L'inchiesta di Spotlight sulle strade pericolose d'Italia evidenzia un aspetto controverso: l’attuale normativa non consente di mettere le strade in sicurezza senza infrangere la legge
Un’inchiesta sulle strade più pericolose d’Italia trasmessa all’interno di Spotlight, il programma di approfondimento condotto da Giorgio Iacoboni e in onda settimanalmente su Rai News 24, ha evidenziato un aspetto curioso e controverso: l’attuale normativa non consente di mettere le strade in sicurezza, e chi lo fa si mette contro la legge, che peraltro è ferma a trent’anni fa e assolutamente non adeguata agli standard più moderni.
STRADE PERICOLOSE INCIDONO SUL 20/30% DI VITTIME PER INCIDENTI
Al giorno d’oggi le carenze infrastrutturali delle strade italiane incidono sul numero di vittime degli incidenti stradali, come causa principale o come concausa, in una percentuale stimata del 20/30%. Lo ha dichiarato a Spotlight il professor Maurizio Crispino del Politecnico di Milano, membro esperto del Consiglio superiore dei lavori pubblici, specificando che si tratta all’incirca di 2 morti al giorno, basandosi sul numero di decessi del 2022. Significa che, nell’anno, 730 vittime di incidenti avrebbero potuto salvarsi se le strade fossero state in buone condizioni. Non a caso la puntata si apre con la straziante testimonianza della mamma di Elena Aubry, la giovane motociclista morta nel 2018 sull’Ostiense a causa della pavimentazione sconnessa, nonostante stesse viaggiando a una velocità moderata e fosse protetta da casco e paraschiena.
SICUREZZA STRADALE: LE NORME PER MIGLIORARE LE STRADE SONO VECCHIE
I gestori delle strade e, ancor prima di loro, i legislatori hanno dunque una grossa responsabilità nella prevenzione degli incidenti, avendo gli strumenti per intervenire sia a livello normativo che funzionale. Il problema è che lo Stato italiano, per la costruzione e la manutenzione delle strade, fa ancora riferimento a norme molto vecchie. Il Codice della Strada e il suo Regolamento d’esecuzione sono del 1992, mentre il decreto ministeriale con le ‘norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade’, che ancora detta le regole, è del 2001. Da allora sono passati troppi anni e da questo punto di vista si è fatto poco o nulla. E se le norme sono vecchie diventa difficile intervenire con efficacia, anzi si rischia persino di infrangere la legge.
STRADE PERICOLOSE: PER METTERLE IN SICUREZZA BISOGNA ANDARE CONTRO LE NORME
“Le innovazioni oggi non sono possibili”, ha confermato a Spotlight il professor Lorenzo Domenichini, già ordinario di Costruzione di strade, ferrovie e aeroporti presso l’Università di Firenze. “Perché se uno fa un’innovazione, che come tale non è contenuta nella norma, deve essere approvata da qualcuno. Ma nessuno si piglia la responsabilità di approvarla. Per cui si continua a seguire le regole stampate nella normativa di trent’anni fa, che anzi sono quaranta considerando i dieci anni precedenti in cui si è studiato per emanarla. Oggigiorno la norma è un ostacolo al miglioramento della sicurezza stradale”.
Ciò è confermato anche dai numeri: mentre dal 2000 al 2010 le vittime sulle strade italiane si sono quasi dimezzate, nel decennio successivo la curva positiva è calata parecchio (la flessione è scesa al 18%). Segno che le misure messe in campo all’epoca seguendo le norme dell’epoca non sono più efficaci. Lo stesso Piano nazionale della sicurezza stradale 2030 ha messo nero su bianco che “l’assenza di adeguati finanziamenti può avere influito sul rallentamento del trend di riduzione della incidentalità”.
IL MISTERO DELLA NUOVA NORMA PER L’ADEGUAMENTO DELLE STRADE SCOMPARSA NEL NULLA
La situazione è talmente controversa che perfino l’Anas, come ha rivelato il professor Domenichini, per mettere in sicurezza un tratto della Pontina, una delle strade più pericolose d’Italia, è stata costretta ad agire contro norma al solo scopo di mettere uno spartitraffico tra le due carreggiate ed evitare gli scontri frontali. Un intervento che il professore ha definito “illuminato”, ma ovviamente non si può chiedere a tutti i gestori stradali di prendersi una tale responsabilità col rischio di risvolti giudiziari o penali. Basterebbe semplicemente riscrivere le norme.
“In realtà una normativa più moderna ci sarebbe già”, ha ricordato Domenichini. “Basterebbe aprire un cassetto e tirar fuori un documento: esiste infatti una bozza del 2006 con la norma per gli interventi di adeguamento delle strade esistenti, già approvata dalla Commissione del Ministero dei Trasporti. È arrivata praticamente alla fine dell’iter e doveva essere solo emanata. Solo che nessuno l’ha mai fatto. Perché?” Già, perché?
L’intera puntata di Spotlight con l’inchiesta sulle strade pericolose in Italia è disponibile su Raiplay.