Incidente Uber, i sistemi di sicurezza della Volvo XC90 erano disattivati
Il produttore del sistema radar Volvo simula l'incidente Uber e spiega cosa non ha funzionato nell'auto che ha ucciso un pedone negli USA
Il primo incidente Uber che macchia i test di guida autonoma con la morte di un pedone investito mentre attraversava la strada a Tempe (USA) ha creato sfiducia nelle auto robot che da qui a qualche anno dovrebbero entrare in servizio per azzerare il numero di incidenti stradali e salvare più vite possibile. Fin dal lancio della notizia dell'incidente Uber, di cui abbiamo parlato qui – ci siamo chiesti come può un'auto a guida autonoma salvare vite se non è ancora in grado di accorgersi di un pedone in strada a differenza di quanto fanno già le auto di serie? E visto che proprio la Volvo XC90 è considerata una delle auto più sicure grazie anche ai radar di sicurezza attiva, Aptiv – l'azienda che realizza i sensori della Volvo XC 90 in vendita – ha simulato l'incidente dell'auto Uber in laboratorio per fare chiarezza sull'accaduto. Il verdetto di Aptiv non aiuta certo ad avere più fiducia verso le auto impegnate nei test su strade pubbliche ma è importante per non confondere i sistemi di sicurezza sperimentali impegnati nei test come quelli di Uber dai sistemi di sicurezza ADAS di serie che equipaggiano le auto di serie in circolazione.
STESSA AUTO MA CON GLI OCCHI BENDATI Un dettaglio che l'azienda Aptiv ha voluto precisare prendendo le distanze dall'incidente Uber (leggi qui dell'accordo tra Uber e Volvo sui taxi a guida autonoma) perché “Non vogliamo che la gente sia confusa o pensi che sia un fallimento della tecnologia che forniamo a Volvo, perché non è così”, ha detto Zach Peterson, portavoce di Aptiv. La dichiarazione si fonda su due dettagli delle ultime ore diffusi da Aptiv. Il primo è che Uber ha disabilitato i sistemi di sicurezza dell'auto di serie, praticamente i sensori radar e la telecamera che fanno funzionare il sistema Intellisafe Assist (include anche la guida semi autonoma Pilot Assist). E fin qui si può anche comprendere la necessità di mettere alla prova il sistema di guida autonoma con occhi e orecchie con specifiche di funzionamento diverse dai sensi di cui è dotata l'auto di serie. Come prevede la legge infatti basta che i sistemi siano autocertificati dall'ente autorizzato ai test e che al volante ci sia un collaudatore pronto (si spera visto che i turni di lavoro dei dipendenti Uber fanno molto parlare, leggi qui) a prendere il controllo dell'auto.
LA SIMULAZIONE IN LABORATORIO VEDE IL PEDONE Il secondo dettaglio, quello altrettanto rilevante, che getta l'ombra sulla reale capacità ricognitiva delle auto a guida autonoma sperimentali impegnate nei test, è che nelle simulazioni che Aptiv ha fatto in laboratorio con i suoi fornitori, la Volvo XC90 con i sistemi di sicurezza di serie avrebbe salvato la donna, come spiega più sotto Peterson. Mentre la Polizia dell'Arizona indaga sulle dinamiche dell'incidente con il National Transportation Safety Board, Mobileye (fornisce il chip e i sensori anticollisione ad Aptiv) ha messo alla prova il sistema montato di serie sulla XC90 mostrando alla telecamera le immagini riprese dai video di sicurezza dell'auto Uber (quelle che ha diffuso la Polizia). “Nonostante le immagini in bassa qualità rispetto alle riprese delle telecamere montate sulle auto Uber, il sistema Mobileye riconosce il pedone un secondo prima dell'impatto”, questo è il responso dei test nell'immagine sotto.
UN ACCORDO CHE RISCHIA DI INCRINARSI “Il video pubblicato dalla polizia sembra dimostrare che anche il più elementare elemento di base di un sistema di veicoli autonomo, cioè la capacità di rilevare e classificare gli oggetti, è un compito impegnativo”, ha dichiarato il CEO di Mobileye, Amnon Shashua – “È questa stessa tecnologia che è richiesta, prima di affrontare sfide ancora più difficili, come elemento fondante di veicoli completamente autonomi del futuro.” Come la prenderà Uber dopo queste rivelazioni importanti, che proprio lo scorso novembre ha siglato un accordo con Volvo per la fornitura di 24 mila XC90 su cui montare proprio i sensori e i radar cha hanno fatto cilecca? Uber per ora ha impartito il silenzio stampa ai suoi manager, ma potrebbe tornare alla carica appena si concluderanno le indagini in Arizona. Restate collegati!