Case tedesche sotto accusa: accordo segreto per risparmiare 80 euro ad auto

Case tedesche sotto accusa: accordo segreto per risparmiare 80 euro ad auto Bmw

Bmw, Mercedes e Volkswagen accusate da una rivista tedesca di fare cartello: l'accordo segreto ora oggetto di indagine andrebbe avanti da 20 anni

24 Luglio 2017 - 10:07

Le leggi dell'economia sono piuttosto complicate, piene come sono di formule matematiche e termini a volte oscuri. Una delle prime cose che si studiano sono le forme della concorrenza, che hanno nomi ormai di dominio comune. Al soffocante monopolio fa da contraltare la rassicurante concorrenza, paladina (almeno in teoria) dei cittadini-consumatori. In mezzo sta l'oligopolio, una sorta di “concorrenza presunta” perché le Aziende sul mercato, per quanto più di una, sono comunque poche ed facile che si mettano d'accordo fra di loro. Questa pesantissima accusa viene rivolta a 5 Case tedesche, indiziate di essersi accordate anche per i dispositivi antinquinamento in una maniera che richiama direttamente il dieselgate (leggi delle pressioni del governo USA perché VW si converta all'elettrico).

SCANDALO AL SOLE Come in un giallo di Agatha Cristhie c'è il misfatto, le indagini, la confessione e (chissà) la punizione. Tutto nasce venerdi, quando il magazine Der Spiegel riporta la notizia che Audi, BMW, Mercedes-Benz, Porsche e Volkswagen si sarebbero accordate in segreto per risparmiare sui componenti e persino per concordare strategie comuni per eludere i regolamenti sulle emissioni. Queste intese sarebbero nate addirittura 20 anni fa e gli incontri segreti per definirle e aggiornarle avrebbero coinvolto circa 200 dipendenti dei vari Marchi; Autocar ha indicato persino una delle occasioni di queste riunioni “carbonare”: il Salone di Parigi del 2010.

INTERVIENE (ANCHE) L'EUROPA L'Unione Europea ha aperto un'inchiesta sull'esistenza di eventuali cartelli in seguito a dichiarazioni e documenti rilasciati da un ex dipendente di Volkswagen; le istituzioni comunitarie non sono però da sole: una dichiarazione della Commissione dice infatti che: “La Commissione europea e la Bundeskartellamt (è l'ente tedesco omologo del nostro Antitrust) hanno ricevuto informazioni su questo argomento, attualmente in fase di valutazione da parte della Commissione. In questa fase è prematuro commentare ulteriormente”.

Anche l'Autorità tedesca che vigila sulla concorrenza è quindi al corrente dei fatti, che comprenderebbero anche lo scambio di importanti informazioni riguardo il come eludere i test delle emissioni di CO2 e particolato e l'abuso di quella thermal window che, permessa per salvaguardare motore e componenti, veniva usata a tutto gas (velenoso?) per limitare il consumo dell'additivo AdBlue (leggi come il trucco che riduce gli NOx durante i test limitava il consumo di urea nella guida su strada). i a porte chiuse. Durante questi incontri, gli addetti di Audi, BMW, Mercedes-Benz, Porsche e Volkswagen si sarebbero scambiati anche informazioni riguardo lo sviluppo dei veicoli, i freni, i motori, a benzina e gasolio, le frizioni e le trasmissioni. Pensate a queste delicate notizie: se fossero state divulgate da un impiegato infedele ad un concorrente ne avrebbero causato l'immediata defenestrazione, processi e sanzioni varie; dato che il flusso era istituzionalizzato, tutto era invece permesso con disinvoltura.

CARTELLO, ANZI, “CARTELLONE” La distorsione della concorrenza (a proposito, anche un giovane studente di Economia vi potrà dire che qualsiasi mercato lasciato a sé stesso tende all'oligopolio e poi al monopolio, donde la necessità di regolamentarlo) colpiva anche i fornitori: le Case si accordavano per selezionarli e per gli altri non c'era possibilità di avere contratti (esistono però anche cartelli fra fornitori, come dimostrato dall'indagine sui produttori di ricamnbi Made in Japan). Un esempio di una sorta di standardizzazione è proprio il serbatoio dell'AdBlue: le Case coinvolte avrebbero concordato una capacità “unificata” di soli 8 litri, così ridotta proprio perché su strada l'azione dell'SCR (leggi come funziona il sistema SCR contro gli NOx), piuttosto blanda, avrebbe limitato il consumo dell'additivo e allungato l'intervallo fra un rabbocco e un altro.

Un serbatoio ridotto costava di meno (si sarebbero risparmiati 80 euro a vettura), liberava spazio utile per il bagagliaio e dava ingiusti vantaggi rispetto ad altri Costruttori, costretti a prevedere contenitori molto più grandi per avere una percorrenza sufficiente fra i rabbocchi. Il “vizietto” del cartello non è nuovo, come dimostrato dal presunto cartello dell'acciaio fra i costruttori e i fornitori automotive per stabilirne il prezzo.

SPERIAMO IN UNO SCONTO Se è vero che un dipendente ha dato informazioni, sembra anche che Volkswagen abbia ammesso un suo possibile comportamento anticoncorrenziale in una lettera inviata alla Bundeskartellamt il 4 luglio. Dato che le Aziende dichiarate colpevoli di aver fatto cartello possono essere sanzionate dalla Comunità europea fino al 10% del loro fatturato (i 5 OEM coinvolti hahho fatturato nel 2016 430 miliardi di euro) , l'ammissione potrebbe spiegarsi con la speranza di uno sconto di pena, visto che la situazione era ormai compromessa. Audi, Mercedes e Volkswagen si sono finora trincerate in un riserbo giustificato dal fatto che: “non commentiamo speculazioni e congetture”. BMW invece attacca e difende il suo serbatoietto: “la nostra tecnologia specifica, con filtro antiparticolato e catalizzatore per gli NOx, allevia il lavoro dell'SCR e permette, insieme alla valvola EGR, di soddisfare la normativa Euro 6 su strada senza dover riprogrammare/richiamare i motori e senza necessità di rabbocchi frequenti per l'AdBlue”. Ogni riferimento sembra quindi puramente… voluto!

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