Emissioni auto: la Germania apre ai Costruttori ma FCA non risponde

Emissioni auto: la Germania apre ai Costruttori ma FCA non risponde FCA non va dal Ministro dei Trasporti tedesco perché a parlare dev'essere la Motorizzazione. Il costruttore deve però aumentare le elettriche in gamma

FCA non va dal Ministro dei Trasporti tedesco perché a parlare dev'essere la Motorizzazione. Il costruttore deve però aumentare le elettriche in gamma

20 Maggio 2016 - 10:05

Il Ministero dei Trasporti tedesco ha convocato altri costruttori dopo Volkswagen e Opel, per esempio, ha già incontrato il ministro Dobrindt ma FCA ha disertato l'incontro: spetta alle Autorità “parlarsi”.

E IO NON CI VENGO FCA ha fatto no show ma mentre questa pratica, se applicata ad un albergo, può comportare comunque il pagamento di una notte, conseguenze ben più gravi possono derivare dall'irritazione del potente Ministro tedesco! Ma andiamo con ordine, partendo proprio dalle convocazioni che Alexander Dobrindt ha diramato nell'ambito dell'indagine sulle emissioni dei motori diesel, una prova che ha interessato più di 50 modelli di 22 case automobilistiche. FCA ha informato il Ministro con una lettera dei suoi legali, nella quale spiegava che solo le autorità italiane sono responsabili riguardo alla conformità con legislazione europea delle vetture Fiat, in particolare della 500X che è finita sotto lo sguardo inquisitore dell'associazione ambientalista DUH, che avrebbe rilevato emissioni di NOx oltre il limite. Il Ministro dei Trasporti Dobrindt, piuttosto irritato, ha dichiarato che “questo comportamento non cooperativo è totalmente incomprensibile”. È poi intervenuto il nostro Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che in un'altra lettera ha spiegato che c'è una “piena collaborazione”, ma ha inoltre precisato che “il confronto sulle emissioni dei veicoli Fca deve avvenire tramite le due autorità di omologazione nazionali, come così come previsto dalla direttiva quadro 2007/46/CE, invece che proseguire nell'interlocuzione diretta con il costruttore. C'è la piena e completa disponibilità di Fca, i cui modelli sono omologati in Italia, a fornire all'Autorità di omologazione tedesca (KBA) una serie di informazioni in merito alle proprie strategie di controllo delle emissioni” (leggi come Greenpeace attacca Daimler e Opel ma KBA difende i suoi test).

CONFRONTO FRA LE AUTORITÀ Il ministro Dobrindt ha spiegato che le misure effettuate dalla commissione d'inchiesta hanno creato dubbi sul rispetto delle norme da parte di FCA ma il gruppo italo americano, pur non rispondendo, ha affermato più volte che i suoi motori sono in regola e i dispositivi antinquinamento funzionano nello stesso modo, ovviamente se le condizioni sono le stesse, sia in laboratorio sia in strada. A questo punto la documentazione raccolta dalle commissioni tedesche sarà inviata alle Autorità italiane, ossia KBA (fra le nuove regole della UE dovrebbe esserci anche un'autorità di regolazione sovranazionale) spedirà il tutto al nostro Ministero dei Trasporti ma il quotidiano economico online Sueddeutsche Zeitung commenta in cagnesco: “Così la questione delle emissioni dei gas di scarico raggiunge un nuovo livello: l'esempio di FCA potrebbe fare scuola e anche altre case automobilistiche straniere potrebbero mettersi di traverso”.

OCCORRE FARE QUALCOSA A nostro parere la posizione di FCA non è censurabile di per sé, dato che in base alle normative europee le omologazioni di uno stato membro sono valide anche nei territori degli altri Paesi. L'Europa si sta peraltro preparando ad una rivoluzione su prove reali e motori, un atto concreto verso omologazioni più realistiche alle quali FCA ha sempre affermato di voler aderire. Il gruppo italoamericano presenta però delle criticità sul fronte delle emissioni, dato che la sua gamma attualmente ha, come auto ibrida, soltanto la Chrysler Pacifica, peraltro scelta da Google per ingrossare il suo parco di auto a guida autonoma. La posizione di FCA nelle auto convenzionali appare oggi piuttosto forte e si manterrà tale per almeno un altro paio d'anni, ma le cose potrebbero cambiare. Molta parte dei suoi profitti deriva dai SUV e dai fuoristrada, la cui fama di “beoni” non è un buon viatico per affrontare un futuro di emissioni e consumi in contrazione; FCA appare inoltre indietro anche nella guida autonoma, dato che l'accordo con Google è tutt'altro che esclusivo. In altre parole, Fiat Chrysler sembra avere buoni denti nel mordere la torta della auto tradizionali ma questa torta diventerà più piccola. Con queste prospettive la risposta per FCA potrebbe essere un'alleanza con una società che è già avanti nella strada delle auto elettriche ed ibride: in fondo Marchionne è noto per la sua fiducia nelle alleanze!

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