
Il TAR del Lazio ha annullato la circolare con cui l'ACI dematerializzava il Certificato di proprietà dell'auto: se l'utente lo chiede, va stampato
Prosegue la telenovela sul Certificato di proprietà dell'auto. Dice l'ACI che, dal 5 ottobre 2015, viene rilasciato dal PRA (gestito dall'ACI stesso) esclusivamente in modalità digitale sostituendo progressivamente, per le formalità richieste dalla suddetta data in poi, l'attuale documento cartaceo. Secondo l'Automobile Club, la digitalizzazione del Certificato è in linea con le disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale. In quella data, è nata la battaglia ACI contro Unasca. Quest'ultima (associazione nazionale autoscuole e studi di consulenza automobilistica) ha già attaccato l'Automobile Club per diversi motivi (leggi qui): “L'ACI ha annunciato l'introduzione del Cdp digitale dichiarando che questo porterà il risparmio, oltre che di tonnellate di inchiostro, di circa 30 milioni di fogli, specificando anche il peso della carta in 115 gr/mq. Tuttavia, la realtà è che fare un passaggio di proprietà è diventato molto più complesso di prima”. E un secondo fronte riguarda il certificato cartaceo, come leggete in basso.
IL TAR È CON L'UNASCA Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha accolto il ricorso proposto dall'Unasca per l'annullamento della circolare del 28 settembre 2015, con la quale l'ACI dettava istruzioni di servizio per l'introduzione del Certificato di proprietà digitale, nell'ambito del cosiddetto progetto Semplific@uto. Ecco il problema, per l'Unasca: “L'ACI, nel dettare istruzioni a seguito della introduzione del Certificato di proprietà, tentava di modificare la disciplina sostanziale e la consegna cartacea del certificato, invocando impropriamente l'applicazione del Codice dell'amministrazione digitale, che però non conferisce all'Aci alcun potere di effettuare la riforma oggetto della circolare”. Inoltre, per l'Unasca, attraverso il progetto Semplific@uto, “l'ACI tenta di precostituire il proprio ruolo prima che la riforma ne svuoti le funzioni trasferendole al ministero”, come già emerso qui.
CIRCOLARE NULLA Come spiega l'Unasca, la sentenza del TAR ha condannato l'ACI al pagamento di 8.000 euro per le spese di giudizio e gli onorari, e quindi ha annullato la circolare ACI 005/0007641/15 del 28 settembre 2015 nelle parti in cui la sostituiva il rilascio del Certificato di proprietà cartaceo del veicolo con la mera attestazione di avvenuta formalità, senza possibilità di ottenere il certificato in formato cartaceo neppure su richiesta della parte.
DENTRO LA SENTENZA In riferimento alle istruzioni della circolare sul Pdf di ricevuta per le procedure dello Sportello Telematico dell'Automobilista, si legge nella sentenza del TAR: “Come sollevato dai ricorrenti, la parte ora riportata delle istruzioni è proprio incongruente con il quadro normativo nel corpo del primo motivo riportato”. Ossia con l'articolo 10 del Decreto ministeriale 514/1992 e con gli articoli 93 e 94 del Codice della Strada. Per l'ACI, la circolare va inquadrata nell'ambito delle iniziative legate al Progetto di semplificazione amministrativa del Pubblico Registro Automobilistico comportante la dematerializzazione/digitalizzazione della documentazione necessaria alla presentazione delle istanze al PRA. Ma per il TAR questo non giustifica le disposizioni ACI. Anzi, conclude il TAR, “l'articolo 43 del Codice dell'amministrazione digitale prescrive l'esatto contrario. E cioè che i documenti informatici possono essere archiviati anche con modalità cartacee”. Ora, vedremo se l'ACI farà appello.
luca
20:56, 6 Giugno 2016lo stato italiano dovrebbe dichiarare nulli tutti i documenti rilasciati dal PRA.