
Risollevare le vendite all'estero per Mahindra è l'unico modo di salvare la coreana Ssangyong, si punta tutto sulla produzione in Cina
Il colosso Mahindra & Mahindra cerca un piano per risollevare le sorti del caracollante brand coreano SsangYong e decide di rinunciare al patinato mercato USA. Gli indiani puntano invece a qualcosa di più concreto e provano a scommettere sull'incognita Cina.
PERDITE CONTINUE NON FIACCANO LA VOLONTA' INDIANA – Correva l'anno 2011, quando l'ambiziosa Casa coreana SSangYong venne salvata in extremis dal fallimento grazie all'intervento di Mahindra, la quale la inglobò nel suo firmamento di aziende satellite (sapevi che Pininfarina è controllata da Mahindra?). Ma dall'acquisizione a oggi il marchio coreano non ha mai raggiunto il punto di pareggio, rimanendo relegata in strettissime nicchie nei mercati occidentali e riportando una perdita di ben 51.6 milioni di dollari a fine 2015. I vertici indiani decidono di cambiare radicalmente rotta e cercare di portare a profitto il brand dei Suv low cost, specie dopo il crollo delle vendite in Russia, la piazza più importante per il marchio (leggi gli ultimi dati di vendita negli Stati emergenti). Il direttore esecutivo Mahindra, Pawan Goenka, ha dichiarato a Reuters di essere al lavoro per creare una joint venture e portare la produzione SsangYong in Cina; a questo scopo da tempo sono aperte trattative con aziende e industrie locali.
PRODUZIONE IN CINA PER ACCRESCERE LA COMPETITIVITA' – Riuscire a produrre le autovetture direttamente sul territorio cinese permetterebbe SsangYong di divenire ancora più competitiva su un mercato già avviato. Suv e berline del brand coreano sono da tempo commercializzate in Cina da un distributore locale e la nuova politica industriale potrebbe imprimere un deciso cambio di passo e favorire una rapida ascesa sul mercato (scopri le novità SsangYon al Salone di Ginevra). Le parole del manager Goenka sono lapidarie: “La Cina è il presente, abbiamo già un mercato e la produzione locale farà da trampolino di lancio. Gli USA sono il futuro, ma sono necessari forti investimenti nello sviluppo del prodotto e del marchio”. Per il dirigente indiano, l'affaire a Stelle e Strisce passa quindi in secondo piano, ma rimane tra le ambizioni dell'Azienda.
LA TIVOLI AVRA' UN RUOLO DI PUNTA – Trovare un valido partner industriale in Cina oggi non è cosa semplice, le principali Case costruttrici internazionali hanno stretto collaborazioni a vario titolo con le principali aziende del comparto produttivo. Inoltre, vista la contrazione del mercato e l'eccesso di produzione, il Governo di Pechino non è più di larga mano come un tempo riguardo le joint venture tra aziende cinesi e realtà straniere; bisogna tenere anche conto dei nuovi dazi sulle auto d'importazione, pensati propri per penalizzare i brand esteri e favorire la produzione nazionale (leggi come gli analisti considerano instabile il mercato cinese). Insomma, se gli Stati Uniti sono al momento inarrivabili la Cina non sarà di certo una passeggiata. Le speranze del management sono comunque riposte sul nuovo Suv compatto SsangYong Tivoli, commercializzato anche in Italia, il quale per taglia e stile sembra collimare alla perfezione con gli attuali trend del mercato cinese.