
Troppi turni per poche auto vendute, così GM rivede il personale impegnato negli impianti USA delle Cadillac e Chevrolet
Il Gruppo GM va bene, quindi è in crisi e minaccia licenziamenti! Il paradosso è solo apparente perché i buoni risultati non durano per sempre e gli umori del mercato sono mutevoli. I dati del terzo trimestre di General Motors sono infatti buoni ma un certo calo del mercato, che per la verità interessa anche altri costruttori, e gli strascichi (anche legali) del megarichiamo legato ai blocchetti d'avviamento (leggi perché GM rischia grosso per i difetti del sistema di accensione delle auto) fanno addensare nubi sui livelli occupazionali del grande gruppo americano. Arriva così il grave annuncio di possibili, estesi tagli occupazionali negli stabilimenti americani.
UN 2017 DIFFICOLTOSO Le notizie che arrivano dagli USA non sono incoraggianti: General Motors taglierà un totale di 2.084 addetti fra quelli che lavorano nelle sue fabbriche in Michigan e Ohio già a partire dal prossimo mese di gennaio; la riduzione dell'organico è causata del calo della domanda di modelli classici, che stanno perdendo i favori di un pubblico oggi più attratto dai Pickup e dei SUV/crossover di autocarri leggeri e crossover. Non sarà molto consolatorio, per i futuri licenziati, sapere che la Casa automobilistica ha anche in programma investimenti per più di 900 milioni di dollari per aggiornare gli impianti in Ohio, Michigan e Indiana in modo che possano produrre nuovi veicoli. Si tratta quindi di un piano finalizzato a ridurre la produzione di modelli che hanno perduto appeal (un fenomeno simile ha interessato anche FCA che produrrà negli USA solo SUV e Pickup) e gettare le basi per fabbricarne di più appetibili per un mercato che cambia.
TURNI E INVESTIMENTI Il piano di General Motors prevede di tagliare il terzo turno nell'impianto di Lansing Grand River in Michigan a partire dal 16 gennaio, per un totale di 810 impiegati temporanei e 29 lavoratori dipendenti. L'impianto, situato nella città di Lansing, capitale dello Stato, produce la sportiva Chevrolet Camaro e le Cadillac ATS e CTS. Un'azione analoga eliminerà il terzo turno nella fabbrica di Lordstown, situato nell'Ohio e che produce la berlina Chevrolet Cruze, a partire dal 23 gennaio: il provvedimento riguarderà 1.202 lavoratori temporanei e 43 dipendenti. Il contraltare di questi tagli dolorosi è un importante piano di investimenti per nuovi prodotti, che prevedono per esempio 667,6 milioni di dollari per la fabbrica di Toledo in Ohio, che produce trasmissioni. Con un'ironia amara, 211 milioni andranno all'impianto di Lansing Grand River (lo stesso che perderà uno dei suoi turni di lavoro), e 37 milioni di dollari saranno destinati all'impianto Bedford Casting Operations nell'Indiana, una fonderia. GM dichiara che gli investimenti permetteranno di conservare il posto a 784 lavoratori in quei siti produttivi; non si sa, inoltre, quanto costeranno i richiami, collegati ai blocchetti d'accensione, citati più sopra.
BUON TRIMESTRE MA NON BASTA Come anticipato, le notizie finanziarie che General Motors ha comunicato il 25 ottobre relativamente al terzo trimestre del 2016 sono abbastanza positive: l'utile netto per il periodo è ad un massimo storico ed è il doppio dello scorso anno; da record, sempre per il terzo trimestre, anche il fatturato netto, arrivato a 42,8 miliardi. Eppure, ombre scure si allungano sull'Azienda: i numeri di GM sono stagnanti rispetto allo scorso anno, dato che i volumi totali negli USA sono scesi del 3,6% a circa 2,5 milioni di veicoli nei primi 10 mesi del 2016. Non tenendo conto delle vendite alle flotte il risultato sarebbe però un + 1% anno su anno, per un totale di quasi 2 milioni di unità. Secondo Automotive News, le vendite di General Motors per il segmento auto “tradizionali”, ossia berline e coupe, sono diminuite del 7,5% nel 2016. In tutto questo occorrerà poi verificare l'”effetto Trump” (leggi della reazione di Trump all'annuncio che Ford investirà 16 miliardi in Messico), dato che le sue idee protezionistiche potrebbero danneggiare chi ha impianti oltreconfine, comprendendo in questa dicitura anche il Canada e altri stati latinoamericani, e GM ne ha parecchi, come del resto FCA. La situazione è molto incerta ma il molto ostentato (è stato uno dei capisaldi della sua campagna elettorale) protezionismo del nuovo Presidente preoccupa anche i costruttori tedeschi.