
I Centri di ricerca italiani saranno impegnati nei controlli del Ministero ma all'omologazione dovrà pensarci chi l'ha emessa
Come avevamo ipotizzato lo scandalo “dieselgate” ha suscitato una reazione a catena, che ha colpito molti Paesi, molte Istituzioni, molti proprietari di automobili “truccate”. Paure e incertezze devono essere però messe da parte; lo ha spiegato anche Marco Mauri, Direttore progettazione servizi automotive di ACI Project (società del gruppo Automobile Club d'Italia), in un'intervista rilasciata poche ore fa all'Ansa. Ecco le sue dichiarazioni.
I NOSTRI CENTRI – Ciò che Mauri ha voluto sottolineare sin da subito è l'atteggiamento da tenere se si scopre di essere il proprietario di un'automobile che rientra nel “caso dieselgate”. Le armi a disposizione per “combattere” questa situazione ci sono e sono racchiuse in una procedura molto semplice, che vieta di intraprendere altre strade, con le quali realmente ci si potrebbe trovare senza una risoluzione (qui un altro nostro approfondimento sul caso). Nel nostro Paese i controlli sui veicoli coinvolti nell'affare Volkswagen spettano a due centri autorizzati: il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Napoli e Jrc Ispra. Questo ultimo è forse meno conosciuto rispetto al Cnr: si tratta del Centro Comune di Ricerca (CCR), che in inglese sarebbe Joint Research Centre, JRC; è una direzione generale della Commissione europea che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cinque paesi membri dell'Unione europea (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna). Mauri ha infine ricordato che la responsabilità dell'omologazione dei veicoli è del Paese di origine degli stessi quindi ad esempio, rimanendo in pieno scandalo “dieselgate”, la Germania lo è per il brand Volkswagen, la Spagna per il brand Seat e la Repubblica Ceca per le Skoda.
IL CASO, IN ITALIA – Così il Direttore di ACI Project ha spiegato anche come si deve comportare uno Stato nel momento in cui si rende conto che all'interno dei propri confini circolano automobili non conformi alle leggi, precisando anche che ciò che è accaduto finora “rientra esattamente nelle situazioni previste dalle norme europee. Se uno Stato membro, nel nostro caso l'Italia, viene a conoscenza di una potenziale non conformità in un veicolo ha l'obbligo di informare tempestivamente le autorità dello Stato che ha rilasciato l'omologazione”. Ad ogni modo questa tappa prevede un pre-accertamento, così ad esempio il nostro Ministero dei Trasporti ha il dovere di “accertare se la segnalazione di questa ipotizzata non conformità sia reale. E questo in Italia lo possono fare solo centri dello Stato o altre istituzioni europee. Gli unici due laboratori autorizzati a farlo sono dunque il CNR di Napoli e il JRC di Ispra, in provincia di Varese. Ed è proprio in questi centri che dovranno essere esaminate le auto del Gruppo Volkswagen o eventuali altre marche per cui ci sia questo sospetto”.
NESSUN TIMORE, E' LA PROCEDURA – E' proprio in questa fase che il proprietario di un'automobile interessata a un eventuale richiamo non deve farsi prendere dal panico, considerando che ciò che è giusto fare spetta alle Istituzioni dei Paesi coinvolti, che guideranno le procedure di rientro, con chiarezza e soprattutto in sicurezza. Così Mauri ha precisato che “bisogna aspettare quindi che venga fatta totale chiarezza sull'effettivo numero di vetture coinvolte sulla identificazione, sugli interventi e sulle modalità di ripristino. La cosa più sbagliata è farsi prendere dal panico, immaginando di guidare un'auto fuorilegge, che non avrà accesso alle ZTL o che perderà di valore al momento della rivendita”. Quando si è sicuri di avere in mano la totale documentazione, allora si potrà provvedere a inviarla allo Stato che è responsabile dell'omologazione e il ministero competente del Paese interessato dovrà farsi parte attiva per fare in modo che la Casa costruttrice risponda entro 90 giorni alle contestazioni ed è nella fase successiva che “l'azienda che ha prodotto il veicolo non conforme dovrà quindi comunicare il piano d'interventi e i dettagli delle operazioni che verranno attuate”, ha detto Mauri. La Volkswagen ha già comunicato che questa fase sarà rispettata entro la fine del mese di ottobre, mentre alla domanda relativa la paura di un proprietario di un'automobile “truccata” di ricevere una comunicazione contenente la revoca dell'omologazione del veicolo, Mauri ha risposto così, escludendo ogni preoccupazione: “soltanto i Ministeri che hanno emesso i certificati in origine hanno la possibilità di sospendere dalla circolazione le auto non conformi. E dovrebbe essere il Kba tedesco, quindi, a prendere una decisione così grave, rispetto ad una “difettosità” che non comporta assolutamente nessun rischio”.