
Chi può guidare un'auto intestata a una società? La domanda non è affatto banale perché non sempre le risposte degli addetti ai lavori sono univoche
Un’auto intestata a una società può guidarla chiunque o sono autorizzati a farlo soltanto i soci effettivi? Sappiamo che per ragioni fiscali potrebbe risultare più conveniente intestare l’auto a una società che a una persona fisica, qualora ce ne fosse l’occasione. Poi, però, chi la guiderebbe? Per esempio il socio o uno dei soci dell’azienda potrebbe prestarla a un suo familiare senza incorrere in alcun rischio? Proviamo a scoprire chi può guidare un’auto intestata a una società.
AUTO INTESTATA A SOCIETÀ: DIFFERENZE CON AUTOCARRO
C’è innanzitutto una differenza sostanziale tra auto e autocarro. Nella seconda ipotesi, infatti, le norme sono più restrittive perché, in base all’articolo 54 comma 1 lettera d) del Codice della Strada, gli autocarri sono veicoli destinati al trasporto di cose e delle persone addette all’uso o al trasporto delle cose stesse. In altri termini è ammessa la presenza a bordo, come conducente e come passeggeri, soltanto di personale addetto al trasporto o al montaggio/smontaggio della merce dislocata sull’autocarro. Quindi nessuno può guidare un autocarro appartenente a una società se non le persone autorizzate al trasporto (socio o soci della ditta e dipendenti). Diverso è il caso delle autovetture che, sempre per lo stesso comma, ma alla lettera a), sono semplicemente “veicoli destinati al trasporto di persone, aventi al massimo nove posti, compreso quello del conducente”, senza particolari limitazioni tranne quando sono a uso di terzi.
AUTO INTESTATA A SOCIETÀ: CHI PUÒ GUIDARLA
Pertanto un’auto intestata a una società può guidarla chiunque? Se risulta immatricolata come autovettura (e non come autocarro) non dovrebbero sussistere particolari impedimenti. Non esiste infatti nessuna norma che vieta di guidare l’auto di un altro, anche se questo ‘altro’ è una società, un’azienda o una ditta individuale. C’è soltanto l’art. 94 comma 4-bis del Codice della Strada che fissa un limite di 30 giorni quando si conduce l’auto di una persona appartenente a un nucleo familiare diverso, trascorso il quale bisognerebbe trascrivere le generalità dell’utilizzatore abituale sulla carta di circolazione del veicolo, aggiungendole a quelle dell’intestatario (pena una multa da 728 a 3.636 euro). Si tratta però di una norma difficilmente applicabile: nel caso di un controllo, come si può dimostrare che il soggetto alla guida, diverso dall’intestatario dell’auto (e senza essere suo familiare convivente), ha condotto la vettura per oltre 30 giorni?
ASSICURAZIONE AUTO DI UNA SOCIETÀ
Ma che succede, invece, se un ‘estraneo’ si mette alla guida di un’auto intestata a una società e incappa in un incidente? In quest’eventualità potrebbero sorgere guai seri, con richiesta di rivalsa da parte della compagnia assicurativa, qualora la vettura risultasse assicurata con la formula di guida esclusiva o esperta (se il conducente coinvolto nel sinistro ha meno di 26 anni). Altrimenti nessun problema, anche se ci giungono segnalazioni di compagnie che richiedono un’autodichiarazione del titolare della polizza prima di concedere il nullaosta all’utilizzo dell’auto a una persona estranea alla società.