre aumentato del +29% l’uso della bicicletta per andare al lavoro. “Non a caso, fra le province della regione Bologna è la città che ha i dati migliori sulle PM10“, ha aggiunto il sindaco con particolare soddisfazione.

LA DIRETTIVA DI SALVINI CONTRO LA CITTÀ 30

Tuttavia, nonostante questi numeri positivi (e siamo solo al primo mese), su Bologna Città 30 pende la spada di Damocle della direttiva del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui limiti di velocità in ambito urbano, voluta fortemente da Salvini anche (se non soprattutto) per ragioni di carattere politico. La direttiva interviene infatti sul potere degli enti proprietari delle strade di fissare limiti massimi di velocità inferiori a quelli previsti dal Codice della Strada (50 km/h per le strade nei centri abitati, con possibilità di elevarlo a 70 km/h), mettendo dei paletti piuttosto rigidi e definendo ‘arbitrario’ qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti nel contesto urbano.

Bologna Città 30

BOLOGNA CITTÀ 30 RESISTE MA FINO A QUANDO?

Dall’uscita della direttiva è dunque iniziato un braccio di ferro tra il Comune di Bologna, che vuole mantenere a tutti i costi la Città 30, e il MIT che invece pretende il rispetto delle disposizioni. Il sindaco Lepore per il momento tiene duro ma lo scontro, nato più per questioni politiche tra fazioni di diverso colore che per effettivo interesse verso le problematiche stradali di Bologna, potrebbe arrivare presto a un punto di non ritorno. La disapplicazione della Città 30 sotto le Torri per ora non ci sarà e si proverà a trovare una quadra che coinvolga anche altri Comuni italiani sotto le insegne dell’Anci.

CHE COS’È BOLOGNA CITTÀ 30

Per quei pochi che non lo sanno il progetto Bologna Città 30, partito lo scorso 16 gennaio, prevede l’abbassamento del limite massimo di velocità in tutte le strade urbane da 50 a 30 km/h, ad eccezione delle principali vie di scorrimento dove è rimasto a 50 km/h. Di fatto i 30 km/h sono diventati a Bologna la nuova normalità, andando a coprire il 70% delle strade del centro abitato e il 90% di quelle della parte di città più densamente vissuta dalle persone. Gli obiettivi della Città 30 sono principalmente quelli di aumentare la sicurezza stradale e di ridurre le emissioni di smog. Obiettivi che, a leggere i numeri del primo mese di attività, sembrerebbero già centrati.

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