Guida autonoma e rischi hackeraggio

Guida autonoma e rischi hackeraggio Con le auto connesse in rete il pericolo che siano attaccate da pirati informatici è reale. Ecco cosa fanno le Case per evitare manomissioni

Con le auto connesse in rete il pericolo che siano attaccate da pirati informatici è reale. Ecco cosa fanno le Case per evitare manomissioni

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30 Novembre 2018 - 09:11

Come già detto, per il corretto funzionamento dei veicoli a guida autonoma sarà necessario che questi siano in grado di comunicare tra loro e con le infrastrutture esterne. La connessione Vehicle to Everything, o V2X, farà la differenza. Ma essere connessi significa anche essere esposti a rischi. Lo sperimentiamo tutti i giorni con i computer e con gli altri dispositivi elettronici, spesso esposti a virus e altri tipi di attacchi informatici. Oggi, attraverso l’interazione con l’esterno, se non prendiamo contromisure, possiamo mettere a rischio i nostri preziosi dati personali. Nel caso delle auto a guida autonoma, chiaramente, attacchi hacker potranno avere conseguenze anche più gravi, capaci di mettere a rischio addirittura l’incolumità della gente, come dimostrato dal famoso caso della Tesla in balia degli hacker.

UNA JEEP CONTROLLATA A DISTANZA Tra gli scenari possibili, insomma, c’è anche quello, pessimistico, in cui un qualsiasi veicolo a guida autonoma cada sotto il controllo di un malintenzionato e venga usato a distanza. Si tratta di un’ipotesi tutt’altro che fantasiosa. Nel 2015, durante un’inchiesta giornalistica, un hacker prese il controllo di una Jeep Cherokee, sfruttando una falla del sistema di infotainment della vettura. Lo fece da 15 km di distanza. Da allora, altri casi sono balzati agli onori della cronaca. Pensate che quest’estate una famiglia del Maryland ha subito il furto della propria Chevrolet Suburban perché un hacker è entrato nella centralina e l’ha guidata a distanza tirandola fuori dal vialino di casa dei legittimi proprietari.

LE AUTO COME PC MOLTO EVOLUTI Secondo i maggiori esperti del settore attacchi del genere saranno improbabili. Una vettura a guida autonoma ha al suo interno una tale quantità di sistemi evoluti, che un attacco da parte di pirati informatici richiederà una capacità tecnica e tecnologica avanzatissima e, quindi, molto difficile da realizzare. Le Case, però, non possono affidarsi a questa unica considerazione di base e stanno mettendo in campo ingenti risorse proprio per tutelare i futuri modelli da eventuali hackeraggi. Perché sulle auto di oggi, che sono oggetti molto complessi, numerosissime sono le porte d’accesso per i pirati informatici. Si può accedere a distanza, attraverso il sistema di infotainment o la connessione Gps, ma si possono sfruttare anche le moderne chiavi di accensione. In questo modo si riesce ad entrare nel cervello delle varie centraline ed impadronirsi di varie funzioni, agendo anche su freni, acceleratore e sterzo. Più difficilmente si può interagire anche con vari tipi di sensori (da quelli di parcheggio a quelli che misurano la pressione dei pneumatici, e manometterne il funzionamento.

LE CONTROMISURE DELLE CASE La consapevolezza delle aziende impegnate nella realizzazione della guida autonoma è che non basta la difficoltà di attuare un hackeraggio per rendere le vetture sicure. Così tutti i sistemi di guida autonoma presentano sistemi di sicurezza e contromisure tali da rendere molto improbabile o almeno inefficace un attacco hacker. Le Case, per ora, non hanno fatto grandi proclami al riguardo, forse per non stuzzicare l’ego di hacker che, di fronte a dichiarazioni sui propri sistemi di sicurezza da parte di qualche brand potrebbero in qualche modo sentirsi sfidati. Sappiamo però che molti, come ad esempio Waymo, una delle realtà più avanzate in ambito guida autonoma prossima a attuare un servizio di taxi tramite auto a guida autonoma, tende a limitare allo stretto indispensabile la connessione tra vettura e ambiente esterno tramite la rete, o almeno a non renderla continua.

GLI HACKER COME ALLEATI Alcune Case come Audi o la stessa FCA dopo l’episodio della Jeep citato all’inizio, invece, hanno deciso di collaborare con gli hacker e ne assumono interi team per testare falle nei propri sistemi. La verità è che con la guida autonoma il livello di informatizzazione delle auto raggiungerà livelli tali che le Case non potranno sviluppare tecnologie sicure in autonomia. Per questo, già oggi, la prassi vuole che i costruttori di auto diano vita a partnership con i colossi della Silicon Valley. Aziende che producono antivirus o software di vario genere. È evidente che per le Case automobilistiche la guida autonoma rappresenti una sfida anche sotto questo aspetto, che fino ad un recente passato non sono state abituate ad approfondire.

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