Dazi UE auto cinesi: 12 Paesi favorevoli, quali sono?

Dazi UE auto cinesi: 12 Paesi favorevoli, quali sono?

Scopri le implicazioni dei dazi UE sulle auto cinesi. Quali paesi sono favorevoli, contrari o si astengono? La maggioranza è spaccata

18 Luglio 2024 - 13:45

Dopo tante chiacchiere sulla questione dei dazi UE sull’import delle auto elettriche cinesi, approvati per adesso solo in via provvisoria, ieri finalmente gli Stati membri dell’Unione Europea si sono ‘contati’, mostrando chiaramente chi è favorevole alle nuove tariffe doganali, che è contrario e chi per il momento ha preferito astenersi in attesa di vedere come gira il fumo. Considerando però che l’astensione, quando la conta peserà per davvero, equivarrà a un voto contro. La raccolta dei pareri non vincolanti ha fatto emergere una netta spaccatura tra le forze in campo, con 12 Paesi favorevoli ai dazi, 4 contrari e ben 11 astenuti tra cui l’influentissima Germania. E nessuno capace di raggiungere la necessaria maggioranza qualificata. Tuttavia c’è ancora tempo per cambiare idea.

L’ITER VERSO L’APPROVAZIONE DEFINITIVA DEI DAZI UE SULLE BEV CINESI

Dopo l’approvazione dei dazi provvisori, nella giornata di ieri la Commissione UE ha concluso la raccolta dei pareri degli Stati membri sull’imposizione o meno delle nuove tariffe doganali. Come detto, questi pareri non sono vincolanti ma danno comunque un orientamento di cui Bruxelles dovrà tener conto in vista della decisione definitiva. Entro il prossimo 2 novembre il Consiglio europeo procederà poi con l’eventuale ratifica o meno delle disposizioni attraverso un votazione, questa sì vincolante, a maggioranza qualificata. Significa che l’ok ai dazi dovrà contare sul voto del 55% degli Stati membri (cioè 15 Paesi su 27) in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione totale dell’UE.

PAESI UE FAVOREVOLI E CONTRARI AI DAZI

Questa maggioranza qualificata al momento non c’è. Hanno infatti dato parere positivo ai dazi sulle auto elettriche cinesi solo 12 Paesi contro i 15 necessari e precisamente Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna (Grecia e Repubblica Ceca non hanno preso parte al voto ma sono stati conteggiati tra i sì). Si sono invece astenuti in 11, ossia Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Slovenia e Svezia, mentre hanno votato contro Cipro, Malta, Slovacchia e Ungheria.

Il voto che conta sarà però quello di novembre (quando l’astensione sarà considerata voto contrariò) e fino ad allora molti Stati potrebbero anche cambiare idea. Ad esempio la Germania, che si è astenuta ma è notoriamente contro i dazi, potrebbe convogliare i voti di quei Paesi che ruotano intorno alla sua economia, come Polonia o Repubblica Ceca. Oppure la Francia potrebbe portare dalla sua parte alcuni Stati che si sono astenuti o hanno votato contro. Insomma, la partita è apertissima.

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Bruxelles per ora si è limitata a ‘prendere nota’ dei pareri e nelle prossime settimane continuerà i negoziati con tutte le parti in causa, autorità cinesi comprese, prima della decisione finale. Tutto potrebbe essere di nuovo nella mani della neo-rieletta presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, che fra le altre cose dovrà tenere conto delle ripercussioni minacciate da Pechino (specie sulle esportazioni di cognac francese e di carne di maiale), del parere negativo sui dazi ribadito ancora una volta dalle aziende automotive e del possibile (probabile?) ritorno sulla scena internazionale della ‘scheggia impazzita’ Donald Trump.

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