FCA entra nella zona rossa: i rischi dei Costruttori oltre il Coronavirus La deroga ottenuta da FCA per entrare nella zona rossa di Codogno mostra quanto siano esposti i Costruttori ben oltre i rischi da Coronavirus

FCA entra nella zona rossa: i rischi dei Costruttori oltre il Coronavirus

La deroga ottenuta da FCA per entrare nella zona rossa di Codogno mostra quanto siano esposti i Costruttori ben oltre i rischi da Coronavirus

28 Febbraio 2020 - 02:02

Lo stop alla MTA tra le aziende automotive italiane ferme per il Coronavirus, sta mobilitando i Costruttori auto che devono gestire l’approvvigionamento di scorte per evitare lo stallo delle linee. Lo ha fatto FCA, che ha ricevuto il permesso di superare il blocco nella zona rossa di Codogno per ritirare componenti dai magazzini della MTA precedentemente pronti. Da quanto abbiamo scoperto, è ipotizzabile che anche altri Costruttori faranno lo stesso. La notizia riportata da AutoNews si presta ad ampie riflessioni sui rischi dei Costruttori auto oltre il Coronavirus.

FCA ENTRA NELLA ZONA ROSSA A CODOGNO

Almeno per qualche settimana le linee di produzione FCA a Mirafiori, Cassino e Melfi e la Sevel dove si producono i furgoni con PSA continueranno a lavorare senza slittamenti. FCA ha ottenuto una deroga al divieto di entrare nella zona rossa di Codogno, epicentro di contagio del Virus SARS-CoV-2 e tramite un trasportatore esterno ritirare merce prodotta in precedenza dalla MTA. Si tratta come spieghiamo in questo articolo, di componenti elettromeccaniche che la MTA produce anche per molti altri Costruttori. Le informazioni ufficiali che siamo riusciti ad ottenere dalla MTA smentiscono le ipotesi che FCA potrà avere ulteriori accessi ai magazzini, in quanto ha ritirato tutto ciò che era già pronto da precedenti produzioni. FCA infatti avrebbe dichiarato che ad oggi non sono previste chiusure di stabilimenti, ma l’emergenza Coronavirus potrebbe diventare presto emergenza di scorte. Vorrebbe evitarlo proprio la MTA impegnata nei dialoghi con le autorità per poter riprendere l’attività con circa 60 dipendenti da cui dipendono non solo i Costruttori auto ma anche altri stabilimenti MTA in Europa. Non ci sono conferme ufficiali invece sulla presenza di merce pronta nei magazzini MTA destinata ad altri Costruttori. Sembrerebbe però che anche altre Case auto si siano mobilitate per ottenere una deroga come FCA, quindi prende piede l’ipotesi che gli altri Costruttori si muoveranno come FCA a Codogno.

PIANO EMERGENZA CORONAVIRUS INEFFICACE PER LE AZIENDE

Come ha spiegato in un’intervista ad Automoto.it, Antonio Falchetti, Direttore Generale della MTA di Codogno, l’emergenza industriale da Coronavirus è ben più ampia delle zone rosse. Se da un lato, infatti, il Governo ha varato un provvedimento di sospensione IVA nelle zone rosse, gli sforzi sono tutti focalizzati al contenimento del contagio. Il rischio però è che il supporto sia vanificato dall’assenza di un piano di emergenza prettamente commerciale. L’esenzione temporanea vale per le zone rosse epicentro del contagio da Virus SARS-CoV-2, ma non per tutti gli altri stabilimenti che ricevono semilavorati o prodotti finiti, in Italia o in Europa, dalle aziende ferme. E la sola MTA ne ha diversi.

I RISCHI DEI COSTRUTTORI AUTO E LE FORNITURE DI COMPONENTI TECNOLOGICI

Da qui la decisione di FCA a chiedere alle autorità la deroga ed entrare nella zona rossa di Codogno. Un rischio che non riguarda solo FCA e il Coronavirus, ma in modo più ampio tutti i Costruttori che si affidano a un solo produttore di componenti. Ma quando si tratta di componenti ad alta tecnologia diversificare le forniture può avere costi molto alti e una fattibilità tutt’altro che semplice. Come riporta Autonews però Renault sta osservando l’evolversi dell’emergenza, mentre BMW avrebbe dichiarato al NYTimes che non è ancora in regime di allerta scorte.

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