La piena attuazione del Documento unico di circolazione slitta di ulteriori tre mesi per la proroga chiesta e ottenuta dalle associazioni di categoria dell'automotive
Mancano pochi giorni all’entrata a regime del Documento unico di circolazione, ma una proroga, richiesta a gran voce da buona parte delle associazioni di categoria dell’automotive, non è ancora da escludere. Le associazioni (Unasca, Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto e Unrae) lamentano infatti l’impossibilità di rispettare la scadenza del 31 marzo 2021 perché i software gestionali delle società, degli uffici, degli studi e delle agenzie che rappresentano non sono ancora in grado di svolgere la nuova procedura digitale. Per il momento la politica ha fatto spallucce alla richiesta di proroga, ma forse c’è ancora margine per un accordo in extremis.
Aggiornamento del 31 marzo 2021 che ufficializza la proroga dell’entrata in vigore del Documento unico di circolazione e di proprietà al 30 giugno 2021. Accordati dunque ulteriori tre mesi per mettere a punto la nuova procedura, contro i sei mesi richiesti dalle associazioni. Il differimento è stato disposto con il decreto-legge Trasporti approvato dal Consiglio dei Ministri n. 10 del 31/3/2021. Successivamente il Governo ha concesso un’ulteriore proroga fino al 30 settembre 2021.
DOCUMENTO UNICO DI CIRCOLAZIONE E PROPRIETÀ: CHE COS’È
A partire dal 4 maggio 2020 è iniziato il progressivo rilascio del Documento unico di circolazione e di proprietà (DU) del veicolo, in sostituzione della Carta di circolazione e del Certificato di proprietà (CdP). Il Documento unico è costituito dall’attuale modello di Carta di circolazione nel quale sono annotati anche i dati relativi alla situazione giuridico patrimoniale del veicolo presenti nel Pubblico Registro Automobilistico (PRA). Visto che finora l’emissione del DU è avvenuta progressivamente per tipologia di operazioni e per i veicoli già immatricolati o iscritti al PRA, in occasione della prima operazione effettuata sono potuti coesistere veicoli dotati di Carta di circolazione e Certificato di proprietà con veicoli già dotati, invece, di Documento unico. Dal 31 marzo 2021, invece, in caso di smarrimento, furto, deterioramento distruzione della carta o del CdP non sarà più rilasciato il relativo duplicato ma verrà emesso il nuovo DU.
DOCUMENTO UNICO DI CIRCOLAZIONE E PROROGA: LE RAGIONI DELLA RICHIESTA
Ovviamente le associazioni di categoria dell’automotive sperano in un rinvio di tale termine, avendo chiesto una proroga di almeno 6 mesi per la messa a regime delle procedure interamente digitali per l’emissione del Documento unico che ancora non garantiscono stabilità e celerità di risposta alla clientela, con conseguenti impatti diretti negativi sul mercato dell’auto già fortemente rallentato dalla crisi dovuta all’emergenza Covid. Sembra infatti che il nuovo sistema, pur rappresentando sicuramente un passo in avanti nella semplificazione e nella digitalizazione delle pratiche auto, ha però evidenziato importanti difficoltà di comunicazione tra i sistemi del PRA e quelli dell’Archivio nazionale dei veicoli. Col risultato che per operazioni tutto sommato di routine come l’immatricolazione auto i tempi per portare a termine la pratica si sono notevolmente diluiti.
PROROGA DEL DOCUMENTO UNICO: SARÀ DI 3 O DI 6 MESI?
“La sperimentazione è stata troppo breve e ha subito rallentamenti significativi. Questo sia per pesanti problemi tecnici che per l’emergenza sanitaria da Covid-19. Occorre una fase transitoria più lunga per evitare rischi di stop che porterebbero solo a maggiori costi”, dichiarano dal quartier generale di Aniasa, l’associazione che rappresenta l’industria dell’autonoleggio. Ma una volta respinta la richiesta di inserire la proroga del Documento unico nel decreto Semplificazioni, c’è ancora spazio per evitare quello che a tutti gli effetti sembra un ‘salto nel buio’? In effetti sì e la ciambella di salvataggio potrebbe presentarsi sotto forma di emendamento al decreto Sostegni, mentre dal MIMS fanno sapere di essere pronti a valutare un mini rinvio al 30 giugno 2021 (3 mesi invece dei 6 richiesti). Insomma, come si suol dire in questi casi, si tratta a oltranza.