Ferrari debutta a Wall Street: Montezemolo tra gli investitori

Ferrari debutta a Wall Street: Montezemolo tra gli investitori Ogni azione vale 52 dollari e l'ex numero uno di Maranello malinconico afferma: "le compro per affetto". Nel 2016 lo spinoff Ferrari sarà concluso

Ogni azione vale 52 dollari e l'ex numero uno di Maranello malinconico afferma: "le compro per affetto". Nel 2016 lo spinoff Ferrari sarà concluso

21 Ottobre 2015 - 04:10

Il grande giorno è arrivato: il Tricolore sventola a Wall Street per la quotazione di Ferrari alla Borsa di New York, con il prezzo al limite superiore – 52 dollari – della “forchetta” indicata nel prospetto della IPO depositato alla SEC. Il titolo, in realtà, ha aperto molto al di sopra del valore fissato.

TUTTI PAZZI PER LA “ROSSA” – L'interesse per la quotazione è stato altissimo, al punto che si era pensato che si sarebbe perfino sforato il massimo indicato nel prospetto, arrivando a 53 $, ma poi è arrivata la conferma che le azioni saranno scambiate al tetto possibile di 52 dollari. Al NYSE, in una specie di balcone ornato con il Cavallino Rampante e la dicitura RACE (è la sigla delle azioni Ferrari al New York Stock Exchange), erano presenti Marchionne, Amedeo Felisa, John Elkann e Piero Ferrari e l'onore di suonare la tradizionale campanella che ufficializzava l'inizio delle trattative è spettato all'AD di FCA. Il titolo in apertura è schizzato subito a più di 60 dollari e mentre stiamo scrivendo naviga intorno ai 57 $. La quotazione ha comportato la messa sul mercato, da parte di FCA, di 17,175 milioni di azioni Ferrari (il 9% del totale) il cui valore complessivo raggiunge quindi 893,1 milioni di dollari. Se le banche collocatrici esercitassero le opzioni di acquisto in loro possesso verrebbe comprato un altro 1% delle azioni, pari a circa 1,717 milioni di titoli, con un controvalore aggiuntivo di 89,28 milioni di dollari che farebbe salire il totale a 982,38 milioni. Si tratta di quasi 1 miliardo di dollari per 10% delle azioni, cosa che porterebbe la capitalizzazione complessiva della società a quasi 10 miliardi di $, una cifra rispettabilissima.

IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE? – All'inizio del 2016 verrà messo sul mercato il restante 80% – il 10% resterà in possesso di Piero Lardi Ferrari – da assegnare in quota parte a tutti i soci FCA: è facile preventivare un giro vorticoso di denaro, il cui totale supererà quasi sicuramente il decuplo di quello dell'Ipo; Ferrari sarà allora una specie di macchina da soldi. Ricordiamo come già durante il primo consiglio di amministrazione di FCA venne detto che Ferrari sarebbe stata scorporata da FCA, per avere una struttura di capitale in grado di sostenere lo sviluppo del Gruppo. L'IPO è stata concertata in questo modo: FCA, tramite la sua controllata olandese New Business Netherlands N.V. (che deteneva le azioni Ferrari), ha lanciato l'Offerta Pubblica Iniziale; la controllata assumerà poi la denominazione di di Ferrari N.V. e quest'ultima controllerà Ferrari Spa (la quotazione a Milano dovrebbe avvenire entro il 2016), che conserverà così la sede in Italia. In effetti le alchimie legal-finanziarie di Sergio Marchionne hanno destato qualche perplessità, ad esempio quando si è pensato che avrebbe usato Ferrati per salvare FCA in difficoltà. C'è da dire che la promessa dell'AD di FCA di lasciare la sede operativa in Italia sarà quindi mantenuta.

UNA GIORNATA SULLE MONTAGNE RUSSE – La Ferrari avrà alla fine il 24% delle azioni in mano ad Exor (la holding-cassaforte della famiglia Agnelli) mentre il 10% rimarrà al figlio di Enzo Ferrari; un complicato sistema di voti privilegiati, che il diritto olandese consente ai “soci stabili”, permetterà ad Exor di avere il 30% dei diritti di voto. Fra i probabili investitori Luca Cordero di Montezemolo, che ha detto: “Dovrebbero regalarmele, le azioni Ferrari; le compro perché ci credo e per motivi affettivi”. Il 21 ottobre rimarrà scolpito negli annali di FCA, perché si stanno svolgendo anche le votazioni dei lavoratori americani riguardo il nuovo contratto con FCA, dopo che una prima proposta era stata bocciata. La giornata aveva anche registrato una tegola sul Lingotto, che – secondo le decisioni della UE – dovrà restituire almeno 20 milioni di vantaggi fiscali avuti illecitamente da Fiat Finance and Trade in Lussemburgo. Siamo però sicuri che per lo staff di FCA considererà comunque questo giorno come molto positivo, anche perché il cash potrebbe facilitare molte cose, da una mega fusione con VW (o, più realisticamente, l'acquisto di qualche marchio della galassia di Wolfsburg) alle sospirate nozze con GM.

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