Dopo 1 milione di miglia di test, non senza imprevisti, Google spinge sull'immatricolazione delle auto a guida autonoma. Ecco come stanno le cose
Se l'argomento chiave in questo periodo passa per le auto a guida autonoma una menzione di tutto rispetto non può che andare in direzione Google. Tanti i passi fatti dalle Google-Car dall'inizio dei test, ma non sempre si sono comportate esattamente come i collaudatori avrebbero voluto anzi, proprio di recente, una vettura ha anche causato un lieve incidente (il primo incidente con colpa di un'auto di Google lo trovi qui). Intanto da Mountain View arrivano pressioni al governo statunitense per avviare la commercializzazione delle auto a guida autonoma.
GOOGLE CHIAMA IL GOVERNO AMERICANO – Un contatto con il governo degli Stati Uniti l'ha avuto direttamente Chris Urmson, capo del progetto di auto a guida autonoma all'interno di Google, e la proposta avanzata è stata chiara e decisa: permettere l'immatricolazione di questo genere di vetture fintanto che queste passino i normali crash test riservati alle vetture “normali”. Una richiesta forte quindi dal colosso di Mountain View, che spinge ancora una volta verso l'arrivo nei concessionari delle auto con la propria tecnologia a bordo, complice il raggiungimento di traguardi come 1 milione di miglia di test.
LE AUTO NON SONO INFALLIBILI – A far storcere un po' il naso ai vari governi, tra i quali la Gran Bretagna che ha lasciato una sorta di libertà in termini di test di guida autonoma (qui trovi l'intesa tra Google e governo UK), potrebbe essere uno dei recenti avvenimenti che ha interessato proprio la cittadina californiana Mountain View, base di Google: un'auto, durante la fase di test, ha urtato (con colpa) un autobus. Nessun ferito grazie anche alle velocità estremamente basse, e la dinamica l'abbiamo raccontata qui, ma è un evento che potrebbe mettere in discussione la reattività di un sistema che, nonostante la miriade di sensori per la mappatura dell'ambiente, è pur sempre progettato per eseguire semplicemente i comandi previsti dagli sviluppatori. Un po' riduttiva come spiegazione questa, ma chiara per illustrare quanto tali auto non sembrerebbero pronte a prendere delle decisioni in autonomia sulla base di un'esperienza maturata, poiché non sono entità senzienti che “imparano”. A tal proposito basti pensare che pochi mesi fa è stato rilasciato un documento secondo il quale, durante alcuni collaudi negli USA, le auto hanno lasciato i comandi ai collaudatori in 272 casi, non avendo la più pallida idea di come affrontare determinate situazioni. E' tutto raccolto qui. Bisogna però considerare anche il rovescio della medaglia: quando la tecnologia driverless sarà messa a punto, la rapidità di calcolo del computer e l'infaticabilità delle telecamere e dei sensori dovrebbero azzerare gli incidenti da errore umano, quelli più frequenti e fatali.
LA TECNOLOGIA DRIVERLESS PUO' FARE DI PIU' – Tra i progetti del motore di ricerca web più famoso al mondo è da segnalare anche un'idea molto interessante, che porta il concetto di auto autonoma oltre il semplice “trasportare delle persone da un punto A ad un punto B dando libertà di azione ai passeggeri”: sfruttando il collegamento con lo smartphone (e con un'app dedicata, sembra il minimo), dovrebbe essere possibile richiamare la propria auto ed invitarla a raggiungere la propria posizione, caratteristica che potrebbe aprire eventuali porte anche ad un car sharing avanzato.