Certificato Revisione auto: va stampato e dato al cliente? Cosa cambia davvero con il Certificato Revisione auto? Facciamo chiarezza sulle novità che riguardano utenti e operatori con l’aiuto di un esperto

Certificato Revisione auto: va stampato e dato al cliente?

Cosa cambia davvero con il Certificato Revisione auto? Facciamo chiarezza sulle novità che riguardano utenti e operatori con l’aiuto di un esperto

1 Aprile 2019 - 01:04

Il Certificato di revisione auto entra ufficialmente in vigore, ma ne operatori ne utenti sembrano essere adeguatamente informati su questo certificato. E’ obbligatorio stamparlo? Bisogna darlo al cliente? E poi Cosa succede se il cliente perde o dimentica il Certificato di Revisione in officina? Abbiamo voluto chiarire queste altre curiosità con l’aiuto di Vincenzo Ciliberti, delegato ai rapporti istituzionali di Anara-Confartigianato. Ecco cosa cambia realmente con il Certificato di Revisione, cosa resta immutato e cosa renderebbe più utile un documento voluto da una direttiva europea.

IL CERTIFICATO DI REVISIONE E’ OBBLIGATORIO?

Bisogna stampare e consegnare il Certificato di revisione auto ai clienti? Come ci spiega Ciliberti, la norma è inequivocabile. A decorrere da oggi bisogna consegnare al cliente-utente la stampa che riporta Telaio, numero di targa, chilometri percorsi e scadenza della prossima revisione. Il problema invece nasce da quello che la norma non chiarisce. Alla domanda spontanea del cliente “Cosa devo farci con questo?” non c’è una risposta che l’operatore possa dare e non per sua negligenza. Il decreto ministeriale ha introdotto l’obbligo voluto da una direttiva EU, ma lasciando a metà un provvedimento che così com’è ha una sua utilità relativa. Gli Ispettori tecnici e i Centri di revisione sono ancora in attesa di chiarimenti dal Ministero su quello che devono rispondere ai clienti.

A CHE SERVE IL CERTIFICATO?

Perché da un lato il Ministero non ha definito le funzioni e gli impieghi del Certificato di Revisione (va conservato, esibito ai controlli, mostrato alla successiva revisione?). Dall’altro i contenuti del Certificato di Revisione stabiliti dal Decreto Ministeriale 214/2017, in vigore dal 20 maggio 2018, sono lontani da quelli che vorrebbe la direttiva EU. Si può dire allora in tuta onestà agli automobilisti che il Certificato di Revisione non serve praticamente a niente? Ni. Soprattutto se la percezione che hanno gli automobilisti dall’assenza di linee guida chiare li porta a lasciare tranquillamente il Certificato sulla scrivania del Centro revisioni. La soluzione? E’ nei contenuti, come ci spiega Ciliberti. “Di fronte alle domande legittime dei clienti, l’Ispettore del Centro di revisione è tenuto a dare dei chiarimenti su quella che sembrerebbe una semplice stampa”. Spiega Ciliberti “al di là del pezzo di carta e dell’inchiostro è un costo che grava sull’azienda”.

LE ANOMALIE LIEVI DIMENTICATE

Affinché questo costo possa avere un senso e una sua finalità nel miglioramento della sicurezza stradale però “bisogna riempirlo di contenuti utili anche all’utente- automobilista”. Rispetto agli  altri Paesi europei il nostro Certificato di Revisione infatti ripete solamente le informazioni che si trovano già sul talloncino adesivo attaccato al libretto. Mentre la vera differenza potrebbe farla riportare sul certificato le anomalie “veniali” per le quali l’auto supera a denti stretti la revisione. “Qualche esempio sono gli pneumatici che a 2 millimetri di battistrada superano la revisione, ma sono prossimi al limite di 1,6mm previsto dal CdS” continua Ciliberti. Riportare queste informazioni nel Certificato di Revisione lo renderebbe davvero utile anche a tenere traccia di quello che andrebbe riparato per rendere l’auto sicura ed efficiente al di là della revisione.

LA REVISIONE AUTO BUROCRATICA

Qualcosa che gli Ispettori con senso del dovere fanno già informando verbalmente i clienti se si accorgono che qualcosa richiede una messa a punto. Ma il Certificato sembra andare nella direzione opposta: più carta da gestire e da smaltire, rendendo la revisione auto più burocratica e meno tecnica. Ciliberti non usa mezze parole per spiegare le criticità che affrontano i Centri di revisione auto. Criticità che maturano dopo anni di adeguamenti richiesti ai Centri Prove dal Ministero. Il più recente è il NET2 che ha richiesto investimenti da 4-5 mila euro fino a 30-40 mila euro con lo scopo di contrastare le finte revisioni. Ma che “ha introdotti tempi morti nella procedura che si potrebbero impiegare per operazioni più tecniche e meno amministrative”.

I CONSIGLI APPREZZATI DA POCHI AUTOMOBILISTI

La prova dei fari è uno dei controlli più importanti cui prestiamo attenzione e nell’80% dei casi i fari funzionano male a causa della lampadina montata male dal cliente.” Continua Ciliberti “Così come ispezionare il sottoscocca ha permesso recentemente di rilevare una pericolosa perdita di benzina”. Controlli tecnici e obbligatori previsti dall’articolo 80 del CdS che vengono sempre di più eclissati da procedure amministrative in luogo di una più utile finalità tecnica. Un’auto può superare anche la prova freni con le pastiglie usurate. Ma un controllo del sottoscocca a tubazioni, mozzi e dischi permette di informare il cliente sul reale stato di usura dell’auto. Osservazioni e anomali lievi che per ora solo gli automobilisti più attenti alla sicurezza di guida sembrano apprezzare quando informati a voce dall’Ispettore. Ecco cosa potrebbe rendere davvero utile il Certificato di Revisione auto obbligatorio.

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