Richiamo airbag: salgono a 1,9 milioni le Mazda da controllare

Richiamo airbag: salgono a 1,9 milioni le Mazda da controllare Mazda fa una nuova stima delle auto equipaggiate con gli airbag difettosi Takata da richiamare: 1

Mazda fa una nuova stima delle auto equipaggiate con gli airbag difettosi Takata da richiamare: 1,2 milioni solo in Europa, Asia e Australia

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19 Febbraio 2016 - 02:02

I Costruttori colpiti dagli airbag difettosi di Takata continuano a tirare le somme; stavolta a “dare i numeri” è la Mazda, una delle Case più colpite, che ha fatto i conti dei veicoli da richiamare nel Mondo per questo problema. Così Takata affonda sempre di più e se fino a qualche tempo fa credeva anche nell'aiuto dei Costruttori, adesso la situazione diventa critica e potrebbe vederla sola, contro tutti.

1,9 MILIONI DI VEICOLI – Mazda Motor ha comunicato di avere sotto controllo un richiamo complessivo nel mondo di 1,9 milioni di veicoli a causa del malfunzionamento degli airbag della connazionale Takata. L'annuncio del richiamo “astronomico” è arrivato poche ore fa, con forti ripercussioni (anche e soprattutto economiche) sia per la Casa automobilistica nipponica, sia per Takata, che davanti a sé vede un futuro poco roseo. Per entrare nel dettaglio, Mazda ha dichiarato di dover richiamare 1,5 milioni di veicoli (tra cui la Mazda 6 berlina o Atenza, dipende dai mercati) che sono stati fabbricati in Cina e in altri stabilimenti all'estero e venduti in Europa, Cina, Australia e in altri paesi asiatici (in Giappone ne ha richiamati 200.000).  

AIUTO? DA CHI? – Ogni volta che un Costruttore fa emergere il numero dei richiami a causa del difetto degli airbag Takata, l'Azienda giapponese subisce un contraccolpo duro. Questa situazione è ormai nota a tutto il mondo, a dichiararlo è stata la stessa Casa che fabbrica airbag, che non solo ha nei suoi piani il riassetto aziendale totale, ma in qualche modo sta cercando aiuti esterni, soprattutto economici. Da chi possono arrivare? Da finanziatori singoli sembra difficile; si è parlato di una richiesta di Takata ai Costruttori di automobili, ma pare che nessuno di questi abbia fatto il passo in avanti. Qualche “maligno” ha sussurrato che Volkswagen sarebbe il partner ideale; dopo tutto, il periodo che stanno vivendo le due aziende è difficile e proprio i tedeschi pare abbiano chiesto una revisione del richiamo per gli airbag Takata, cercando di ammortizzare i costi già eccessivi e di non intasare le officine, già abbastanza impegnate (leggi qui i dettagli della richiesta). Ad ogni modo sembra una prospettiva del tutto fantasiosa, anche se c'è più di qualcuno a ricordare che il conforto migliore arriva sempre da chi la sofferenza l'ha provata e non da chi ne è sconosciuto.

GLI ATRI RICHIAMANO – L'ultima in ordine di tempo è stata la Daimler, che ha richiamato circa 840.000 veicoli venduti nel mercato statunitense; di questi circa 705.000 sono automobili, mentre 136.000 sono furgoni. Con esattezza non si sa quali modelli sono stati colti da questa ormai nota problematica, probabilmente perché ce ne è più di uno; ad ogni modo il Costruttore tedesco ha fatto sapere che questa operazione avrà un costo di 340 milioni di Euro (tanto per fare un esempio). Negli stessi giorni a richiamare sono state anche la Bmw, l'Audi e la Volkswagen (leggi qui tutte le cifre dell'operazione), mentre qualche giorno prima la Ford ha fatto partire una comunicazione per il rientro di circa 400.000 unità, sempre negli Usa, per lo stesso motivo che ha procurato la morte alla decima vittima del “caso Takata” (leggi qui i particolari della vicenda). Si ricorda che la problematica è nell'instabilità del composto chimico impiegato da Takata all'interno del dispositivo. Gli airbag si gonfiano perché al loro interno una piccola quantità di nitrato d'ammonio esplode (favorendo appunto il gonfiaggio del dispositivo di sicurezza). Sta succedendo però che la miscela esplosiva si deteriora in tempi molto rapidi, generando così un'esplosione veloce e tanto violenta da far esplodere anche il contenitore metallico che la racchiude, causando una diffusione violenta di schegge nell'abitacolo.

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