Allo studio un passaporto vaccinale europeo per viaggiare nel 2021, sia per turismo che per lavoro. Ecco come sarà il documento (ma non mancano le perplessità)
A livello globale la pandemia di Covid-19 sta vivendo una fase di incertezza, stretta dai primi dati positivi della campagna di vaccinazione (specie in Israele, UK e USA) ma anche dalla preoccupazione per l’insorgere di numerose varianti del virus che sembrano più contagiose. Nessuno quindi può dire con certezza cosa accadrà nei prossimi mesi, ad esempio se l’estate 2021 sarà relativamente tranquilla come la scorsa o ancora alle prese con contagi e restrizioni. Per questo, soprattutto per salvare la stagione turistica estiva (e il posto di lavoro di milioni di persone), l’UE sta seriamente pensando a un passaporto vaccinale europeo che consenta di viaggiare liberamente nel 2021, anche se non mancano le criticità. Vediamo a che punto siamo e come sarà il documento.
PASSAPORTO VACCINALE EUROPEO 2021: L’ANNUNCIO DEL DIGITAL GREEN PASS
Di questa sorta di pass per coloro che sono già stati vaccinati contro il Covid-19, e che pertanto potrebbero ricevere l’autorizzazione a viaggiare senza vincoli oltre i confini nazionali, se ne parlava già da qualche tempo. Ma il progetto ha subito una forte accelerazione negli ultimissimi giorni dopo che la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha annunciato sui social la presentazione entro marzo (si parla del 17) di una proposta legislativa per istituire il Digital Green Pass, un passaporto vaccinale che faciliti la vita dei cittadini europei consentendo loro di muoversi in sicurezza all’interno dei confini dell’UE e anche altrove, sia per turismo che per lavoro.
COME SARÀ IL PASSAPORTO VACCINALE EUROPEO PER VIAGGIARE NEL 2021
Ma come sarà questo passaporto vaccinale europeo? In base alle anticipazioni conterrà la prova dell’avvenuta vaccinazione o dei risultati dei test negativi per coloro che non hanno avuto ancora accesso alle campagne di vaccinazione nazionali. E, nell’ipotesi di malattia pregressa, l’attestazione di piena ripresa dal Covid-19, garantendo in ogni caso il rispetto della protezione dei dati, della sicurezza e della privacy di ciascun cittadino UE. Non sarà un documento cartaceo ma digitale, quindi a portata di smartphone o tablet, con tanto di QR Code. Tuttavia l’iter tecnico non si prospetta brevissimo e, se tutto andrà bene (mettiamoci diversi asterischi), per l’entrata in vigore definitiva del Digital Green Pass bisognerà attendere almeno il mese di giugno. Giusto in tempo per l’inizio dell’estate.
PASSAPORTO VACCINALE EUROPEO: SÌ O NO?
La piena attuazione del passaporto vaccinale europeo 2021 dovrà comunque superare non pochi ostacoli perché, a fronte delle reazioni entusiaste di quei Paesi europei che vivono maggiormente di turismo (Grecia, Portogallo, Spagna, Austria e altri), si riscontrano le perplessità di altri Governi (Francia, Belgio, la stessa Germania) e istituzioni, preoccupati dalle possibili violazioni della privacy dei cittadini e, allo stesso tempo, non troppo propensi ad accettare uno strumento che di fatto limiterebbe la possibilità di viaggiare alle sole persone vaccinate, creando una discriminazione. In realtà la Commissione ha già dato una prima risposta a queste criticità, assicurando la massima protezione dei dati personali (bisognerà capire come) e allargando la potenziale platea dei fruitori del passaporto vaccinale anche a chi può presentare un test negativo e agli immunizzati post infezione. Resta però l’impressione che non sarà semplice trovare una quadra.
PASSAPORTO VACCINALE EUROPEO IN ITALIA: LA PREOCCUPAZIONE DEL GARANTE DELLA PRIVACY
E l’Italia come si pone su questo argomento? In attesa di una dichiarazione ufficiale del premier Mario Draghi o di un altro esponente del governo, il Garante per la Privacy ha richiamato l’attenzione sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali. I dati relativi allo stato vaccinale, infatti, sono particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone. Il Garante ritiene pertanto che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini per fruire di specifici servizi o accedere a determinati luoghi debba essere oggetto di una norma di legge nazionale (o europea), conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali, così da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.
VACCINAZIONE: LA PRIVACY NEI LUOGHI DI LAVORO
La presa di posizione del Garante della Privacy spegne sul nascere, in assenza di una normativa nazionale o sovranazionale (su cui, come abbiamo visto, l’UE ci sta lavorando), qualsiasi iniziativa privata per realizzare app o pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati (ci stanno pensando Google, Apple e anche la IATA, l’organizzazione internazionale delle compagnie aeree). In effetti la questione è molto delicata se pensiamo che, sempre secondo il Garante, nemmeno un datore di lavoro è autorizzato a chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale, anche previo consenso al trattamento dei dati da parte dei lavoratori. E il medico competente non può comunicare al datore i nominativi dei dipendenti vaccinati.