La StartUp Faraday Future raccoglie i talenti rubati alle maggiori Case auto, tra cui anche Tesla Motors e SpaceX di Elon Musk
Le notizie che arrivano d'oltreoceano fanno pensare che fondare un nuovo marchio automobilistico sia facile, soprattutto se si tratta di auto elettriche. La storia – brevissima, si parla di una manciata di anni – di questi nuovi brand si arricchisce di un altro capitolo: Faraday Futures
ETERNE PROMESSE, ALTERNE FORTUNE – Diciamoci la verità: l'auto elettrica è un'eterna promessa che stenta ad avverarsi. Molti marchi “classici” hanno questi modelli in catalogo ma occorre considerare i listini con molta accortezza. I numeri veri per ora sembra farli la Nissan Leaf, che ha immatricolato più di 140.000 esemplari, ma la “cugina” Renault Zoe è ben lontana da questi numeri. BMW ha creato il brand separato “i”, con la i3 che sembra aver raccolto parecchi ordini, al punto che le consegne sembrano allungarsi fino a 6 mesi. In ogni caso il marchio distinto renderebbe più facile un'eventuale, malaugurata exit strategy. Ford è double face: negli USA propone ben 3 EV: Ford, C-Max e Fusion (oltre alle versioni ibride delle due più grandi) mentre vana si è rivelata la promessa che la Focus elettrica sarebbe arrivata in Europa nel 2012 dato che ad oggi in Italia, per esempio, non vi è traccia mentre in Francia è possibile provarla in ben 5 concessionari! La verità è che negli Stati uniti continuano ad esserci incentivi e strutture di ricarica mentre nella vecchia Europa avere una o più elettriche in gamma serve probabilmente a limitare il valore delle emissioni medie in vista del traguardo del 2020. Fra le compagnie nate appositamente per l'auto elettrica l'unica che vive bene è Tesla, dato che molte altre sono già fallite.
I NOMI? LI DANNO GLI SCIENZIATI – L'impressione è che neppure le case che propongono modelli elettrici ci credano veramente: li spingono stancamente, interrompono la produzione e/o tagliano drasticamente i prezzi (la Ford Focus Electric ora ha prezzi che partono da 29.170 $), alimentando cattivi pensieri: i listini erano gonfiati o pur di vendere si lavora in perdita (non sembra credibile che le ottimizzazioni produttive possano portare a tagli così ingenti)? Sicuramente più lineare è la strategia di chi parte da zero con l'idea di fare solo l'auto elettrica e apparentemente più semplice è il processo che porta alla nascita di un'azienda di questo tipo. L'ultimo esempio, in ordine di tempo, è Faraday Future, realtà di cui si sa ben poco ma che si ispira all'illustre concorrente nella scelta del nome: se Nikola Tesla si è distinto per i suoi studi sull'elettromagnetismo, sui circuiti in corrente alternata e sui motori elettrici, Michael Faraday, vissuto circa un secolo prima, si è concentrato sui campi elettrici e sull'elettrochimica. Del resto, l'azienda fondata da Elon Musk non può non essere studiata da chiunque voglia entrare nell'arena degli EV e così Faraday Future ha dichiarato “Non siamo Tesla ma non siamo nemmeno Fisker”.
QUEL COCKTAIL A IRVINE – L'idea di FF, come vuole farsi chiamare l'azienda, si dice nasca a Irvine (la Mecca del designa californiano) durante un cocktail nel quale si erano incontrati due colleghi che avevano lavorato in Lotus. La sede sarà in uno stabile precedentemente occupato da un centro ricerche Nissan a Gardena, california. Fra i 200 (presto 300) dipendenti ci sono ex Tesla (Nick Sampson), BMW (Richard Kime e Page Beerman) mentre Pontus Fotaeus aveva militato in Lamborghini, Ferrari e Land Rover. Silva Hiti era in GM, al powetrain della Chevrolet Volt mentre Porter Harris lavorava in Space X di Elon Musk. Ancora non è chiaro chi ci sia dietro l'azienda e il tipo di auto che verrà presentata nel 2017: il motto “clean, connected, smart mobility for all” lascia forse capire che la vettura sarà più abbordabile delle attuali Tesla. Sicuramente una certa disponibilità economica c'è – i nomi citati hanno tutti una certa esperienza – e speriamo che queste energie non vengano disperse. Sembra facile radunare persone brillanti e sfidare le aziende più avanzate: ci auguriamo che FF sia più solida della start-up che doveva rendere le Audi automobili a guida autonoma con un kit aftermarket.