
Fca rende note alcune precisazioni che lasciano tranquilli i clienti europei. Negli Stati Uniti invece investe nella prevenzione contro l'hackeraggio
I richiami di Fca sulle Jeep a rischio hackeraggio continuano negli Stati Uniti; ora anche la Renegade rientra “a casa” per aggiornamenti indispensabili per una sicurezza maggiore. Ad ogni modo il Gruppo italiano precisa che in Europa, quindi anche in Italia, nessuna Jeep può considerarsi a rischio, perché non dispone di modem cellulare integrato, una funzionalità che non è applicata sui veicoli venduti al di fuori degli Stati Uniti.
UN ALTRO RICHIAMO – E' notizia di poche ore l'ennesimo richiamo che Fca ha organizzato in Usa nei confronti di 7.810 Jeep Renegade. Il Gruppo italiano ha però fatto sapere che ormai si tratta “di una semplice prevenzione, da non considerarla “lotta” agli hacker”, perché se è vero che ci si può “impossessare” di un'automobile (come accaduto alla Cherokee) è altrettanto vero che al momento non c'è alcun reale e fattivo rischio hackeraggio nei confronti delle automobili moderne e super tecnologiche. Ad ogni modo però, Fca continua a lavorare per migliorare la sicurezza informatica dei suoi prodotti, ecco spiegata la natura del richiamo. Sarà così più difficile dimostrare quanto fatto dai due informatici che presero il controllo della Cherokee. Così, fino ad ora Fca si è impegnata nel richiamo di 1,4 milioni di vetture e per i clienti americani ha istituito un servizio online (www.driveuconnect.com) dove è possibile inserire il proprio Vehicle Identification Number (VIN) e sapere se si è interessati dal richiamo.
NESSUN RICHIAMO IN ITALIA – Tutta questa vicenda riguarda soltanto i clienti americani di Jeep, perché, proprio come scritto in un comunicato Fca in merito “l'hackeraggio pubblicato su Wired Magazine versione US è stato condotto attraverso un modem cellulare integrato, una funzionalità che NON è disponibile sui veicoli venduti al di fuori degli Stati Uniti, dal momento che i mercati internazionali non offrono allo stato attuale la stessa funzione di connettività dei veicoli venduti negli Stati Uniti. Pertanto, le vetture Jeep vendute nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), non sono impattate dal tipo di attacco riportato dalla rivista. In nessun caso, FCA tollera o ritiene appropriato diffondere “istruzioni” che potrebbero incoraggiare o favorire l'accesso non autorizzato e illecito ai sistemi dei veicoli da parte di hacker”. Dunque, il messaggio sembra abbastanza chiaro, dal momento che, per quanto riguarda i Paesi europei e quindi anche l'Italia, non c'è alcun bisogno di richiami. Così come Fca si “tira fuori” dal compito di diffondere ulteriori spiegazioni, per non neutralizzare il lavoro svolto dai suoi tecnici.
SI LAVORA IN UNA DIREZIONE – Come abbiamo argomentato in altri articoli, il problema dell'hackeraggio nei confronti delle automobili deve essere analizzato in chiave sicurezza futura. Proprio per questo, moltissime case automobilistiche e molti governi al mondo (per primo quello americano) hanno deciso di affrontarlo istituendo centri di ricerca o ingaggiando esperti del settore. Fca dal canto suo spiega qualcosa di simile nell'ultimo comunicato riguardante i richiami delle Jepp: “il reparto Ingegneria della qualità dei sistemi di FCA dispone di un team dedicato all'identificazione e all'adozione delle migliori pratiche informatiche in tutte le sedi FCA a livello globale. Le responsabilità del team includono lo sviluppo e l'implementazione di standard di cybersicurezza per tutti i veicoli, fornendo servizi a bordo e da remoto. A tale scopo, FCA ha recentemente rilasciato un aggiornamento software specifico per il mercato US che offre ai clienti una maggiore sicurezza elettronica e miglioramenti dei sistemi di comunicazione dei veicoli. L'Azienda monitora e sottopone a prove i sistemi informativi di tutti i suoi prodotti per identificare ed eliminare eventuali vulnerabilità nel corso delle normali attività. Analogamente agli smartphone o ai tablet, anche il software del veicolo può richiedere aggiornamenti per migliorare la tutela della sicurezza e ridurre il rischio potenziale di accessi non autorizzati e illeciti ai sistemi del veicolo”.