L'utilizzo della parola "autonoma? accanto ai sistemi di assistenza alla guida è fuorviante e pericoloso, dall'Inghilterra i consigli per le Case
La vera guida autonoma è ancora in una fase embrionale, ma spesso sentiamo di veicoli che promettono funzioni così avanzate che quasi permettono di distrarsi. La poca chiarezza sul concetto di guida autonoma può creare confusione e aumentare il rischio di incidenti, in Inghilterra un noto centro di ricerca che opera in favore degli assicuratori ha lanciato l'allarme. Secondo i ricercatori i nomi utilizzati per alcuni sistemi di assistenza sono fuorvianti, e si pensa che legislatori e case automobilistiche dovrebbero porre maggiore attenzione verso questi aspetti della guida autonoma. Per questo elencano e propongono una serie di criteri che andrebbero seguiti per definire le differenze tra guida assistita o autonoma.
PIÙ CHIAREZZA La richiesta arriva direttamente dagli automobilisti. La Thatcham Research afferma infatti di aver ricevuto molteplici segnalazioni (probabilmente richieste di risarcimento) da parte di utenti che si erano schiantati mentre utilizzavano tecnologie di assistenza alla guida, e lo confermano i vari incidenti che si stanno verificando negli USA (qui puoi trovare un esempio recente). Il documento chiamato proprio “Definizione e valutazione della guida assistita e autonoma” va a sottolineare delle pericolose zone grigie all'interno della concezione di guida autonoma. Tra queste sono compresi i nomi utilizzati dlle Case automobilistiche per i sistemi come Propilot e Autopilot, noi stessi eravamo stati “ammoniti” quando avevamo associato la tecnologia Tesla alla guida autonoma. Andando oltre il nome, ci sono altre questioni che secondo i ricercatori andrebbero chiarite: come e quando il conducente deve riprendere il controllo del veicolo, le situazioni in cui possono funzionare determinati sistemi, e ancora ovviamente le responsabilità di conducente o assicuratore.
A CHI LA COLPA Per aiutare case automobilistiche e legislatori, l'istituto di ricerca inglese a creato una lista di 10 criteri principali che una vettura deve rispettare per essere definita a “guida assistita”, e altrettanti per rientrare nella categoria di guida autonoma. Come potete osservare nel grafico seguente ci sono diversi livelli di tecnologia che gradualmente fanno arrivare fino alla totale automazione, ad ognuno di essi corrispondono responsabilità e capacità del veicolo differenti, ma è giusto ricordare che siamo ancora ben lontani da una guida autonoma di livello 5. La grande preoccupazione dal punto di vista degli assicuratori sta nell'accertare le responsabilità degli incidenti, perché nel caso in cui la colpa fosse di un'auto a guida autonoma dovrebbero essere proprio loro a rimborsare il conducente (in quel caso considerato passeggero?), mentre la guida assistita obbliga il guidatore a tenere sempre le mani sul volante ritenendolo sempre il primo responsabile. Ma ancora non c'è un'attenta legislazione che distingue i due mondi, e presto (relativamente) potrebbero sorgere le prime difficoltà.
I 10 CRITERI L'istituto inglese Thatcham sta programmando un nuovo sistema di test per valutare i sistemi di assistenza alla guida, e ha stilato quindi una lista di 10 punti chiave che un veicolo deve rispettare per essere considerato completamente autonomo (c'è qualcuno che è già pronto?). In primis deve avere un nome che faccia intendere chiaramente le sue capacità “autonome”, e le sue funzionalità devono dimostrare di saper rispettare le leggi sul traffico e del codice della strada (ovviamente del Regno Unito). Le sue funzioni inoltre dovrebbero essere limitate solo ad alcuni tipi di strade (autostrade) e il sistema deve chiaramente far capire quando è attivo tramite una procedura ben precisa. Il quinto punto riguarda la capacità del veicolo di saper gestire tutte le situazioni pericolose che possono manifestarsi normalmente, e prima di restituire i comandi al conducente deve comunicarlo in maniera adeguata. Ancora, punto 7, il veicolo dovrebbe intervenire con una frenata d'emergenza se il guidatore non risponde agli allarmi (contrariamente da quanto è successo nell'incidente di Tempe), oltre che saper evitare o prevenire incidenti in situazione di pericolo. Per garantire la massima sicurezza gli stessi sistemi dovrebbero agire anche quando il sistema avvisa un guasto, ed infine(10) è necessario che tutto venga registrato per capire quale tipo di “assistenza” era eventualmente in funzione.
VALUTAZIONI A 360° Ma non verranno effettuati solo test on board, oltre ai criteri appena elencati ci saranno altri punti da valutare, tra cui le strategie di marketing delle case intorno ai sistemi promossi (sta arrivando l'Autopilot 9 che promette la guida autonoma), oltre che la chiarezza delle spiegazioni nei manuali d'uso. Ma ancora si studieranno i comportamenti dei guidatori, nello specifico come affrontano l'attivazione e il funzionamento dei nuovi sistemi, e cosa accade quando il conducente deve riprendere il controllo in situazioni normali o di emergenza. Ben vengano nuovi test da parte di chi non sta cercando di investire nella guida autonoma, potrebbero aiutare nello sviluppo e soprattutto evitare convinzioni sbagliate, ma per ora rimane un percorso lungo e molto tortuoso.