
Il 2 febbraio scade il termine per presentare una soluzione alle emissioni dei SUV Audi, VW e Porsche. Sul fronte USA monta la tempesta
Lo scandalo “dieselgate” per il gruppo Volkswagen continua a creare difficoltà e il Costruttore tedesco è costretto a rimettersi costantemente in gioco sia nel Vecchio Continente che in Usa, dove le soluzioni si dimostrano più tortuose e le strade da percorrere più accidentate. Così in America scade oggi il termine per la Volkswagen di presentare il piano risanatore per 80.000 suoi Suv e vetture di segmenti alti, ma ancora non è stata avvistata alcuna “mossa tedesca”. Il rischio? Un'altra multa salata.
QUESTIONE DI TOLLERANZA – Ne abbiamo parlato accuratamente più volte della differenza che c'è tra l'Europa (che prepara nuove regole a tal proposito; leggi qui tutti i particolari)) e gli Usa da un punto di vista normativo, in termini di emissioni di NOx, più stingenti oltreoceano (dove la tolleranza è minima, leggi qui il confronto tra VW, Epa e Carb). Così, se Volkswagen nel Vecchio Continente ha potuto ufficializzare e quindi comunicare ai clienti il richiamo delle 8,5 milioni di automobili coinvolte, in America la situazione è ancora in fase di stallo. Ad ogni modo la campagna di richiamo del gruppo Volkswagen in Europa comincia questa settimana in Germania, dove gli esperti hanno stimano un afflusso medio di mille auto al giorno presso ogni concessionario e non meno di 90 minuti di intervento per ogni veicolo.
NEGLI USA – In America il Gruppo ha incassa la bocciatura del CARB (California Air Resources Board) e dell'Environmental Protection Agency (EPA) che hanno respinto le misure proposte da Volkswagen sui motori di 2.0 litri Tdi, mentre per la soluzione relativa ai V6 di 3.0 litri Tdi era stato offerto del tempo in più al Costruttore tedesco per avanzare un piano risolutivo (leggi qui i particolari della chiusura di mercato del Gruppo tedesco in Usa). Nella nota del CARB si è potuto leggere che l'ente aveva informato già prima della fine sello scorso anno che il piano di richiamo non era rispondente ai requisiti base delineati dal California Code of Regulations. Di tutta risposta il Gruppo ha spiegato che “siamo impegnati a lavorare in cooperazione con il CARB e gli altri enti regolatori e abbiamo in programma di proseguire le discussioni quando ci incontreremo con l'EPA». A tal proposito, Volkswagen non ha presentato più alcuna soluzione, pertanto dovrebbe prendere in considerazione la linea intransigente americana, che potrebbe aprire uno scenario sconveniente, l'ennesimo, in termini economici.
SUV E SEGMENTI ALTI – In America si fa caso a tutto, ma proprio a tutto; così Volkswagen ha tempo fino a oggi per presentare all'Epa e al Carb delle soluzioni utili all'approvazione dei richiami di circa 80.000 Suv del Gruppo e altre 575.000 automobili di segmenti alti equipaggiate con i motori di 2.0 litri TDi e 3.0 litri TDi. La California Air Resources Board ha gli occhi puntati soprattutto sui Suv che montano il propulsore dalla cilindrata più alta, che ha coinvolto nello scandalo il Volkswagen Touareg (produzione 2009-2016), il Porsche Cayenne ( 2013-2016), l'Audi A6 Quattro, A7 Quattro, A8, A8L e Q5 (tutte prodotte tra il 2014 e il 2016) e l'Audi Q7 (2009-2016). Il portavoce David Clegern del Carb ha detto che “verranno rispettati i tempi già annunciati a fine novembre del 2015. Pertanto la scadenza del 2 febbraio è arrivata. Domani valuteremo l'operato di Volkswagen”. Se il Costruttore tedesco non presenterà soluzioni adeguate per Epa e Carb (e soprattutto se non lo farà in tempo) allora potrebbe compromettere la sua posizione, anche in virtù della probabile multa da 46 miliardi di dollari che il Dipartimento di Giustizia americano ha intenzione di infliggere a Volkswagen per la gravità delle violazioni commesse in termine di emissioni.