Perizia procura di Catanzaro: “Martina uccisa dall’airbag Takata”

Perizia procura di Catanzaro: “Martina uccisa dall’airbag Takata”

Secondo la perizia della procura di Catanzaro, Martina Guzzi non è morta per lo schianto dell'incidente ma per l'airbag Takata difettoso. Sarebbe la prima vittima in Italia

23 Luglio 2024 - 12:45

La 24enne Martina Guzzi è probabilmente la prima vittima italiana dello scandalo degli airbag Takata, l’azienda giapponese (fallita nel 2017) che ha rifornito le case automobilistiche di tutto il mondo di airbag difettati e potenzialmente mortali. È la conclusione a cui sono giunti i periti della Procura di Catanzaro: la giovane donna, coinvolta in un incidente stradale lo scorso 28 maggio, non sarebbe morta a causa dello schianto ma per il cattivo funzionamento del dispositivo che avrebbe dovuto proteggerla.

PERIZIA PROCURA DI CATANZARO: AIRBAG COME UN’ARMA DA FUOCO

La perizia sembrerebbe infatti escludere un’altra lesività traumatica riconducibile all’incidente in cui è rimasta coinvolta Martina, mentre invece dal punto di vista medico legale “si può concludere che la sua morte sia in nesso di causalità diretta con un malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag“. Più precisamente l’airbag, a seguito della collisione, “ha proiettato ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a una ferita d’arma da fuoco“.

L’AUTO ERA STATA CONVOCATA PER UN RICHIAMO

Martina Guzzi è rimasta vittima dell’incidente il 28 maggio scorso mentre dopo le 21:00 stava percorrendo viale Magna Grecia, vicino al quartiere Aranceto di Catanzaro. La 24enne era alla guida di una Citroen C3 quando si è scontrata con una Ford Fiesta che proveniva dalla direzione opposta, spirando durante il trasporto in ambulanza al pronto soccorso. Già nei giorni successivi al sinistro, gli inquirenti avevano ipotizzato che la concausa della morte fosse connessa al difettoso funzionamento dell’airbag Takata montato sulla C3. E adesso la perizia della Procura di Catanzaro ne avrebbe dato la certezza.

Da notare che, come ha spiegato il legale della famiglia della vittima, per l’auto condotta da Martina Guzzi era già arrivata la comunicazione dalla Citroen di far visionare l’airbag proprio perché rientrante in un lotto forse difettoso, e che la campagna di richiamo era stata regolarmente prenotata presso un’officina autorizzata della casa produttrice. Ma purtroppo Martina non ha fatto in tempo.

Airbag SRS

LO SCANDALO TAKATA INIZIA NEL 2013

A SICURAUTO.it ci siamo occupati dello scandalo Takata fin dal principio, era il 2013, seguendo la vicenda passo dopo passo con decine di articoli (clicca per leggerli tutti). All’epoca Takata, società di componentistica giapponese fondata nel lontano 1933, era il fornitore di airbag delle maggiori case automobilistiche del mondo, soprattutto grazie ai prezzi altamente competitivi. Tuttavia proprio nel 2013, dopo una serie di incidenti con gravi danni alle persone, si scoprì che molti degli airbag Takata erano difettosi. A un primo richiamo per 3,6 milioni di automobili, ne seguì un altro ordinato dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) per circa 34 milioni di autovetture sul mercato americano, il richiamo più grande della storia USA. A seguito di questo disastro, nel giugno 2017 Takata entrò in procedura di bancarotta.

Oggi si stima che solo negli Stati Uniti siano stati sostituiti 45 milioni di airbag Takata difettosi, mentre i veicoli coinvolti in tutto il mondo potrebbero essere più di 100 milioni. Ma soprattutto sono morte decine di persone con centinaia di feriti. I richiami, come abbiamo visto nella vicenda della povera Martina Guzzi, continuano ancora oggi.

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